Nel 2010 Hiromasa Yonebayashi dirige per lo Studio Ghilbi Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento (trailer), una fiaba, un racconto incantato tratto dalla serie fantasy della scrittrice inglese Mary Norton. Alla sceneggiatura ci pensa Hayao Miyazaki e immediatamente si ricomincia a sognare, un tuffo nell’infanzia, dritto verso l’immaginazione. Lo stupore, la curiosità e l’innocenza sono gli ingredienti principali dell’intero lungometraggio, un po’ come accade in svariati film della casa di produzione.
La vicenda ha luogo nella periferia di Tokyo. I protagonisti non possono essere altro che bambini, o meglio, dei ragazzini in procinto di entrare nell’adolescenza: Arrietty e Sho. Fatto ancora più curioso è che non solo troviamo una famiglia di esseri umani (a cui appartiene Sho) ma anche degli esserini estremamente minuti (di cui fa parte Arrietty). Il nome della loro specie è “Prendimprestito”. Il film ci permette di entrare nel loro mondo, nelle loro abitudini e nella loro semplicità contrapposta allo stile di vita estremamente differente della famiglia di umani. Tali creature sono chiamate così proprio per la loro tendenza a vivere di arredi, piante, fiori e numerosi oggetti presi semplicemente in prestito dalla casa in cui vivono gli umani, mettendo in evidenzia l’essenzialità della vita in una società profondamente consumista, in cui tutti vogliono comprare e possedere sino allo sfinimento.
Degno di osservazione è il fatto che la madre di Arrietty si contenta sinceramente di una banale zolletta di zucchero, di un fiore o di una tazza di tè. Elementi alquanto insignificanti per l’uomo contemporaneo, di cui forse potrebbe accorgersi soltanto al momento del loro esaurimento, un po’ come succede per tutte le cose. Così in un mondo gigantesco, in cui il denaro è il vero protagonista, sotto al pavimento di una casa di campagna, dei minuscoli gnomi si divertono a scorrazzare in un ambiente dieci, venti forse trenta volte o più rispetto alla loro misura e non sono neanche a conoscenza di che cosa sia una banconota.
Ma nel sistema del “compratutto” esiste una categoria umana che si distingue: quella dei bambini. I bambini che apprezzano il vento, il prato, gli animali, le piccole cose e che un po’ somigliano ai Prendimprestito. E per tale motivo non ne hanno paura, anzi, ne sono interessati, desiderano scoprire, conoscere senza fermarsi alle apparenze e ai limiti della diversità. È questo ciò che spinge da una parte Sho, sensibile, tenero, sognatore e gentile, e da una parte Arrietty, maggiormente ritrosa ma comunque curiosa, a stringere la loro alleanza, a diventare l’uno parte dell’altra. La paura degli umani di Arrietty e della sua famiglia si consuma soltanto nel momento in cui Sho aiuterà e proteggerà Arrietty nel tentativo di salvare sua madre.
In un modo o nell’altro comprendono che di diverso, tra loro, ci sono solo le dimensioni. E l’amicizia trionfa. Uno insegna qualcosa all’altra e viceversa. Così come dovrebbe essere in ogni rapporto. Il sostegno tra creature diverse, non l’odio, non lo sbigottimento, non la violenza. Entrambi i temi appaiono enormemente attuali. Viviamo in una realtà in cui diamo maggior valore al denaro, alle cose materiali che al rapporto con gli altri. Proviamo sbigottimento verso la diversità, in quanto forse, un po’ bigotti lo siamo. Ed ecco qui Yonebayashi e Miyazaki che ci danno uno schiaffo morale con un lungometraggio che gode di un’animazione meravigliosa, utopica, dai colori tipici del genere di fantasia, unita ad una narrazione alquanto onirica. Si ha la sensazione di vivere in un mondo celtico e ciò è dovuto anche alla colonna sonora affidata a Cécile Corbel, la cui musica era già stata ispirata dalla visione dei film dello Studio Ghilbi stesso.
Il lungometraggio, dunque, appare essere di una qualità immensa. Esso cattura lo spettatore, per il quale è quasi impossibile staccare gli occhi dallo schermo, e lo lascia viaggiare mentalmente e, al contempo, riflettere su ciò che davvero si ritiene importante nella propria vita. Come quasi ogni film targato Studio Ghilbi, non si può ritenere Arrietty un’opera destinata unicamente ai piccini, ma sarebbe più corretto affermare che forse si rivolge ad un pubblico soprattutto adulto. Per tali motivi non si può che consigliare la visione di questo capolavoro.