Finché notte non ci separi, la recensione: la paura del “per sempre”

finché notte non ci separi

«Stiamo insieme?» «Si» «Per adesso o per sempre?» «Per adesso stiamo insieme per sempre». Questo breve scambio di battute può efficacemente sintetizzare Finché notte non ci separi (trailer), secondo film di Riccardo Antonaroli.

Eleonora (Pilar Fogliati) e Valerio (Filippo Scicchitano) sono appena diventati marito e moglie e camminano mano nella mano lungo i corridoi di un lussuoso hotel, pronti per passare insieme la loro prima notte di nozze. Un imprevisto finirà per dividerli e si ritroveranno a vagabondare per le strade di una Roma misteriosa e affascinante tra fraintendimenti ed incontri curiosi che rendono questo racconto una sorta di favola moderna. Antonaroli mette in scena due personaggi assimilabili al modello di Romeo e Giulietta, traslati nella realtà del XXI secolo. Al contrario dei due amanti shakespeariani, a cui la notte dona la possibilità di incontrarsi e viversi, per i protagonisti di questa storia, che hanno già coronato il loro sogno d’amore, la notte diviene occasione di scontro e divisione.

I due sono simbolo di una generazione che fatica a credere al “per sempre” e che, proprio come Eleonora, spesso tende a fuggire per la paura di soffrire o per il timore di non riuscire ad accogliere o gestire qualcosa di profondamente travolgente. Quello del matrimonio è un momento che segna uno spartiacque, è il momento in cui si fanno i conti con la propria capacità (o incapacità) di condividere sé stessi e la propria vita con qualcun altro in maniera definitiva. Si diventa adulti, si sigilla un legame e questo può portare a galla dubbi e insicurezze, come nel caso di Valerio ed Eleonora.

Sono innamorati, non sappiamo se avranno davvero un lieto fine e guardarli vivere la loro movimentata prima notte di nozze è piacevole, nonostante il film nel suo complesso non risulti essere un capolavoro. Degna di nota è, come sempre, l’interpretazione di Pilar Fogliati, che da anni porta sullo schermo la rappresentazione di una generazione confusa, alla disperata ricerca di se stessa e lo fa, ogni volta, in modo originale e diverso. Esempio lampante il suo esordio alla regia, Romantiche, film del 2023.

Finché notte non ci separi è un film che non osa, non si spinge troppo oltre e resta impigliato in tutta una serie di stereotipi, con dialoghi e sviluppi narrativi banali e prevedibili che lo rendono esageratamente distaccato dalla realtà. Il ruolo occupato dalla città è fondamentale, i protagonisti vagano per le vie di una Roma insolitamente deserta e silenziosa, sulla scia di un cliché tipicamente italiano che riesce però ad essere sempre piuttosto efficace.

Ciò che resta è che il problema forse non sta nelle ex fidanzate ingombranti o nella mancanza di fiducia verso il proprio partner, probabilmente la difficoltà risiede nel non sapersi abbandonare alle proprie emozioni. È interessante un passaggio del dialogo tra Valerio e suo padre, il quale gli dice «inventatevi un sogno, anche se sapete che non si realizzerà mai, voi fate finta di crederci». Forse è di questo che ha bisogno questa generazione senza futuro, di sogni, di qualcosa a cui aggrapparsi con tutta la forza che ha.

Dal 29 agosto al cinema.

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