
Il caso Belle Steiner (trailer), tratto dal romanzo La morte di Belle del celeberrimo Georges Simenon, si serve della sua fonte originale solo per costruire l’intelaiatura di una storia. Il film utilizza il fatto principale, ovvero l’omicidio della giovane Belle Steiner, per muoversi intorno alla coppia di protagonisti, i coniugi Pierre e Cléa Constant (due modesti Guillaume Canet e Charlotte Gainsbourg), che ospitavano la vittima in casa loro al momento della tragedia. L’indagine sul delitto, che vede presto Pierre come principale sospettato, è così lo sfondo di un viaggio nell’introspezione dell’uomo, e in parte di chi gli sta attorno in un momento così delicato.
Una regia libera nei suoi movimenti ha come intenzione principale quella di essere naturalistica. Scivoliamo insieme alla macchina da presa tra gesti, sguardi e dettagli di cui il vero significato ci sfugge. Siamo spesso alle spalle dei personaggi (soprattutto di Pierre), in balìa degli avvenimenti tanto quanto loro, e li guardiamo in faccia solo nei momenti di confronto diretto.
Ma il tentativo di portarci in qualche modo dentro le vicende, come se fossimo compagni invisibili dei coinvolti, non è completato dalla loro complessiva resa narrativa. Gli eventi procedono con difficoltà, arrancando tra pause troppo lunghe (e prive di qualsiasi pregnanza simbolica o emotiva) e interazioni incomplete tra i personaggi e il mondo che lasciano sempre il desiderio di qualcosa in più, di una profondità ulteriore che non si palesa mai.
Sebbene il film sia chiaro nel suo inserirsi al di fuori del filone dei classici thriller (l’espediente di sfocare i confini tra musica diegetica e extradiegetica ne è un ironico esempio), e dunque non possiamo di certo aspettarci da esso la suspence codificata del genere, il susseguirsi delle circostanze che presenta manca comunque di un qualsivoglia attrattiva che possa indurre lo spettatore a seguirle con attenzione.

Si potrebbe, ad ogni modo, ipotizzare una diretta corrispondenza tra la meccanicità della narrazione e l’ennui del protagonista che vi si trova dentro. La prima caratteristica di Pierre che ci viene evidenziata è la sua costante apatia: un disinteresse verso qualunque cosa accompagna ogni dialogo, ogni sguardo e ogni atteggiamento. È anche, almeno in parte, il motivo per cui viene indicato come principale sospettato per l’omicidio. Non reagisce con l’adeguato shock alla notizia della morte di Belle ed è impassibile anche di fronte agli incalzanti interrogatori ai quali le autorità lo sottopongono.
E l’essenza del personaggio sta proprio in questo. Col tempo, si delinea il profilo di un uomo stoico in mezzo al flusso della vita, talmente fisso e, soprattutto, impenitente nelle proprie convinzioni che nulla sembra degno abbastanza da poterlo scalfire. Ogni incertezza e debolezza suggerite appena dal film vengono comunque spazzate via in favore della costruzione di una sorta di “eroe” contemporaneo, fastidiosamente impassibile e con un sorriso compiaciuto di fronte alla curiosità altrui.
È una formula molto specifica che abbiamo visto e rivisto. Eppure, rendere un personaggio il punto fisso attorno al quale la storia ruota funziona solo se questi ha una caratterizzazione abbastanza forte e sfaccettata che giustifica la forza attrattiva che ha sul suo mondo. Ma Pierre è solo una sagoma, un guscio vuoto che viene, tra l’altro, riempito da implicazioni etiche e morali non proprio ammirevoli.
Il caso Belle Steiner gira a vuoto insieme ad una storia e ad un personaggio spogli di qualsiasi carisma. Il potenziale suggerito dalla sua premessa si spegne lentamente durante tutta la sua durata.
In sala dal 13 Marzo.