«D’Annunzio è come un dente guasto, o lo si ricopre d’oro o lo si estirpa». Il personaggio del Poeta Vate viene presentato così, con una famosa frase pronunciata da Mussolini. Questo già basterebbe per inquadrare l’autore maledetto che si è reso scomodo al regime fascista. Il cattivo poeta (trailer), scritto e diretto da Gianluca Jodice, esplora l’animo di Gabriele D’Annunzio (Sergio Castellitto che abbiamo visto recentemente ne Il talento del calabrone) per offrirci una panoramica del periodo che ha anticipato lo scoppio della Seconda guerra mondiale: un’epoca storica piena di contraddizioni quasi quanto il poeta in questione.
Protagonista del film, Giovanni Comini (il talentuoso ed esordiente Francesco Patanè), federale del regime fascista che viene incaricato di controllare D’Annunzio e frenarlo dall’attuare qualsiasi tipo di gesto contro il regime. Il personaggio di Comini fa le veci dello spettatore, lo guida nella storia, è il collante che unisce i diversi filoni narrativi. Attraverso i suoi occhi cogliamo le svariate emozioni che travolgono un giovane che si trova ad avere a che fare con cose più grandi di lui, un uomo in guerra con se stesso che non sa cosa significhi veramente “fare la guerra”. Il personaggio di D’Annunzio viene svelato alla Rick Blaine (Casablanca di Curtiz): ci vengono offerti dei dettagli, inizialmente non viene ripreso direttamente in volto e questa scelta contribuisce a creare aspettativa nel pubblico, che non sa che tipo di Castellitto trasformista si troverà davanti. L’idea di riprendere il personaggio principalmente di spalle è riconducibile a una volontà di mettere in risalto la testa del poeta, priva di capelli ma piena di contenuti. Grazie a queste azioni registiche la figura del Vate risulta ben caratterizzata e contribuisce a ciò anche la scelta di arricchire la sceneggiatura con celebri frasi pronunciate in vita da egli stesso, in grado di impregnare il film di quella che è l’essenza di D’Annunzio: la sua poetica.
Un elemento a cui viene dato molto risalto ne Il cattivo poeta è la scenografia (curata da Tonino Zera): i campi lunghi ci mostrano i meravigliosi paesaggi del lago di Garda, e le bellezze del Vittoriale (nel quale viene ambientato gran parte del film) vengono svelate poco alla volta, con inquadrature dal basso verso l’alto, che hanno lo scopo di trasferire tutta la maestosità di quelle opere. La colonna sonora (curata da Michele Braga) ci viene presentata fin da subito come una componente rilevante del film e accompagna la narrazione per tutta la sua durata, conferendogli interessanti sfumature di genere e facendoci chiedere, ad un certo punto, se è un thriller quello che stiamo vedendo.
Una pecca del film è la sua verbosità, che non permette alla storia di catturare l’attenzione fin da subito. A tratti arriva la sensazione che Il cattivo poeta abbia lo scopo di insegnare la Storia allo spettatore, dando per scontato che egli non la sappia, e quindi ottenendo un effetto quasi repulsivo. Quando si lavora a un biopic su un personaggio storico sicuramente è necessario informare e colmare possibili lacune per far sentire chi lo guarda più vicino agli eventi, ma in questo caso i rimandi storici risultano un po’ ridondanti e intralciano la fluidità della narrazione. Alla fine sembrano esserci molte parole, prolissi dialoghi, ma altalenante coinvolgimento emotivo.
Nonostante questo, i temi che mette in campo il film sono svariati e offrono vari spunti di riflessione: la paura che scuoteva gli italiani in quegli anni, la rabbia scaturita dal fatto che per fare politica ci voglia sempre la violenza, e inoltre un interessante parallelismo tra guerra e arte, tra politica e cultura, che ci viene restituito da un confronto tra Mussolini (che in questo film riveste quasi il ruolo di figurazione speciale) e D’Annunzio. Nel suo discorso finale il poeta sembra quasi indicare noi, spettatori presenti in sala, e portarci a riflettere su come alcune tematiche che incalza siano ancora presenti nella nostra realtà.
Il cattivo poeta ci regala uno sguardo poetico per osservare un periodo storico difficile da riaffrontare, fa fatica ad ingranare, ma riesce comunque a trasportarci in un’atmosfera ben curata e ricostruita. Anche voi siete combattuti sulla figura di questo poeta così amato in vita e altrettanto odiato dopo la sua morte? Con questo film potrete dargli una seconda possibilità.