Per l’ultima Masterclass di questo Giffoni i ragazzi incontrano una delle personalità più sperimentali del cinema Italiano: Gabriele Salvatores. Il regista ci presenta il non troppo fortunato Denti del 2000 che considera “il figlio che ti nasce un po’ strano, un po’ diverso dagli altri, meno fortunato che poi è quello al quale vuoi più bene. E’ uno dei film più sinceri che ho fatto, perché corrisponde ad un momento piuttosto difficile della mia vita e forse si capisce dal film. Un problema d’amore grosso e infatti il film è un po’ una storia d’amore e un po’ un horror, ma le storie d’amore avvolte assomigliano agli horror.” racconta della presentazione al festival di Venezia “alcuni dei giurati erano non dico scandalizzati, ma quasi. Insomma mi dissero che ci vuole rispetto per il pubblico e che certe immagini non si possono mostrare, come al solito il pubblico è sempre più avanti e sono convinto che se uscisse adesso avrebbe un altro risultato”. In Denti è presente una grande commistione di generi e la forte presenza dell’influenza del videoclip musicale, fenomeno esploso proprio in quegli anni in Italia, a proposito del suo rapporto con la musica ci racconta “per me la musica è fondamentale e in Denti c’è la musica che mi piace. Prima di fare teatro, poi cinema, volevo fare la rock star ma la caduta dei capelli non mi ha aiutato” tutti ridono, ma poi si fa serio “In realtà ero destinato a fare l’avvocato: mio padre era avvocato ed ero iscritto a giurisprudenza, solo che era la fine degli anni ‘60 e c’era una creatività in giro che io l’unico avvocato in cui potevo immedesimarmi era Jack Nicholson in Easy Rider ma non era esattamente il tipo di avvocato che mio padre voleva. Quindi posso dire che il rock’n’roll mi ha salvato la vita e mi ha permesso poi di fare cinema. La musica è rimasta dentro me, prima di cominciare a girare un film mi compongo una playlist di canzoni, alcune poi magari le si ritrovano nei film, alcune no, mi servono per entrare nel mood.”
Viene aperto poi il capitolo “Mediterraneo” (1991) e di come sia più attuale che mai “Mediterraneo nasce dalla poesia di un poeta Jugoslavo che dice che il mediterraneo comincia dove finiscono gli ultimi ulivi e finisce con le prime palme del deserto, quindi non parla di acqua ma parla di terra.” ed a proposito di migrazione puntualizza “credo che sia una battaglia lunga e lenta, Non credo che basti un film o una canzone o un libro ma molti film, molte canzoni e molti libri piano piano ce la faranno. Proprio la musica lo ha già dimostrato: l’unione tra culture e musiche diverse ha portato tante cose meravigliose.” E ci confida “C’era venuta l’idea di costruire un film proprio sull’immigrazione, però non un film drammatico. Un’idea simile a Mediterraneo: popolazioni diverse che si incontrano.” A proposito dei trentenni di cui lo stato si è scordato “come diceva Abbatantuono ad un certo punto dopo aver fumato queste strane sigarette che gli portava questo ragazzo turco: “si sono dimenticati di noi e io mi voglio dimenticare di loro”. C’è un po’ questa cosa di cui mi spiace: che dovete farcela da soli e non potete contare sull’aiuto dei governi. Ma ce la si fa ogni volta e dalla parte vostra c’è il fatto che quelli sono vecchi e prima o poi se ne vanno. Voi dovete continuare a spingere, e comunque spingi oggi, spingi domani cadono i muri, io di questo ne sono convinto “.
Tra i progetti che Salvatores sta curando al momento c’è la sua ultima regia teatrale, quella della “Gazza Ladra” di Rossini, di cui ci dice “Ho lavorato sull’unire la cultura alta dell’opera lirica con il teatro più basso, quello di strada e quindi ho usato le marionette, la gazza ladra stessa è un’acrobata di un circo che volava veramente, e questa cosa di unire il basso e l’alto ha molto divertito me ed anche il pubblico, meno qualche critico.” Mentre a proposito de “Il ragazzo invisibile – seconda generazione” (in uscita a gennaio 2018) ci dice “Michele dovrà portarsi dietro un grosso senso di colpa e scoprirà l’esistenza di una sorella gemella infiammabile. Questo nuovo capitolo è un po’ più dark con un andamento emotivo più forte del primo. Nel primo film si raccontava la scoperta di quel potere, il secondo è molto più complicato perchè si racconta cosa fare con quel super potere” e ci confida un probabile road-movie ambientato in America i cui protagonisti sono un padre ed un figlio cresciuto.
Infine, qualcuno gli fa la domanda di rito della Masterclass: che consiglio da a noi giovani che speriamo di diventare registi?
La risposta per Salvatores è che “ci sono molte cose che devi sacrificare per fare il regista, per esempio non ti puoi fidanzare con una signorina che lavora in banca che ha degli orari regolari, che tu non avrai mai. Devi pensare bene se fare un figlio o no, perché tu non ci sei mai. Poi è proprio un lavoro difficile da riuscire a fare, infatti noi in Italia non abbiamo un’industria cinematografica: siamo meravigliosamente artigiani, che è la nostra forza che però è anche un problema. Il consiglio che mi sento di dare è di non stare a guardare nessuno, non cercare di fare il film come quello, anche se ti è piaciuto molto. Bisogna cercare di capire qual’è il tuo sguardo, la tua maniera di vedere la realtà. Infine in questo mestiere bisogna essere sinceri”