Il maestro che promise il mare, la recensione: impariamo a vedere la conoscenza che c’è in noi

il maestro che promise il mare, la recensione

Il maestro che promise il mare (trailer), regia di Patricia Font e sceneggiatura di Albert Val, è un film spagnolo del 2023, ispirato al romanzo Desterrando el silencio: Antoni Benaiges, el maestro que inventó el mar di Francesc Escribano – il quale partecipò anche alla produzione del film, insieme a Laura Fernandez Brites, Carlos Fernandez, Tono Folguera e Toni Soler. Il film intreccia le vicissitudini di Arianna (Laia Costa), intenta a cercare il bisnonno del quale non si hanno tracce, con quelle di Antoni Benaiges (Enric Auquer), il cui lavoro d’insegnante ci viene mostrato con dei flashback del 1935, introdotti dal racconto dell’anziano Emilio (Ramon Agirre), tratto dai suoi ricordi d’infanzia. Antoni ci viene riconsegnato non solo come un maestro, alla scuola Nazionale Mista di Bonuelos de Bureba, ma anche come un amico, un compagno.

Il maestro che promise il mare è tratto dalla vera storia di Antoni Benaiges, insegnante catalano nato il 26 giugno del 1903 a Mont-roig del Camp, in Spagna, e condannato dal regime franchista per i suoi metodi d’insegnamento non canonici e le sue idee politiche di matrice socialista, ritenuto «nemico della Spagna». Venne ucciso il 25 luglio 1936; il suo corpo venne sepolto nelle Fosse Comuni di La Pedraja e nel 2015 viene aperta la Fondazione Benaiges.

Insegnare ai bambini a leggere, scrivere, fare di conto, dandogli la possibilità d’imparare rimanendo dei bambini – «semplice», si potrebbe pensare, ma niente è semplice quando si tratta di bambini, soprattutto quando insegni nella scuola di un piccolo paese dove il prete vorrebbe imporre la sua parola anche nell’ambiente scolastico e le tue idee, politiche e sociali, contrastano con la morale comune e il regime dittatoriale vigente. Quisquilie, se si pensa alla vastità del mare; quest’ultimo diventa l’espediente narrativo attraverso il quale i bambini vengono invogliati ad aprire i loro orizzonti. La volontà di fargli vedere cosa c’è al di fuori del paese di Bureba, insegnandogli ad ascoltare le voci provenienti da tutto il mondo e aiutandoli ad individuare la propria, diventano gli obiettivi di Antoni e cerca di raggiungerli seguendo il metodo d’insegnamento ideato dal francese Celestin Freinet, il quale proponeva l’apprendimento attraverso la creazione di quaderni organizzati e realizzati con una macchina per stampare, interamente tramite le competenze acquisite dai bambini; magia che Antoni insegna anche i suoi alunni.

il maestro che promise il mare, la recensione

In uno di quei quaderni, dal titolo «Il mare: sogni e pensieri di bambini che non l’hanno mai visto», rimane la promessa di vedere il mare. Imparare a riconoscere ciò che c’è fuori, utilizzando la conoscenza posseduta dentro, accettare di poterlo desiderare e, infine, credere di poterlo raggiungere. È la strada tracciata dal maestro per i suoi allievi. La passione per l’insegnamento di Antoni è riconsegnata, non solo drammaturgicamente attraverso i dialoghi con gli allievi o i pensieri e le speranze che il maestro ripone per loro, ma anche dalla dinamicità delle riprese realizzate all’interno della classe, contrapposta alle inquadrature spesso fisse e statiche nella casa del maestro. I mesi scolastici dei bambini, all’insegna di un apprendimento al quale non erano mai stati sottoposti e che inizia a sortire degli effetti sulle loro menti, incuriosendoli e mostrandogli gli infiniti modi di poter interagire col mondo, vengono distrutti dall’arresto di Antoni. L’uomo viene portato in piazza e mostrato pieno di sangue nella piazza del paese; la scelta è quella di mostrarlo allo spettatore piegato, col volto coperto, in ginocchio e col busto tanto in avanti da toccare a terra, sempre in campo largo, che riconsegna lo sguardo collettivo delle persone presenti.

La regista sceglie di non mostrarci più il volto del maestro, alternando i primi piani dei soldati a quelli del prete, compiaciuto di veder cadere il proprio «nemico», del sindaco, complice di non essere riuscito a far niente per salvare l’uomo, e, infine, dei bambini, i cui volti sono ricoperti dalle lacrime per quell’uomo che ha insegnato loro a convivere ed esaltare le diversità, risolvere le incomprensioni, aiutare nel momento opportuno, a perdonare, e che è lì, davanti a loro, riconsegnato come la caduta del mito paterno, come un eroe sconfitto. Eppure, la sconfitta non potrebbe essere più lontana perché gli insegnamenti di Antoni sono rimasti impressi in quei bambini che continueranno a sorridere da adulti, ripensando, con affetto e gratitudine, al loro maestro.

«Vi insegnerò a vedere quanta conoscenza c’è in voi» è stata la vera promessa che non è rimasta disattesa da Antoni, riuscendo a tracciare una strada per raggiungere quel mare desiderato dagli occhi dei bambini. Impariamolo anche noi.

Dal 19 settembre al cinema.

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