Dieci anni fa usciva nelle sale Il lato positivo (trailer), film scritto e diretto da David O. Russell, da poco nuovamente in sala con il suo ultimo film Amsterdam. Il successo del film, coronato da una delle cerimonie più iconiche degli Oscar con l’indimenticabile caduta di Jennifer Lawrence nel momento della sua premiazione come Miglior attrice protagonista, è da attribuirsi molto probabilmente all’efficacia della prima collaborazione tra il regista e i due attori protagonisti Bradley Cooper e Jennifer Lawrence. Eppure c’è qualcos’altro a dare al film quello scarto rispetto alla produzione di un anno cruciale come il 2012 e più in particolare agli altri film del trio Russell-Cooper-Lawrence (Joy, American Hustle).
Il film è liberamente ispirato al romanzo L’orlo argenteo delle nuvole di Matthew Quick ed è la storia di Pat (Bradley Cooper), un uomo che cerca di rimettere insieme i pezzi dopo una grave crisi che lo ha portato ad aggredire fisicamente l’amante della moglie e a finire in un ospedale psichiatrico. Ad aiutare Pat nel suo percorso riabilitativo sarà la famiglia un po’ strampalata e un’ancora più strampalata amica di famiglia, Tiffany (Jennifer Lawrence), che lo coinvolgerà in una gara di ballo e metterà in crisi le sue poche ma solide certezze.
Pat è il caso clinico della storia ma si può dire lo stesso quasi di tutti gli altri personaggi: il padre di Pat (Robert De Niro) con la sua ossessione per i Philadelphia Eagles, il miglior amico di Pat oppresso dall’esuberanza della moglie, la stessa Tiffany consumata dalla depressione per la recente morte del marito. Sembra che in questo film Russell abbia voluto premere l’acceleratore sulle dinamiche e le implicazioni della malattia mentale mettendo insieme una serie di personaggi paranoici, maniacali o tormentati da vecchie ferite, e gettandoli in un’atmosfera generale tutto sommato buffa (c’è chi ha parlato di slapstick comedy a proposito) dove alla fine tutto quadra: il risultato è una caricatura, una rappresentazione irrealistica ma estremamente godibile.
Tuttavia la storia di un malato di mente non basta per tenere incollati gli spettatori e questo Russell lo sa bene, tant’è che il film sembra toccare, ma solo sfiorandole, numerose altre linee e generi narrativi, tra cui la romantic comedy che segue gli sviluppi della storia d’amore tra Pat e Tiffany, e il film sportivo, nella contrapposizione tra l’ambizioso progetto della gara di ballo e il culto del football onnipresente nella vita di Pat.
L’interpretazione di Bradley Cooper è formidabile: con il suo sguardo statico e assente ma allo stesso tempo magnetico e i suoi movimenti goffi, quasi infantili, riesce ad aderire perfettamente al personaggio ricreando la sintomatologia di un soggetto psichiatrico complesso come quello di Pat. Jennifer Lawrence non è da meno. Reduce dal primo capitolo della saga Hunger Games (anch’esso del 2012), supera l’inevitabile appiattimento di una recitazione legata al personaggio di una saga adolescenziale e dà vita con ottimi risultati a un personaggio estremamente sfaccettato come quello di Tiffany, contenitore di istanze comiche e allo stesso tempo drammatiche.
Insomma la scoperta di una chimica particolare tra i due attori protagonisti, successivamente replicata da Russell in altri due film, un ritmo narrativo molto coinvolgente dato dall’alternanza di registri emotivi differenti e la proposta di un approccio inedito e creativo al tema della malattia mentale (sempre più affrontato nel cinema) hanno contribuito ad assicurare al film e allo stesso Russell un successo e una visibilità più che meritati, tant’è che se oggi, a distanza di dieci anni e quattro film (American Hustle, Accidental Love, Joy, Amsterdam), dovessimo pensare retrospettivamente al film più riuscito del regista penseremmo probabilmente a Il lato positivo.