«Questa è la corona che non togli mai», viene detto in riferimento al valore dei capelli per una persona in un film come Medusa Deluxe (trailer), in cui sono le acconciature stravaganti a dettare legge e dove non può che essere il mistero creatosi attorno al disturbante omicidio di Mosca (John Alan Roberts), trovato morto e con lo scalpo strappato, a dare il via al racconto. Legami che si incontrano e scontrano con un ritmo scandito dal chiacchiericcio continuo per il film d’esordio del regista britannico Thomas Hardiman presentato al Festival di Locarno. Medusa Deluxe ci mostra un ambiente decisamente competitivo in cui chiunque potrebbe potenzialmente essere l’assassino, in cui tutti sono colpevoli fino a prova contraria e nessuno pienamente innocente. La vicenda si svolge interamente all’interno del palazzo in cui si tiene un concorso regionale per parrucchieri, durante il quale, in un momento di pausa in cui la sua modella si era assentata, Mosca, uno degli hair stylists maggiormente votato alla vittoria, viene ucciso e privato dello scalpo, evento che porterà i presenti, ognuno legato alla vittima in modo diverso, ad avanzare ipotesi e accuse in un grottesco gioco allo svelamento del colpevole. La polizia, giunta sul posto, impedisce agli stessi di lasciare l’edificio, con l’obiettivo di trovare l’assassino.
È ad un incalzante piano sequenza lungo tutto il film che viene affidato il compito di scavare nella psiche dei personaggi, le cui idiosincrasie e ambizioni fanno da padrone. Il risultato è quello di un film senza respiro in cui le chiacchiere da salone si confondono in un turbinio di parole che sembra non voler lasciare aria allo spettatore. L’atmosfera che si viene a creare è quella del giallo ma non di un giallo in piena regola quanto piuttosto di un genere ibrido, un intricato insieme di elementi che codificano il film all’interno del vasto mondo noir o thriller. Medusa Deluxe, infatti, non rinuncia a nulla e fa rimbalzare il punto di vista da un sospettato all’altro, pedinandoli, incalzandoli ad un confronto continuo che porterà solo parzialmente alla risoluzione del caso, ma che svelerà piuttosto quanto di tossico si celi in un ambiente in cui non conta tanto il talento quanto l’arrivismo.
Tutto in Medusa Deluxe poggia sui dialoghi brillanti, sui toni confidenziali, non privi di emozioni dirompenti che i personaggi non esitano a far trasparire, l’assetto infatti appare molto teatrale ma non al punto da sembrare irrealistico, anzi, il film riesce attraverso i dialoghi serrati a raccontare una storia ricca di eventi, pur non mostrando quasi mai questi ultimi su schermo. Tutto vive nelle parole dei personaggi, quasi nulla ci viene fatto vedere e, quasi come in un lungo interrogatorio, il caso pare risolversi in questo modo. Una delle maggiori problematiche del film sta, però, proprio nei personaggi. Questi assumono all’interno della vicenda il duplice ruolo di sospettati ed accusatori ed i loro punti di vista si alternano a ripetizione facendo però sì che spesso essi regrediscano al ruolo di “strumenti” atti al mero racconto di ciò che è accaduto prima, rendendo così difficile non solo l’empatia ma spesso anche la vera e propria presenza dello spettatore nel momento filmico.
Medusa Deluxe è un film basato sulla presenza-assenza di eventi che assumono tutto il sapore di un ricordo lontano vissuto nella propria memoria. Ricordi in cui la vacuità dell’essere umano vive negli eccessi e nelle stravaganze, nelle rivalità e nelle affinità, nell’esasperazione verbale e gestuale di personaggi che forse avrebbero avuto ancora molto da dire, comparse di un melodramma in cui l’unico vero protagonista è il loro lavoro. Un esordio interessante ma non abbastanza.
Il film è disponibile su Mubi dal 4 agosto.