Il cielo brucia, la recensione: il nuovo piccolo capolavoro di Christian Petzold

il cielo brucia, recensione del film disponibile al cinema dal 30 novembre

Il cielo brucia (trailer), il cui titolo originale è Roter Himmel, che letteralmente significa “cielo rosso”, è un film del 2023 scritto e diretto da Christian Petzold.
La pellicola è stata presentata in anteprima alla Settantatreesima edizione del Festival di Berlino, dove ha ottenuto il prestigioso Orso d’argento, gran premio della giuria. Si tratta del secondo capitolo di una trilogia iniziata nel 2020 con Undine-Un amore per sempre, dedicata alla solitudine e alla complessità dei rapporti interpersonali e basata sugli elementi naturali: in questo caso è il fuoco l’elemento chiave della storia, nel caso di Undine, l’acqua.

Il film parte con i toni di una commedia sentimentale, per poi gradualmente trasformarsi in qualcosa di più profondo ed enigmatico che poi sfocia in una drammatica riflessione sulla condizione giovanile nella società contemporanea. Due giovani berlinesi si ritrovano a trascorrere una torrida estate in una grande casa sulle coste del Mar Baltico. Leon (Thomas Schubert) è uno scrittore in crisi che sta terminando il suo ultimo romanzo in attesa dell’arrivo del suo editore, mentre Felix (Langston Uibel) deve preparare un portfolio per entrare in un’accademia. Nella casa di Felix sta già trascorrendo le sue vacanze Nadjia (Paula Beer, ormai musa del regista), una lavoratrice stagionale in un paesino dall’altro lato del bosco. Bella e misteriosa, la giovane donna, per sfuggire alla solitudine trascorre le notti con Devid (Enno Trebs), un bagnino da cui Felix da subito si sente attratto. Tra i quattro si istaura un rapporto intenso quanto mutevole, che mette a nudo le problematiche di ciascuno di loro. Soprattutto quelle di Leon che, consapevole di aver scritto un romanzo non all’altezza delle aspettative altrui, sfoga le sue insicurezze sul resto della comitiva, isolandosi e cercando di sfuggire all’attrazione che sente verso Nadjia.

Nel frattempo un grande incendio boschivo minaccia di invadere ogni cosa. I quattro giovani sono costretti ad alzare lo sguardo, attratti dall’immagine terrificante del cielo che diventa sempre più rosso. In quella casa tra la terra che brucia e il mare che brilla, come una fiamma arde la gelosia e il risentimento di Leon, che fa fatica a sopportare la leggerezza che lo circonda.

Petzold, con eleganza intellettuale e concettuale, racconta relazioni umane e sentimentali nella loro poesia e nel loro egoismo, evocando un’atmosfera che sembra non appartenere a nessun tempo. Le immagini scorrono lente e osservandole sembra quasi di star leggendo un poesia: per un po’ non succede nulla, poi una piccola scintilla fa scoppiare ogni cosa e tutto, ora luminoso, appare più chiaro. È difficile non entrare in empatia con l’insicurezza di Leon, tanto irritante quanto vera, palpabile, che ci ricorda emozioni che abbiamo già provato: forse per questo il personaggio non sfugge al nostro sguardo, come invece fa Nadjia, una figura fin troppo sincera ed a tratti ultraterrena. Nella monotonia estiva a molti familiare, tra la noia, il mare e il ronzio delle mosche, per Leon esistono solo lui e il suo romanzo vuoto: è il cielo rosso a ricordargli che esiste qualcosa di più grande e una storia migliore da raccontare.

Il film sarà nei cinema dal 30 novembre.

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One thought on “Il cielo brucia, la recensione: il nuovo piccolo capolavoro di Christian Petzold

  1. Scioccante quello che nascondono i giovani…. Mi è piaciuto molto la descrizione di questo ermetismo interiore del protagonista Leon. Wow

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