Nel 1970 Hollywood, basandosi su fatti realmente accaduti, lanciò un nuovo filone del disaster movie basato su situazioni spaventose ad alta quota. Si trattava di aerei di linea in crisi mortale che riuscivano a salvare la vita dell’equipaggio grazie a capitani dal sangue freddo e lo spirito eroico ed hostess carismatiche in grado di controllare le crisi psicologiche dei viaggiatori mantenendo l’ordine in cabina nonostante una situazione infernale. Questo plot fece del film Airport di George Steaton un blockbuster memorabile candidato a nove premi oscar (di cui ne vinse solo uno per l’interpretazione di Jean Seaberg).
Cinquant’anni dopo arriva dalla Cina The Captain, degna prosecuzione del filone con un film che riproduce pedissequamente la struttura dei quattro film americani della serie rinnovando la formula con effetti visivi di altissima qualità ed un cast drammatico strepitoso. Il film dunque trae insegnamento dai diversi classici del cinema catastrofico americano degli anni 70′ ma si distacca dalla loro struttura puntando tutto sull’innovazione tecnologica e la modernità del taglio registico di Andrew Lau.
Il film americano fu un tale successo da aprire le porte ad altri tre film, in cui cambiava completamente il cast ad eccezione del singolo personaggio di Joe Patroni (George Kennedy) che crescerà a tal punto da ritrovarsi in cabina di pilotaggio nell’ultimo film del filone. Anche noi italiani tenteremo di sfruttare l’onda realizzando nel 1979 un nostro epigone a basso costo intitolato Concorde Affaire ’79 e diretto da Ruggero Deodato (un anno prima dello scandalo che lo travolse per il film Cannibal holocaust). Dopo un’incursione parodica, il filone rimase in sospeso con pochi tentativi di recupero di successo fatta eccezione per il b-movie Snake on a Plane, ritrovando in un certo senso una natura più drammatica nel film Sully di Clint Eastwood che va però precisato non corrisponde al genere citato se non per analogia della prima parte della trama.
Il film di Andrew Lau riprende il filone trattandolo con la massima serietà e contando su reparti espertissimi e blasonati, un cast dalla resa perfetta ed una costruzione drammatica ad orologeria assolutamente efficace. Lo spettatore è introdotto nel racconto con la giusta dose di ritmo e presentazione dei personaggi. L’estetica irridescente del film e gli effetti speciali di rilievo consentono una totale immersione nel racconto portandoci scena dopo scena all’interno dei conflitti psicologici e delle responsabilità che comporta pilotare un aereo di linea in situazioni di assoluta ed imprevedibile emergenza. Il film si basa su una storia vera e si avvale di un piccolo contributo nei titoli di coda in cui il cast del film incontra i membri dell’equipaggio realmente coinvolto negli eventi.
Alla ventiduesima edizione del Far East Film Festival uno spettacolo per tutti che non ha nulla da invidiare ai grandi blockbuster americani.