Dopo mesi di chiusura il Museo del Cinema di Torino, come gli altri musei italiani, riapre cercando di far ripartire l’industria della cultura e dell’intrattenimento che caratterizza il mercato turistico del nostro paese. Per l’occasione nascono nuove attrazioni che possano garantire un museo al passo con i tempi ed attento alle nuove tendenze e tecnologie. Il progetto EFFETTO VR! Il cinema in Virtual Reality ha proprio lo scopo di agganciare una nuova generazione di avventori mostrando la struttura museale piemontese aggiornata rispetto al mondo dell’audiovisivo nell’epoca del gaming e dei linguaggi immersivi. A Torino è dunque nata la prima sala cinematografica permanente completamente dedicata alla realtà virtuale con una programmazione di contenuti costruita quasi su misura in collaborazione con Rai Cinema.
Sarà il leggendario Moloch, divinità pagana a cui venivano sacrificati gli innocenti nel capolavoro del cinema muto di Giovanni Pastrone Cabiria, a fare da testimonial di questa trasformazione. Il simbolo più antico di Torino ha per questa ragione indossato nei manifesti pubblicitari il visore VR, unendo così il passato con il presente e il futuro. Il capolavoro Cabiria è un film del 1918 realizzato dalla gloriosa Itala Film di Pastrone, che si poté fregiare delle didascalie e di una storia firmata dal famoso Gabriele D’Annunzio. Il film è anche la prima gloriosa apparizione di Bartolomeo Pagano nei panni di Maciste, altro emblema della storia del cinema italiano. Il Moloch venne citato e mostrato nuovamente nel 1922 per mano del grande regista tedesco Fritz Lang, che lo inserì in una visione del protagonista del film chiave della storia del cinema, Metropolis. Alla destra della riproduzione del dio Moloch si trovano le due chapelle che ospiteranno le salette CineVR attraverso le quali i visitatori potranno scegliere e visualizzare tramite appositi visori i film che il museo offrirà in esclusiva. Così nella splendida location all’interno della Mole Antonelliana, simbolo di Torino, sarà possibile esplorare il passato insieme ai prodromi del futuro dell’audiovisivo: il mondo dell’audiovisivo immersivo virtuale, ora nella sua fase pionieristica sarà integrato fra le icone della storia del nostro cinema.
Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema di Torino ha introdotto la conferenza stampa dichiarando: «In un mondo in continuo cambiamento, velocizzato in maniera esponenziale della pandemia, il cinema non ha subito una battuta d’arresto, le produzioni si sono intensificate, andando a sperimentare nuove tecniche e percorsi non battuti». Ha sottolineato che: «Il Museo Nazionale del Cinema deve essere al passo con i tempi, intraprendendo un percorso che lo vedrà approcciare nuovi linguaggi. Il nostro è un museo che si rinnova e innova, grazie alla tecnologia VR che diventa parte integrante dell’allestimento, proponendo contenuti per tutte le età».
Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema di Torino ha inoltre precisato che: «Il ripensamento scientifico del nuovo museo non può non partire dalla considerazione che l’impianto museale e il mondo delle immagini in movimento stiano vivendo una profonda trasformazione a livello produttivo, creativo e nelle pratiche di fruizione. Le esperienze con i visori per la realtà virtuale, il videomapping e i videogiochi sono solo alcuni degli approcci attraverso cui registi, designer, artisti stanno arricchendo le possibilità del cinema. Allo stesso modo, anche i musei propongono metodologie innovative per presentare i propri contenuti ad un numero maggiore di fruitori. Il Museo Nazionale del Cinema vuole tenere conto degli scenari futuri dell’arte cinematografica e della forma museale. Passato e futuro, tradizione e innovazione: attorno a questi due poli si incardina il primo cambiamento dell’esposizione permanete con la creazione di questo spazio riservato alla realtà virtuale».
Ed è proprio in questo contesto che torna il progetto Revenge Room (trailer) di Gennaro Coppola, dopo la presentazione del film alla Mostra del Cinema di Venezia. Un Italia il film a 360° realizzato nel 2020 nel giro di un solo giorno e della durata di 8 minuti con Eleonora Gaggero, Luca Chikovani, Manuela Morabito, una magnetica Violante Placido e la partecipazione straordinaria di Alessio Boni. Gennaro Coppola ha sviluppato un racconto crossmediale che si esprime attraverso un film una videomapping che sarà proiettata proprio sulla cupola della Mole Antonelliana di Torino ed un film VR360° che sarà in programmazione nelle salette virtuali del Museo Nazionale del Cinema di Torino ospitate al suo internp. Il progetto è connotato da una forte valenza sociale che affronta il tema della condivisione non consensuale di materiale intimo, con alcuni risvolti paranormali ed onirici. L’opera sarà anche disponibile sull’app Rai Cinema Channel VR.
Un ragazzo ed una ragazza si risvegliano nei loro letti, entrambe le camere sono visibili dalla nostra prospettiva, l’orizzonte visuale a 360° è completo e mostra entrambi i ragazzi e le loro due figure adulte: un uomo dall’aspetto misterioso ed inquietante ed una donna, comprensiva ed accogliente. Si tratta della cronaca di un caso di condivisione non consensuale di materiale intimo: una ragazza vede le sue immagini di nudo diffuse in rete per vendetta dal ragazzo che ha lasciato. Il filmato si basa sui distinti punti di vista dei protagonisti e sul loro percorso di elaborazione dell’atto criminale commesso o subìto. Il taglio morale sarà dettato dai dialoghi con le figure adulte. Un piccolo lavoro che merita di essere elogiato per la tematica ed il tentativo di essere unico e innovativo nella soluzione linguistica, che però non basta a fare centro nel cuore dello spettatore. I dialoghi e la struttura del racconto non si elevano mai e la struttura si mostra troppo prevedibile nella sua esposizione ed un po’ retorica nella sua logica narrativa. Violante Placido in particolare si mostra trascinante e molto equilibrata nella recitazione ed aiuta l’immedesimazione dello spettatore, ma il prodotto finito sembra piuttosto frettoloso e superficiale per riuscire a lasciare un segno forte e mostrarsi all’altezza del tema che ha scelto di trattare.