“Harry Potter…il bambino che è sopravvissuto”. E’ così che inizia Harry Potter: Return to Hogwarts, (trailer) lo speciale per i vent’anni dall’uscita del primo film Harry Potter e la Pietra Filosofale disponibile su Sky Cinema ed in streaming su Now. Un regalo che la HBO Max ha voluto fare a tutti i maghi, streghe e babbani del mondo per inaugurare l’anno nuovo che, in questo modo, è parso più magico e lucente.
Come è successo in ambito editoriale con i libri che a distanza di anni dall’uscita si sono rivelati uno “tzunami” – come dice Roberto Cicala – vendendo nelle varie edizioni milioni di copie, anche il film andato in onda a dicembre nelle sale cinematografiche ha avuto al botteghino un grande successo, confermando la devozione dei fan verso questa grande saga e verso la sua creatrice, J.K. Rowling. Proprio per questo lo speciale Harry Potter: Return to Hogwarts non poteva che essere accolto con la massima ed intensa partecipazione affettiva degli stessi, la chiara prova che tutt’oggi non solo le vicende del mago orfanello non hanno mai smesso di vivere dentro ognuno di noi, ma anche che il suo mondo magico unisce attraverso un filo rosso tutti coloro che negli anni passati si sono legati alla storia diventata oramai immortale.
Harry Potter: Return to Hogwarts è un docu-film di novantanove minuti, che inizia con l’arrivo della famosa lettera con la ceralacca rossa da Hogwarts per i suoi ex-studenti e continua con un excursus magico di quelle che sono state le varie fasi dei film e i rapporti fra i vari membri del cast. Avvolti da un’iniziale Londra natalizia e sfavillante – grembo materno da cui poi la narrazione è partita – gli “ex-studenti” partono con l’Hogwarts Express alla volta della Scuola di magia e stregoneria immersa nelle montagne.
Esattamente come i libri, lo sceneggiato si divide in capitoli – i primi prendono i nomi dei film – che a loro volta sono divisi in sezioni dove la magia rifiorisce poco alla volta. Si alternano interviste al cast, filmati del backstage e dei lungometraggi, con i commenti dei vari attori (principalmente di Daniel Radcliffe, Rupert Grint ed Emma Watson) e dei registi (Chris Columbus, Alfonso Cuaròn, Mike Newell e David Yates) i quali scavano nel fondo delle loro emozioni e le confrontano, ricordando gli stati d’animo con cui hanno affrontato tutti i film. Ci sono aneddoti, retroscena esilaranti o di grande impatto emotivo, dichiarazioni d’amore fraterno e confessioni all’ultimo minuto.
Famiglia, amicizia e crescita. Passione e dedizione. E’ questo che traspare dai racconti dei protagonisti, i cui occhi brillano sotto l’effetto delle luci soffuse della Sala Grande, dell’ufficio del Preside, della Banca dei Maghi Gringott ma – soprattutto – della sala comune dei Grifondoro, dove la malinconia bussa alla porta ma la gioia nei loro cuori si fa palpabile. Quello che si vede sono occhi nostalgici ma orgogliosi di ciò che hanno costruito, parole piene di gratitudine verso un qualcosa che ha dato loro tanto. Che li ha resi diversi e forse anche migliori. Che li ha resi adulti.
Daniel, Rupert ed Emma esattamente come Harry, Ron ed Hermione ad Hogwarts sono stati bambini, sono stati adolescenti, sono stati adulti che ad un certo punto hanno dovuto affrontare una realtà più cruda rispetto a quella a cui erano abituati. Ma grazie alla troupe, grazie ai vari registi che sono stati figure paterne con le quali confrontarsi, grazie all’affinità che hanno percepito l’uno con l’altro, sono cresciuti. Si sono evoluti. Hanno fatto loro i personaggi e sono diventati i personaggi stessi. Traspare così il legame fra loro ed il mondo di Harry Potter, un legame indissolubile e radicato nel tempo. Ed anche se questo scorre incessante senza guardare in faccia a nessuno, si capisce che è una cosa che non cambierà mai. Che riporterà sempre ognuno di loro a casa.
Perciò Harry Potter: Return to Hogwarts è una reunion sì ma anche un ritorno alle origini. Un “ritorno a casa” per tutti loro e per tutti noi insieme a loro. Hogwarts non è stata una casa qualunque. E’ stata LA casa. Il luogo dove non ci si è mai sentiti davvero soli perché ha sempre accolto e trattato alla pari, senza mettere all’angolo nessuno. Dove l’inclusività ha costantemente regnato sovrana. Gli attori stessi lo ribadiscono più volte: il mondo di Harry Potter è stato, è e sarà per sempre una famiglia dalla quale ognuno di noi tornerà ad un certo punto nella vita, nonostante gli anni, nonostante l’età, nonostante la realtà. Soprattutto quando la luce si attenua, il buio avvolge un po’ di più e si sente il bisogno di rintanarsi nel posto in cui ci si è stati bene. In una casa che per tante generazioni ha aperto le sue porte e fatto sentire sempre e comunque protetto chiunque avesse bisogno di un po’ di certezze. Una campana di vetro nella quale nascondersi e dalla quale nessuno ne è uscito mai davvero.
Il messaggio è chiaro. Quella storia e quei luoghi sono parte di tutti coloro che si sentono nel posto sbagliato o in quello giusto ma hanno bisogno di crederci davvero. Di tutti quelli che si sentono diversi, che si sentono incompresi e vulnerabili e vogliono sentirsi accettati. E di quelli che per tanto tempo si sono sentiti emarginati e vogliono ritrovare la speranza. Come dice Emma Watson ad un certo punto: “Quando le cose si fanno cupe e difficili, le sue storie ci regalano un posto in cui andare, dove riposare e sentirci al sicuro.”
E allora andiamoci tutti. Torniamo a sentire quella magia che nasce in ognuno di noi e che solo grazie a questa incredibile ed immensa saga abbiamo conosciuto. Harry Potter, lo sanno, lo sappiamo tutti, vivrà in eterno. Perché come dice Robbie Coltrane: “Penso che la generazione dei miei figli farà vedere i film ai propri figli. Quindi è probabile che li vedranno ancora tra 50 anni. Peccato che io non ci sarò più. Ma Hagrid sì.” Ecco, con il tempo tanti di loro non ci saranno più, come è già successo per questo speciale, ma, la verità, è che ci saranno lo stesso. Perché tutti loro hanno reso e renderanno per sempre Harry Potter una saga senza tempo.