Nel 1967 il mondo si sta preparando ad un grande cambiamento ed il cinema se ne renderà conto molto presto, subendo una grave crisi di affluenza nelle sale, che spingerà le più importanti majors ad interrogarsi riguardo la questione. Hollywood capisce di doversi rivolgere ad un pubblico di giovani, coscienti ed informati consapevolmente a proposito dei più recenti fatti di cronaca, che sentono la disillusione a causa di un sogno americano ormai minato e minacciato e che sembrano preferire i film stranieri, in cui l’impronta autoriale e politica si percepisce di più. La svolta arriverà proprio grazie ad altri giovani, una generazione di registi denominati movie brats, cinefili e laureati nelle più importanti università di cinema d’America. Di essi fa parte anche George Lucas, il quale ha percorso tutte le tappe della Nuova Hollywood, arrivando a decretarne in un certo qual modo anche la fine. Una figura ricca di contraddizioni come quella di Lucas non poteva far altro che nascere e muovere i primi passi all’interno di quella che fu la New Hollywood, un cinema d’autore tale non per volontà degli autori, bensì dei produttori; un cinema d’autore facente parte di un sistema produttivo che fino a poco tempo prima aveva totalmente rifiutato il concetto di autore. Proprio questo sistema produttivo Lucas imparerà a conoscere, scontrandovisi inizialmente più volte, prima cavalcando l’onda dell’autorialità e in seguito anticipando i bisogni del pubblico.
Studente alle prime armi alla University of Southern California quasi per caso, essendo che nei suoi piani originali doveva frequentare un’accademia delle belle arti, Lucas riuscirà a spiccare il volo grazie agli incontri e alla possibilità di accesso alle varie attrezzature. Tra i suoi colleghi figurano infatti non solo John Milius, ma anche Walter Murch e Caleb Deschanel, i quali lavoreranno con lui a THX1138. Il giovane Lucas comincia sin da subito a girare vari cortometraggi, tra cui quella che poi diventerà una versione embrionale del suo film d’esordio, film fortemente voluto da Francis Ford Coppola. Tra i vari incontri decisivi di quegli anni, quello con Coppola fu il più significativo. Avvenne alla Warner Bros., dove Lucas si trovava grazie ad una borsa di studio e gli cambiò decisamente la vita. I due divennero subito amici e non a caso, essendo che sarebbero diventati i registi che meglio hanno saputo incarnare il duplice spirito della Nuova Hollywood, realizzando da una parte i propri film, più d’autore, e dall’altra le grandi produzioni. L’amico divenne quasi un mentore per il giovane Lucas, nonostante fosse di soli pochi anni più di grande di lui aveva già mosso i primi passi all’interno del mondo del cinema girando film a basso budget per Roger Corman, quindi aveva non pochi consigli da dispensare alla sua nuova conoscenza, nella quale riponeva molta fiducia e grandi aspettative. Aspettative così grandi che lo portò con sé durante le riprese di The Rain People, del quale Lucas realizzò anche un backstage.
Fu così che ebbe inizio l’avventura di George Lucas all’interno di Hollywood, della New Hollywood. Quell’esperienza fu decisiva, non solo perché poté cominciare a lavorare dietro la macchina da presa, ma anche perché quando Coppola portò The Rain People alla Warner Bros., convinse la casa di produzione ad includere tremila dollari per la sceneggiatura di THX1138. Tratto da un cortometraggio realizzato in periodo universitario, THX1138 è una distopia fortemente autoriale. Austero ed angosciante, distante anni luce dal tipico film hollywoodiano, poté essere girato grazie ad un’ottima intuizione di Coppola: la Warner Bros. stava per essere rilevata da un’impresa specializzata in parcheggi e pulizie, dove non sapevano nulla di cinema, quindi li convinsero ad accettare la sceneggiatura sostenendo che il film fosse già in lavorazione. Inoltre era ormai uscito Easy Rider, il cambiamento di cui Hollywood aveva bisogno era cominciato. Perché investire milioni di dollari se si potevano distribuire le opere indipendenti? THX1138 era stato infatti prodotto dalla American Zoetrope. Terminate le riprese e il montaggio, il film venne portato alla Warner Bros., dove rimasero molto delusi dal prodotto finale, troppo astruso. Decisero comunque di distribuirlo, ma tagliando definitivamente i rapporti con la casa di produzione di Coppola.
