Rosa (Candela Peña) per tanti anni è stata una mamma, una figlia, una sorella, prima di essere una donna. Ha anteposto le esigenze delle persone che ama alle proprie, con la conseguenza di ritrovarsi a condurre una vita che non la soddisfa. Si divide tra i suoi cari e il volerli compiacere non le permette di trovare il tempo per i suoi obiettivi e aspirazioni. Un giorno, però, qualcosa cambia, la nostra protagonista decide di iniziare ad apprezzarsi, e sceglie di suggellare questo cambiamento convolando a nozze con se stessa. Il matrimonio di Rosa (trailer) è la storia di una donna che si sposa senza il bisogno di un altro individuo accanto, una donna che promette di scegliersi ogni giorno e amarsi per tutta la vita.
Il film, diretto da Icíar Bollaín e atteso al cinema il 16 settembre, è riuscito a conquistare il titolo di best comedy film ai Feroz Awards, riconoscimento che ha contribuito a presentarlo al pubblico come una commedia brillante. Fin dall’inizio veniamo trasportati in un’atmosfera grottesca dove l’espressione insoddisfatta, volutamente marcata, di Rosa si staglia tra uno zoo di personaggi secondari macchiettistici, presentati all’inizio solo come dei fastidiosi disturbatori della quiete della protagonista. Nella prima parte della storia tutto sembra mirato a volerci trasferire il senso di forte disagio in cui la donna vive: il rumore esasperato del suo cellulare che squilla, il ritmo concitato della narrazione, le inquadrature che si rincorrono in maniera caotica. Le frenetiche giornate di Rosa vengono rappresentate con la giusta chiave comica, capace di smorzare e alleggerire, basata sul giusto equilibrio tra la serietà della nostra protagonista e le situazioni assurde che si ritrova a vivere.
Il matrimonio di Rosa è un film che, andando avanti con la narrazione, si dimostra capace di sorprendere. I sorrisi dello spettatore si trasformano in risate e, a mano a mano che si scava a fondo nelle vicende, si riesce a percepire un profondo senso di verità che sta alla base di tutto. Questa è la storia di un riscatto personale, prima di essere una commedia divertente. Un film che sa consapevolmente divertire ma anche far pensare, spingere a porsi delle domande, riuscire nell’intento di far immedesimare il pubblico. Uno dei punti forti della commedia è lo svelamento dei personaggi secondari, che si lasciano scoprire sempre di più, svincolandosi dal ruolo di fantocci a cui sembravano essere destinati all’inizio. Scegliere di arricchire anche i personaggi più trascurabili con un vissuto personale e una personalità abbastanza costruita sicuramente contribuisce a rendere il film un prodotto che fa della cura ai dettagli un suo obiettivo.
Verso il finale il film rivela alcune sue lacune. Arriva un punto in cui lo spettatore sa esattamente dove la storia lo vuole portare, e la sorpresa dell’inizio comincia a sfumare pian piano. Si avverte una ridondanza di situazione grottesche e non, abbastanza inefficaci allo sviluppo delle vicende, che sembrano inserite per allungare la narrazione. Alcuni cliché, purtroppo, avvicinano il film alle classiche commedie che ci capita spesso di vedere e non gli permettono di classificarsi come un prodotto completamente soddisfacente.
Il matrimonio di Rosa è un film che riesce ad attirare grazie alla genuinità e semplicità di cui si fa portatore, il tutto condito con una giusta dose di divertimento e leggerezza. Tutti noi siamo stati Rosa almeno una volta nella vita, divisi tra il volere degli altri e il nostro, attanagliati dal senso di colpa al solo pensiero di dover rivolgere un “no” a qualcuno che amiamo. Sono così simile a Rosa? Quanto c’è di mio nella protagonista? Il film, probabilmente, ti porterà a chiedertelo.