Il mostro della laguna nera: i 70 anni dell’ultima delle creature

il mostro della laguna nera approfondimento dasscinemag

« Nel principio Dio creò il cielo e la terra, e la terra era informe e vuota. […]. La pioggia cadde sulla crosta indurita per secoli e secoli. I mari irrequieti crebbero, trovarono dei limiti e furono racchiusi. Ed ecco che nei loro caldi recessi comincia il miracolo della vita. Appaiono esseri viventi che mutano e che raggiungono la terra ferma, lasciando una prova del loro passaggio, della loro lotta per l’esistenza, della loro estinzione »

L’evoluzione è parte integrante (e fondante) della vita umana. Spingerci oltre la dimensione del conosciuto, verso l’ignoto, è l’unica maniera che abbiamo di capire e di capirci. In una delle tante sequenze marine de Il mostro della laguna nera, Kay (Julie Adams) “danza” inconsapevolmente con l’uomo anfibio, lei al limite del velo dell’acqua, lui poco più sotto. Noi sbirciamo dal fondo della laguna, sulla sabbia, in mezzo alle tante alghe e ai rami. Pare uno specchio del tempo quello che vediamo alzando lo sguardo. Lei quello che siamo, lui quello che eravamo. Oppure lei quello che siamo, ma lui quello che saremo.

Gill-Man è l’ultima (ma paradossalmente la prima originale) creazione per un “Universal MonsterVerse” ante litteram. L’ultimo tentativo di salvare il filone dei mostri gotici, il cui interesse da parte del pubblico si stava affievolendo. E per farlo sopravvivere l’horror doveva mutare, legarsi all’altro genere di tendenza nel cinema americano di serie B degli anni ’50: la fantascienza. La nascente era spaziale costringeva l’individuo a mettere in discussione il proprio posto nell’universo, esattamente come fanno gli esploratori nel film una volta incontrata la creatura. Si trattava del giusto pretesto per unire le dinamiche dell’inconoscibile a quelle della ricerca. L’inizio è una breve sequenza documentaristica (il regista, Jack Arnold, arrivava dal mondo dei documentari di guerra), dove si unisce alla scienza dell’evoluzione il concetto di miracolo della vita. Un dualismo di cui Gill-Man si fa rappresentante: è frutto del progresso o un fenomeno che non può essere replicato?

il mostro della laguna nera approfondimento dasscinemag

L’uomo anfibio è il salvatore (anche se per poco) dell’universo dei mostri, saga ormai alterata da sequel e parodie. Il grande successo del film spinse i produttori a realizzare due seguiti nei due anni successiviLa vendetta del mostro Il terrore sul mondo, di più scarso valore artistico, che sancirono la definitiva conclusione del filone, lasciando il posto all’horror zombie-politico di George Romero e ai nuovi film su Frankenstein, Dracula e la Mummia della Hammer.

Questi “incubi” Universal sono finiti inevitabilmente nella grande cassa degli oggetti smarriti – delle paure smarrite – finché non sono arrivati altri coraggiosi eroi a riaprire quel forziere e a rimodulare il contenuto alle dinamiche del contemporaneo. È solo allora che l’essere orrorifico, (ri)vivendo sia come corpo sia (e soprattutto) come simulazione di eventi, ha potuto sperimentare l’immortalità, viaggiando nel tempo e nello spazio. Gill-Man ha infatti vissuto un gran numero di vite, tra The MunsterRobot ChickenHotel Transylvania, It Creepshow, ma ha dato dimostrazione del proprio pregio soprattutto ne La forma dell’acqua di Guillermo del Toro (2017).

Il mostro della laguna nera è un diario escursionistico, un trattato (fanta)scientifico girato in 3D per concorrere alla diffusione della televisione, per fuggire dai limiti dello schermo; un dramma romantico, una tragedia che mischia gli archetipi. Tutto in Gill-Man è nuovo, rimanendo pur legato alle strutture del monster movie e ai temi già studiati da King Kong (1933). Ma nonostante quel tentativo di fuga oggi si trova intrappolato (almeno in Italia) nel televisore che tentava di combattere. È divenuto simbolo della rubrica I nuovi mostri su Striscia la notizia, un meme condannato al solito ripetuto verso e movimento. Povera creatura, ancora oggi bistrattata, percepita come minore rispetto alle altre, da alcuni dimenticata. Nonostante la sua apparente cattiveria, come diceva Marilyn Monroe in Quando la moglie è in vacanza (1955) mentre esce dal cinema dopo aver visto il film, quel mostro « voleva solo essere amato ».

Sitografia:

Mostri della Universal, famiglia horror dalla a alla z, https://www.famigliahorrordallaaallaz.it/fumettina/

How Guillermo del Toro’s ‘Black Lagoon’ Fantasy Inspired ‘Shape of Water’, The Hollywood Reporter, scritto da Boris Kit, https://www.hollywoodreporter.com/news/general-news/how-guillermo-del-toros-black-lagoon-fantasy-inspired-shape-water-1053206/

Ti potrebbero piacere anche

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ho letto la privacy policy e acconsento al trattamento dei miei dati personali ai sensi del Regolamento Europeo 2016/679 (GDPR) e del D.Lgs. n. 196 del 2003 cosi come novellato dal D.Lgs. n. 101/2018.