La sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica era quasi sold out durante l’evento speciale di chiusura che ha omaggiato uno degli artisti più rivoluzionari della storia dell’arte: Michelangelo Buonarroti. Il regista, Andrei Konchalovski, ha espresso il desiderio di presentare in prima mondiale il suo ultimo film Il Peccato (trailer) nella città in cui Michelangelo ha avuto più problemi ma anche dove ha espresso il massimo del suo genio creativo.
Prima di esplorare il film in questione però è necessario fare delle precisazioni riguardo a queste tipologie di prodotti. Sicuramente non è mai facile rendere sullo schermo la vita di un artista e per questo motivo si ricorre alla formula del docufilm ma nella maggior parte dei casi (per non dire sempre) lo spettatore non riesce mai ad essere attratto o coinvolto emotivamente nella storia. È facile infatti distrarsi nel momento di una descrizione tecnica di un’opera quando ci si aspetterebbe una serie di scene più articolate, consone ad un prodotto cinematografico. Invece, quello che spesso si guarda in sala sembra sempre assomigliare ad una puntata di un programma di Alberto Angela che può risultare sicuramente efficace e istruttiva ma evidentemente in un contesto televisivo e non cinematografico.
Tutto questo, per fortuna, con Konchalovsky non succede. Lo spettatore è di fronte ad un lungometraggio puro che del Michelangelo artista sembra interessarsi poco. Il protagonista non è il genio a cui siamo abituati a pensare bensì un uomo del suo tempo, orgoglioso, puntiglioso, invidioso ma anche altamente fragile e fin troppo buono. Il regista avrebbe potuto scegliere un taglio diverso ma ha sapientemente deciso di guardare il mondo michelangiolesco con gli occhiali dei sette peccati capitali e soprattutto con gli occhiali del potere e della politica. Un mondo sporco quello dell’artista fiorentino, quello della “città”, dei centri del potere, di Roma con i suoi papi e di Firenze con le banche e la rediviva famiglia Medici, le due facce della stessa medaglia che hanno tenuto in gabbia Michelangelo per tutta la vita. Un mondo più genuino invece quello del marchese Malaspina, delle alpi Apuane, della cave di Carrara e degli scalpellini, un mondo in cui è lecito innamorarsi, in cui non sono ammessi intrighi, in cui Michelangelo sembra trovarsi divinamente così come si era trovato Dante due secoli prima di lui.
Senza ombra di dubbio la mano di Konchalovsky riuscirà a tenere incollati gli spettatori che avranno la concreta possibilità di ritornare indietro nel tempo e di ammirare allo stesso tempo i magnifici scorci del Monte Altissimo o del cielo terso sopra le colline fiorentine e quelli del Mosè, della volta di Sisto o della Pietà. Aver scelto di portare un film del genere alla Festa e soprattutto la decisione di renderlo evento speciale dimostra quanto Monda e tutta la direzione artistica si impegnino ogni anno di più per offrire al pubblico quel “quid” che manca ad altre manifestazioni. Adesso non rimane che augurarci ed augurare al film soltanto una cosa: volare alto come si merita.