#Francofilm2025: alcune suggestioni

cop franco film festival

Dal 7 al 14 marzo l’Institut Français Centre Saint-Louis ha ospitato la quindicesima edizione del Francofilm Festival, che da anni, in collaborazione con il gruppo delle ambasciate francofone di Roma, celebra il cinema dei paesi membri dell’Organisation Internationale de la Francophonie. Con la proiezione di 14 film provenienti da 12 Paesi e 4 continenti diversi, il festival ha proposto una moltitudine di storie eterogenee, aderendo all’obiettivo del centro di proporre l’arte come strumento di interazione tra culture differenti.

Ecco tre storie intense e coinvolgenti, proiettate tra lunedì 10 e martedì 11, di cui consigliamo vivamente la visione.

LA SYNDROME DES AMOURS PASSÉES (Belgio)

La coppia composta da Raphaël Balboni e Ann Sirot, già nota per La folle vita, torna sullo schermo con La syndrome des amours passées (trailer), raffinata commedia che districa gli annodatissimi concetti di monogamia eteronormativa e famiglia tradizionale.

I protagonisti Sandra (Lucie Debay) e Rémy (Lazare Gousseau), innamoratissimi e desiderosi di un figlio, dallo specialista a cui si rivolgono si aspettano tutto tranne che la strampalata diagnosi di Past Love Syndrome, condizione psicosomatica determinata da mancate chiusure nella precedente vita amorosa. Il trattamento, sperimentale ma con alte probabilità di prognosi positiva, consiste nel rintracciare i rispettivi ex amanti per ripetere con ciascuno un rapporto sessuale, in modo da poter affrontare i rancori e i desideri repressi che li rendono infertili.

Con le sue scenografie eccentriche, un montaggio spesso tendente all’ellissi e una sceneggiatura sofisticata che trasforma il sesso in curatissima coreografia, La syndrome des amours passées riflette in modo frizzante, dolce, un po’ millennial, sulle nozioni di «coppia», «amore» e «famiglia», chiedendosi se queste parole possono oggi voler dire qualcosa di diverso da ciò che hanno sempre significato. 

NASTY – MORE THAN JUST TENNIS (Romania)

Pochi tifosi negherebbero che una partita di tennis è un evento che va ben oltre il risultato, e che di questo sono responsabili soprattutto gli spumeggianti protagonisti dello sport: Novak Djokovic, Daniil Medvedev, Nick Kyrgios, per fare qualche nome. Ma chi ha spianato la strada per loro? Nasty – More than just tennis (trailer) risponde alla domanda raccontando Ilie Năstase, l’indimenticabile prima rockstar della storia del tennis. Sempre additato come istrionico, maleducato e arrogante, l’ex numero uno della classifica ATP (il primo a detenere il titolo nell’Era Open) si racconta nel documentario di Tudor Giurgiu, Cristian Pascariu e Tudor G. Popescu. Alla sua stessa voce si uniscono quelle dei suoi leggendari colleghi (tra gli altri, Stan Smith, Jimmy Connors, Billie Jean King, John McEnroe, Boris Becker, Björn Borg), filmati d’archivio dell’amico/rivale Arthur Ashe e qualche intervento dell’erede Rafael Nadal. 

Pur eccedendo nel volerlo assolvere di alcune colpe che starebbe a altri perdonare (è il caso dei commenti razzisti ai danni di Ashe e Serena Williams), il documentario racconta chi era il presuntuoso e irruento Nasty in campo e chi invece il giusto e generoso Ilie negli spogliatoi. Narrando gli esordi con Ion Țiriac, le turbolente partite sempre accompagnate da feroci liti contro gli ancora inesperti umpire e le clamorose vittorie agli Slam viene portata alla luce la figura di un uomo complesso che la storia dello sport non dimenticherà mai. 

PLUS QUE JAMAIS (Lussemburgo)

Nell’affrontare la nostra sofferenza abbiamo qualche responsabilità nei confronti dei nostri affetti? Cosa significa decidere per il proprio corpo? È egoista autodeterminarsi se questo significa andare incontro alla morte? 

Nel suo Plus que jamais (trailer), Emily Atef si rifiuta di rispondere alle domande con una soluzione universale al dolore, un suggerimento sulla giusta strada da percorrere. Propone piuttosto un delicato, toccante dipinto di una realtà privata, unica, ben distante da qualunque possibile riflessione moralistica. 

La vita quotidiana di Hélène (Vicky Krieps) è stata violentemente cambiata dalla diagnosi di una grave malattia polmonare. Quando l’unica possibile ancora a cui aggrapparsi per non andare incontro alla morte si rivela essere un trapianto, un intervento molto invasivo e con incerte probabilità di successo che lei non vuole affrontare, entra in crisi anche il rapporto con suo marito Matthieu (ultima interpretazione di Gaspard Ulliel prima della tragica morte). Cercando una soluzione a un problema effettivamente irrisolvibile Hélène incontra il blog del norvegese Mister (Bjørn Floberg), affetto a sua volta da una grave malattia. Tra i due sboccia una sincera amicizia che porta Hélène a intraprendere un lungo viaggio in Norvegia che le farà scoprire la sua indipendenza.

Plus que jamais, commovente e originale nel reinventare una premessa che parrebbe già vista, si impegna nel raccontare la malattia in modo alternativo, spogliando la narrazione di qualunque morale paternalistica: come sottolinea Mister, «i viventi non possono capire».

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