Il Godzilla americano torna sul grande schermo, per la seconda volta diretto da Adam Wingard, storico nome dei cult movie V/H/S e The guest. Un Godzilla al passo con i tempi e con le tendenze che ammicca alle mode del momento e sfoggia luminescenze radioattive rosa alla Barbie Style (peraltro adeguatamente giustificate nel racconto). Il film è quello che ci si aspetta da un kaiju occidentale: personaggi sopra le righe con lo scopo di esaltare lo spettatore fra uno scontro ciclopico e l’altro e quel che basta di trama e caratterizzazione per non diventare un polpettone di distruzione e grugniti. A noi italiani il film ci lusinga regalandoci la prima battaglia di Godzilla in pieno centro di Roma e con l’iconica immagine del lucertolone che dorme acciambellato come un gatto dentro al Colosseo.
Noi occidentali usiamo la parola giapponese kaiju (strana bestia) per indicare il genere originale del sol levante nato nel 1954 con il film di Honda Ishiro Gojira che ha creato non solo una saga di 33 film ma un vero genere con molti altri film di mostri appartenenti ad universi differenti come ad esempio Gamera. In realtà in Giappone si usa più consonamente il termine Kaiju Eiga (storie di strane bestie). Il primo Gojira del 1954 era il frutto delle conseguenze di contaminazioni nucleari nel mare del Giappone e rappresentava così una sorta di dolore e mostruosità nascosta nei ricordi del popolo giapponese, un monito contro il nucleare e forse una rivincita inconscia dato che il mostro diventa un feticcio nucleare da sconfiggere e superare. Il regista del primo film avrebbe dedicato la sua carriera cinematografica a svolgere la funzione di assistente del suo maestro Kurosawa Akira e a girare film Kaiju Eiga.Il suo contributo al film di Kurosawa Dreams – Sogni , secondo molti tecnici sul set, sarebbe stato determinante.
I film originali giapponesi di Gojira sono la base di ispirazione di questo nuovo Monster-Verse americano che quindi attinge dalla variante di giapponese di King Kong, la sua ispirazione, piuttosto che da quella del film originale americano del 1933 diretta da Merian C. Cooper e Ernest B. Schoedsack; ciononostante nei titoli di coda del nuovo film di Wingard si citino chiaramente e solamente i copyright dei mostri giapponesi originali.
Il primo tentativo di americanizzare Godzilla risale al 1956, due anni dopo l’uscita del film seminale di Honda. In quell’occasione si trattò di un rimontaggio del film originale giapponese, rintitolato Godzilla, King of the Monsters!. Ad una versione più snella del film di Honda vennero aggiunte delle scene americane interpretate dal divo Raymond Burr nella parte di un cronista americano, determinante per la risoluzione della crisi; l’attore non recitò mai con il cast originale ma interpretò solo delle scene aggiuntive da solo in studio. Per moltissimi anni anche noi italiani abbiamo conosciuto la sola versione americanizzata del film. La versione americana taglia prevalentemente la parte antinuclearista del film orginale. Raymon Burr è soprattutto noto al grande pubblico per essere stato l’iconico Perry Mason di una fortunata serie poliziesca americana composta da 271 puntate, 26 film tv, e 4 spin-off, inoltre, la storia del cinema lo ricorda anche per essere stato il perturbante inquilino che James Stewart e Grace Kelly osservano a distanza nel capolavoro di Alfred Hitchcook Rear Window – La finestra sul cortile.
Il secondo tentativo fu un imponente film americano del 1998 diretto dal Ronald Emmerich di Stargate e Indipendence Day con molti rimandi a Jurassic Park ed un mostro del tutto ridisegnato che fu molto odiato dal pubblico giapponese. Il film, nonostante una serie animata di supporto, fu un clamoroso fiasco e molti anni dopo la Toho Film di Tokyo ne rilevò i diritti cambiando il nome al mostro da Godzilla a Zilla giusto per farlo uccidere dal Gojira originale in un film del sol levante.
Nel 2014 è iniziato con Godzilla di Garreth Edwards il più fortunato Monster- Verse che include anche il nuovo film composto da 4 film di Godzilla, uno spin-off intitolato Skull Island (che introduce King Kong) ed una miniserie Appel intitolata Monarch..
Il nuovo capitolo della saga americana, Godzilla e Kong-Il nuovo impero (trailer) punta tutto sugli effetti speciali e su una struttura narrativa che guarda all’ambizioso MCU di Kevin Fiege, costruendo rimandi e sottotrame ai film ed alla serie che lo precedono ed aprendo nuove linee narrative per futuri prodotti del franchise. Dal canto suo Wingard rende perfino omaggio all’ultimo nato della serie di film giapponesi Gozzilla Minus One riproducendo alla perfezione una scena del film da poco premiato con l’Oscar per gli effetti speciali.
I film originali di Gojira sono divisi per ere, ognuna di queste ere indica la ripartenza della storia, e questa separazione ci porta fino ad una trilogia anime (la prima della storia) girata per Netflix. Tutte queste ere, però, fanno sempre riferimento diretto o indiretto al film originale del 1954, ad eccezione proprio dell’ultimo Gozzilla Minus One che è il primo della saga a svolgersi prima del film del 1954; anzi vuole porsi da nuovo numero uno, ed è sempre il primo ad essere girato con effetti speciali in computer grafica, la vittoria dell’Oscar nell’anno di Oppenheimer insieme a quello del capolavoro di Myaizaky Hayao Il ragazzo e l’airone sembrano davvero emblematici poiché entrambi i film sono connessi al kolossal di Nolan per il periodo di ambientazione e per le riflessioni sulla trasformazione del mondo durante e dopo la seconda guerra mondiale.
Contrariamente a questo peso storico nella variante americana, il divertimento fracassone da Luna Park domina la linea del racconto; potremmo provare a individuare qualche messaggio ambientalista ma in sostanza anche questa linea sembra essere più una nota obbligatoria che un vero e proprio significato nascosto. Il film è palesemente più un uovo di cioccolato con sorpresa che un prodotto testimone di una qualche presa di posizione sociale o politica, un divertimento fine a se stesso, ben ritmato e godibile che , lo ripetiamo qui alla fine, ci rende fieri e divertiti perché in fondo Godzilla si trova bene a dormire nel Colosseo di Roma.
Al cinema.