Nel lontano 1815, da una delle mani più note della letteratura inglese (o anche mondiale), ossia quella di Jane Austen, nasce l’opera romanzesca Emma. Emma, è una giovane ragazza inglese dell’era georgiana, ricca, intelligente e dai pochi interessi se non combinare matrimoni altrui. Come la stessa autrice disse al tempo “sto per descrivere un’eroina che non potrà piacere a nessuno, fuorché a me stessa”. Ed effettivamente la Austen ci aveva visto lungo.
Di questo romanzo oggi ne viene fatto un film, diretto dalla regista americana Autumn de Wilde. Emma è l’opera prima della de Wilde, la quale prima di dirigere il film, ha lavorato principalmente nel mondo della fotografia e del videoclip. Difatti, la visione estetica e fotografica della regista, è pienamente presente all’interno della sua opera prima. Emma, può considerarsi per l’appunto un film dalle immagini delicate, che definiscono alla perfezione le ambientazioni in cui la storia si svolge. Sicuramente, in termini di paragone, il primo pensiero che sorge va alla Coppola con il suo film Marie Antoinette del 2006. I colori, lo sfarzo dei costumi, della scenografia, dei banchetti richiamano fortemente all’immaginario pop della sposa di Luigi XVI. Eppure, il film di Autumn de Wilde non può considerarsi altrettanto innovativo e irriverente come quello della Coppola.
Potremmo dire che Emma fondamentalmente è un film riuscito: una semplice commedia romantica senza grandi pretese. Forse l’elemento di cui è priva questa pellicola, però, è quel tocco di grinta, quel je ne sais quoi in più che avrebbe potuto renderla veramente interessante. Il testo di Jane Austen si presta benissimo al genere cinematografico proposto e all’estetica fotografica utilizzata dalla de Wilde, ma riportare in maniera fedelissima un testo letterario sul grande schermo (oggi soprattutto), non sempre funziona. Cinema e letteratura utilizzano linguaggi opposti, che hanno necessità di essere riformulati nel momento in cui attingono l’uno dall’altro, e questo in Emma non avviene.
Prendendo in analisi il personaggio della protagonista (come aveva predetto la Austen) difficilmente si riesce ad apprezzarlo, ma non è questo il problema (il mondo del cinema per anni ha riportato sullo schermo personaggi sgradevoli). Ciò che risulta più difficile in questo film è empatizzare con Emma, in quanto tutto quello che le avviene, come si confronta rispetto a delle problematiche e come queste alla fine vengo risolte, inducono lo spettatore a separarsi dalla visione della protagonista. Nel 2020, riportando un soggetto come Emma in termini cinematografici, senza rielaborarlo in una chiave che risulti più odierna (non semplicemente trasportandola ai nostri tempi ovviamente), che sia in senso di immagini o di sceneggiatura, comporta di conseguenza a non lasciare un segno distinto rispetto all’universo filmico attuale.
Scelta assolutamente azzeccata è quella del cast, principalmente composto da giovani attori inglesi molto capaci, che hanno già un background di collaborazioni con autori molto noti. Un lavoro interessante è stato fatto sulle attrici Anya Taylor-Joy (Emma) e Mia Goth (Harriet). Entrambe provengono da uno scenario cinematografico principalmente horror (la Taylor-Joy è stata la protagonista di The Witch, e Mia Goth ha preso parte alle pellicole Suspiria e Nymphomaniac), in quanto la loro bellezza androgena, ha saputo valorizzare al meglio le atmosfere che i film richiedevano. In Emma, scardinano l’immaginario in cui lo spettatore abitualmente le ricollegava, e si calano alla perfezione nelle vesti colorate e frizzanti della commedia romantica. Dimostrano, nonostante la giovane età, di essere delle grandi attrici camaleontiche e versatili.
Emma ha le sue qualità e i suoi potenziali, ma risulta una semplice commedia di genere, non troppo differente rispetto a tante altre che sono state proposte nel corso degli anni. Intrattiene lo spettatore durante la sua visione, ma non ha un tratto peculiare che faccia da appiglio e che rimanga nella mente quando questa si conclude.