Hotel Artemis, la recensione del nuovo film con Jodie Foster

Hotel Artemis

«È un mercoledì notte come tutti gli altri», dice con sicurezza l’Infermiera (Jodie Foster) al suo assistente/bodyguard (Dave Bautista). Siamo nel 2028 e le vie del centro della Città degli Angeli sono tutte bloccate da manifestazioni e tafferugli. Nell’atmosfera infernale della città si aggirano quattro uomini che hanno appena fallito un colpo in banca finendo in uno scontro a fuoco con le forze dell’ordine. Feriti e senza altre possibilità, l’unica speranza di sopravvivere è raggiungere nel più breve tempo possibile uno stabile vecchio e fatiscente di 13 piani, prima un prestigioso hotel ed oggi un ospedale all’avanguardia per criminali: l’Hotel Artemis. A gestire la struttura è una donna che si fa chiamare appunto l’Infermiera e quella notte non è affatto come tutte le altre.

Hotel Artemis (qui il trailer) è un film del 2019 scritto e diretto da Drew Pearce che esordisce dietro la macchina da presa girando questo lungometraggio con eleganza e con affascinante originalità, vantando un’estetica indiscutibile nonostante i soli 12 milioni di dollari di budget. È evidente che Pearce sa come far godere l’occhio dello spettatore e questo gioverà sicuramente per i suoi progetti futuri. La particolarità che emerge è come accosta la tecnologia con il retrò: l’Infermiera mentre sposta uno schermo super digitale sospeso per aria, si avvicina ad un giradischi ed ascolta la musica da un vinile; tutto questo non è altro che una fotografia del nostro tempo, in cui il progresso tecnologico avanza e una nostalgia del vintage sembra seguirlo.

La trama è debole, anche se l’idea di base rivela un potenziale che non è stato sfruttato al massimo. Mancano, purtroppo, dei collegamenti essenziali tra un’azione e l’altra, tra un personaggio e l’altro. Ad esempio, due criminali si incontrano nell’ospedale segreto e la domanda è: come si sono conosciuti? Che relazione hanno avuto in passato? A queste basilari domande, purtroppo, non possiamo rispondere perché non ci viene mostrato. Probabilmente Pearce non si è affidato ad una “sceneggiatura dispositivo” ma piuttosto ad una “sceneggiatura programma”.

I personaggi non sono ben costruiti, piuttosto ce ne ricordano degli altri visti in altre pellicole (il film nel suo complesso ricorda molto l’Hotel Continental di John Wick). Discorso a parte per l’Infermiera, protagonista ricca di contraddizioni forte e impaurita allo stesso tempo, la quale cura criminali mentre utilizza terapie poco ortodosse con sé stessa per affrontare il dolore del suo passato.

C’è da ammetterlo: Hotel Artemis ha una buonissima dose di colpi di scena e non annoia mai, anche se sono inaspettati e fuorvianti per il citato discorso del “buco di sceneggiatura”. Possiamo definire questo lavoro infatti come un collage di personaggi che risultano poco sviluppati, troppe sotto-trame non approfondite che confluiscono in una narrazione principale debole. Un film da vedere, peccato che col tempo resti soltanto un divertissement.

Hotel Artemis uscirà nelle sale a partire dal 1 agosto distribuito da Leone Film Group.

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