Ed è in questo momento che il George Lucas che conosciamo oggi, il Lucas che è entrato nell’immaginario comune comincia a scalciare, pronto a nascere e a respirare a pieni polmoni di lì a poco. Perché questo è il momento di American Graffiti, un film fortemente autobiografico che serve a Lucas soprattutto per lavarsi di dosso una reputazione che rischiava di restargli appiccicata, che gli serve per intraprendere il suo viaggio alla volta di Star Wars. American Graffiti è un film completamente diverso da THX1138, nei temi, nell’ambientazione, nell’atmosfera. Un film molto più vicino alla saga di Guerre Stellari di quanto non lo fosse il precedente, nonostante ne condividesse il genere. Anche stavolta Lucas propone qualcosa di nuovo, di diverso e infatti quando la Universal decide di distribuirlo ci sono dei problemi. Avendo investito molto soprattutto per le musiche, avrebbero voluto rimontarlo, avendo ancora in mente THX1138, film davvero apprezzato soltanto in Francia. La Universal si convince definitivamente soltanto quando altre case di distribuzione si dimostrano interessate ed il film debutta diventando sin da subito un gran successo di critica, ma soprattutto di pubblico. Fino a quando non uscì nelle sale però nessuno lo sospettava, peraltro nessuno alla Universal era pronto a puntare un solo dollaro in più su George Lucas e paradossalmente fu proprio questa la sua grande fortuna.
Per Lucas era arrivato il momento di tornare ad occuparsi di fantascienza dopo appena un film, ma stavolta rispolverando la sua passione d’infanzia per i fumetti. Comincia a scrivere quello che poi diventerà Star Wars. Finita la sceneggiatura è costretto a presentarla alla Universal a causa del precedente contratto stipulato per American Graffiti, nonostante oramai tra di loro non scorresse più buon sangue. Stavolta sperava in un rifiuto in quanto Alan Ladd della 20th Century Fox, con il quale poi sarebbe nato un importante sodalizio, aveva messo gli occhi sul progetto. L’attesissimo “no” non tardò ad arrivare, American Graffiti ancora non era uscito e tutti si aspettavano un flop. Inoltre, malgrado agli inizi degli anni Settanta la fantascienza fosse nel mezzo di una lenta ascesa verso la rispettabilità cinematografica grazie a 2001: Odissea nello spazio, era ancora vista come un investimento rischioso. Iniziarono le trattative con la 20th Century Fox, che offrì tre milioni per le riprese. Lucas accettò. Contro ogni aspettativa, l’uscita di American Graffiti nelle sale fu un immediato successo e sempre contro ogni aspettativa, Lucas non chiese soldi in più per Star Wars. Fece piuttosto una cosa inaspettata, sottovalutata e che avrebbe messo in luce tutta la sua furbizia e il suo fiuto per gli affari: chiese e ottenne i diritti per il merchandising e quelli relativi ai sequel. È questa la fase embrionale del blockbuster che sarebbe diventato Star Wars e di conseguenza dell’epoca dei blockbusters alla quale avrebbe dato il via.
Vero che Star Wars è un blockbuster, ma altrettanto vero è che è un blockbuster nel quale la matrice New-Hollywoodiana è forte. Vi è innanzitutto una grande componente politica, una parte del film non è altro che la rappresentazione della situazione in Vietnam, come avrebbe ammesso lo stesso Lucas. Inoltre è sì una rivisitazione della fantascienza esistente fino ad allora, ma una rivisitazione in chiave western. Lo stesso Lucas avrebbe infatti affermato: “Per l’America c’era stato il Far West, adesso come posto ignoto e lontano non resta che lo spazio”. Questa tendenza a rinnovare i generi del cinema classico è uno degli elementi distintivi della New Hollywood. Ma la caratteristica più peculiare sono la Lucasfilm e la Star Wars Corporations, rispettivamente la casa di produzione di proprietà di Lucas e la compagnia che si sarebbe occupata degli aspetti economici della saga. Infatti grazie alla Zoetrope di Coppola i registi avevano realizzato di potersi produrre i film da soli qualora fosse necessario. Lucas lo aveva capito bene proprio grazie alla sua esperienza con l’amico e per questo fondò la Lucasfilm, destinata a diventare poi un vero e proprio impero, sino all’acquisizione recente da parte della Walt Disney Company.
All’interno del percorso di Lucas nella New Hollywood c’è stato tutto ciò che ha reso così peculiare quest’epoca: l’esperienza come autore indipendente, scontri e incontri con le grandi case di produzione, la musica rock. Lucas ha vissuto appieno questo periodo sin dagli albori, ma è stato anche colui che ne ha sancito la fine, dando inizio a quella che sarebbe stata conosciuta come l’epoca dei blockbusters. Scherzosamente – chissà fino a che punto – chiamato “il cavallo di Troia”, ha abbattuto il sistema dal suo interno, contribuendo a creare una nuova concezione di cinema. George Lucas è la Nuova Hollywood perché con un intuito da sempre facente parte di un certo cinema americano, ha saputo quando far cambiare rotta alla nave, guidandola all’insegna di un nuovo modo di fare cinema e di fruirlo totalmente differente rispetto a quello con cui era cresciuto, non solo come uomo, ma anche come cineasta. George Lucas è la Nuova Hollywood in quanto è stato in grado di assorbire da quell’esperienza gli insegnamenti necessari ed è stato poi in grado di reinventarsi. Si è fatto fortificare da ciò che non l’ha ucciso, caratteristica tipica di Hollywood e proprio per questo, per sineddoche, George Lucas è Hollywood, o almeno un perfetto esempio di come questa è sempre stata in grado di continuare a sopravvivere, nonostante i duri colpi e a tornare spesso più forte che mai.