
La mattina del 25 febbraio è stata presentata a Roma l’ultima impresa di Netflix Italia: Il Gattopardo (trailer), miniserie tratta dall’intramontabile classico di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Alla proiezione dei primi tre episodi della serie al Cinema Barberini è seguita una conferenza stampa al Grand Hotel Plaza di Via del Corso, location in cui è stata, tra l’altro, girata l’iconica scena del ballo nel sesto episodio. Oltre al cast principale (Kim Rossi Stuart, Benedetta Porcaroli, Saul Nanni, Deva Cassel, Astrid Meloni, Paolo Calabresi, Francesco di Leva), ai registi Tom Shankland, Laura Luchetti, Giuseppe Capotondi e allo sceneggiatore Richard Warlow erano presenti anche Tinny Andreatta (vicepresidente per i contenuti italiani di Netflix), Fabrizio Donvito (Indiana Productions) e Will Gould (Moonage Pictures).
La serie è stata presentata da Andreatta come «la più grande avventura di Netflix Italia», con l’obiettivo di portare sul piccolo schermo la maestosità del Gattopardo. Fabrizio Donvito di Indiana Productions ha raccontato la genesi del progetto, nato dal desiderio di creare una «Downton Abbey italiana», ovvero una serie che raccontasse le vicende di una famiglia aristocratica nell’Italia pre-unitaria, rendendo dunque il romanzo di Tomasi di Lampedusa una fonte di ispirazione ideale.
A incuriosire è sicuramente la scelta di non affidare l’adattamento a una penna italiana ma a quella inglese di Richard Warlow, che ha raccontato il suo amore per il romanzo, per il film di Luchino Visconti e per la Sicilia. Molto legato all’Italia è anche il regista Tom Shankland, figlio di un professore di Letteratura italiana che spesso aveva avuto l’opportunità di recarsi in Sicilia per viaggi di ricerca. Shankland ha rievocato sognante ricordi della sua prima sigaretta, o il fascino che da bambino provava nell’osservare la pesca dei polpi, dipingendo la Sicilia come «un mondo in Technicolor» contrapposto al bianco e nero dell’Inghilterra.
La parola è poi passata al cast. Kim Rossi Stuart, che nella serie interpreta il protagonista, il Principe di Salina Fabrizio Corbera, ha raccontato delle difficoltà incontrate nel doversi misurare con un personaggio «mastodontico», superbo, imponente già nella fisicità, inizialmente percepito molto distante dalla propria immagine di sé come uomo «esile, fragile, insicuro». Studiando il romanzo ha però scoperto nel Principe un personaggio vulnerabile, sfaccettato, un ruolo che anche grazie al dialogo con Shankland si è rivelato emotivamente travolgente.

È stata definita la più grande novità di questo adattamento il personaggio di Concetta, figlia prediletta del Principe, interpretata da Benedetta Porcaroli, che ha descritto il suo personaggio come legato da un grande affetto alla figura del «Superuomo» paterno, con il quale però si innesca anche un vivo conflitto: «per poterlo amare ha bisogno di ucciderlo da qualche parte».
Deva Cassel interpreta Angelica Sedara, che la ha affascinata per la sua sensibilità, nascosta da una maschera di mistero, e per il suo forte desiderio di ritagliarsi un proprio spazio nella realtà mondana della quale il padre, l’arrivista sindaco di Donnafugata, vorrebbe facesse parte. A incarnare il personaggio di Tancredi e a pronunciare la sua più nota battuta («se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi») è Saul Nanni, che ha visto una vitalità esplosiva nella figura di un giovane che cerca il suo posto nel mondo, rendendosi indipendente dalla presenza ingombrante dello Zione.
Sono poi inevitabilmente arrivate le domande sul rapporto della serie con il romanzo e con l’adattamento del 1963 di Luchino Visconti, consacrato come icona del cinema e della cultura italiana, da cui però vengono prese le distanze. Interrogata su quanto fosse gravoso l’onere di raccogliere il testimone da Claudia Cardinale, che nell’opera di Visconti interpreta Angelica, Cassel ha affermato di ammirare la grande stella ma di non esservisi ispirata nell’interpretazione, ritenendola lontana da sé, preferendo utilizzare come unica fonte il romanzo e le indicazioni di Shankland, Luchetti e Capotondi. Questa sembra essere stata la linea generale seguita da cast e troupe: citando Umberto Eco («qualunque lettura è un tradimento»), Andreatta ha sottolineato l’unicità de Il Gattopardo di Netflix, che sfrutta la forma seriale per permettere a Warlow di elaborare meglio personaggi o eventi solo tratteggiati da Tomasi di Lampedusa. Ha poi lodato, per giustificare la scelta delle firme inglesi, le visioni di Warlow e Shankland, avendole considerate le più adatte al tradurre il romanzo nel modo più «elevato e fedele alla Sicilia» possibile.
Il Gattopardo sarà disponibile su Netflix dal 5 marzo.