Non credo che sia necessario presentarlo al pubblico, visto che anche i sassi sanno di cosa stiamo parlando, ma comunque facciamo finta di niente e diamogli la sua degna celebrazione. Conosciuto da ogni generazione in tutto il globo, Harry Potter e la Pietra filosofale (trailer) è il primo film della più longeva saga fantasy della storia del cinema. Distribuito nel lontano 2001 dalla Warner Bros, con la partecipazione anche della Heyday Films e del 1492 Films, il lungometraggio festeggia, proprio questo novembre, il ventennale della sua uscita. Ma qual è la sua storia?
Ebbene, tutto ebbe inizio durante il secolo scorso, nel 1997, quando una signora inglese di nome J. K. Rowling pubblicò il suo primo romanzo dall’omonimo titolo. Quello stesso anno il produttore David Heyman era alla ricerca disperata di un libro per ragazzi da poter riadattare cinematograficamente. Dopo averlo trovato proprio nel nascente capolavoro della Rowling, e dopo una lunga e controversa trattativa sulla cessione dei diritti, il produttore britannico acquistò la licenza dei primi quattro volumi per un ammontare di un milione di sterline.
La storia è incentrata su Harry Potter (Daniel Radcliffe), un piccolo orfano tutto occhiali e capelli neri, segnato da una strana cicatrice a forma di saetta sulla fronte. Il piccolo protagonista conduce una vita miserabile a causa degli zii e del prepotente cugino, ma quello che non sa è che la sua storia sta per cambiare radicalmente. Viene a scoprire infatti, grazie ad un omone di nome Hagrid (interpretato solo ed esclusivamente, per volere della scrittrice, da Robbie Coltrane), che lui è un mago molto speciale, conosciuto da tutto il mondo magico per essere sopravvissuto ad un’oscura vicenda. Destinato a compiere grandi gesta, con qualche piccolo amichevole aiuto, uno dai capelli rossi (Ron Weasley interpretato da Rupert Grint) e l’altra dall’aria saccente “so tutto io” (Emma Watson nel ruolo di Hermione Granger). Harry si butta a capo fitto nella sua nuova vita avventurosa, costellata non solo di sorprese incredibili, ma anche di grandi pericoli.
Con la sceneggiatura di Steve Kloves, revisionata dall’occhio vigile della Rowling, Harry Potter e la Pietra filosofale iniziò la sua produzione nel 2000. Le scene vennero riprese sia agli Leavesden studios sia nelle maestose chiese, abazie, strutture architettoniche – medievali del paese, quali la cattedrale di Gloucester, quella di Durham, il castello di Alwick, oltre ovviamente alle università secolari di Oxford e Cambridge. Tutto ciò avvenne sotto la guida ferrea di Chris Columbus, selezionato tra una lunga lista di nomi tra cui Steven Spielberg, per la sua effervescente fantasia e familiarità registica. Proprio per questa sua caratteristica, unita all’incredibile visione fotografica di John Seale e a un budget stimato di 125 milioni di dollari, Columbus si approcciò in modo innovativo al mondo inesplorato della magia. Il regista idealizzava, nel suo immaginario, un’ambivalenza limpida e ben distinta, dai toni evidentemente opposti. Voleva, da una parte, rappresentare lo scenario babbano come noioso, tetro, privo insomma di qualsiasi scintilla, mentre quello magico come bizzarro ed eccentrico, composto da un irrefrenabile mescolarsi di colori, luci e sensazioni frizzanti dovute alle simbologie nascoste.
Harry Potter e la Pietra filosofale non poneva però una totale linea di demarcazione tra le due diverse realtà, inserendo in modo sottile un arco di congiunzione di influenze reciproche, non sempre recepite. Infatti sia nel libro sia nell’omonima versione cinematografica, il mondo magico si nasconde in bella vista agli occhi dei “babbani”, troppo ciechi e cinici per rendersene conto. Con questo preciso scopo, Columbus studiò il film in ogni minimo dettaglio, utilizzando alternatamente riprese realistiche in enormi ambienti ad oltre 600 scene ricostruite in CGI. A partire dall’amatissima Diagon Alley, punto di smercio dei maghi, effettivamente costruita in scala 1:1 e fissata da tiranti per creare la sua tipica irregolarità geometrica, passando poi per le due case fuori misura del custode al solo scopo di distorcere le differenti altezze dei personaggi, fino ad arrivare alla sala grande di Hogwarts, adornata da oltre mille candele di cera appese.
Il regista si focalizzò meticolosamente sulla possibile tangibilità e realtà illusiva di un universo estraneo agli uomini comuni. Ad esempio, sia nella scena della consegna della posta a Private Drive, sia nella sala comune, Chris Columbus impiegò vere civette e gufi dal vario piumaggio. Questi venivano addestrati per oltre sei mesi a compiere ogni singola azione, oltre ad essere attirati, come nel caso della consegna in massa della lettera, da una cintura di topi morti posta sulla vita di Fiona Shaw (Petunia Dursley).
Con questo stesso meccanismo, anche la realizzazione dei costumi doveva rispecchiare il tono vagamente gotico donato dall’ambiente scenografico e dalla sceneggiatura fantasy. Difatti, per rispettare la fisionomia gigantesca del personaggio, il costume di Hagrid venne costruito con una tuta ingrassante dal peso specifico di 40 kg, dotata per di più di estensori articolari, facilitando così il gioco prospettico nell’intera pellicola.
Harry Potter e la Pietra filosofale ebbe un successo epocale in tutto il mondo, incassando la cifra di 974 milioni di dollari, di cui 16 milioni e 300 mila sterline solo in Gran Bretagna nel primo weekend. Divenne inoltre classificato come secondo film inglese con il maggiore guadagno, per poi entrare al 30° posto del ranking cinematografico universale.
Insomma un prodotto eccezionale sotto ogni aspetto, che ricevette numerose candidature agli Oscar, tra cui ovviamente quella per la colonna sonora. John Williams, influenzato dal tono leggero e misterioso del film, riuscì a creare un prodotto talmente incalzante e inconfondibile da diventare, in pochissimo tempo, un’icona nella storia.