Più azione, meno paesaggi. Più personaggi, meno sabbia. Questo è Dune – Parte due (trailer), un film che riscatta la matrice contemplativa del primo capitolo. Si erge a chiave interpretativa del precedente come tassello fondativo di un dittico che ha in seno tutte le premesse per divenire una saga più che longeva. La pellicola, come nelle intenzioni del regista, Denis Villeneuve, è «un film a sé stante: è una diretta continuazione del primo, ma anche chi non ha visto quest’ultimo lo può apprezzare». Siamo catapultati in un’Arrakis, dove Paul (Timothée Chalamet) e sua madre, Lady Jessica (Rebecca Ferguson), si sono integrati nella popolazione Fremen. Inoltre, il ragazzo ha modo di interagire con Chani, personaggio interpretato da Zendaya, che nel primo film risultava essere una figura evanescente tra granelli di sabbia. I due conducono una vera e propria guerriglia contro gli Harkonnen, rendendo il film più muscolare.
Tuttavia, non manca l’approfondimento emotivo dei personaggi, che diventano il vero fulcro della storia. Timothée Chalamet incarna un protagonista che si spoglia dei panni dell’eroe puro e indossa quelli di un oscuro messia. Assume, nella società Fremen, un nuovo nome: Muad’Dib (piccolo canguro del deserto, colui che mostra la via), ma non rinuncia alla sua origine. Metà Harkonnen e metà Atreides, tra la sua discendenza e la facoltà di prescienza, Paul decide di prendere in mano il destino dell’universo. Questa decisione però segna l’allontanamento da Chani che non riconosce più in lui l’uomo di cui è innamorata. Diversi attriti emergono anche tra la Casata Imperiale Corrino e quella degli Harkonnen. Insomma, la complessità emotiva dei personaggi bilancia perfettamente una messa in scena che nel primo Dune risultava eccessivamente estetizzante.
Anche in questa seconda parte non mancano personaggi in silhouette e immagini di una bellezza fine a sé stessa, che, però, la maturata regia di Villeneuve e la fotografia di Greig Fraser riescono abilmente a far digerire nell’organicità di un prodotto elastico. I momenti statici e dinamici si alternano fino ad arrivare in picchiata allo scontro tra il protagonista e Feyd-Rautha Harkonnen, interpretato da un mimetico Austin Butler. Quest’ultimo dà vita a un personaggio disgustoso, a cui Villeneuve riserva particolari close up che ne mostrano il viscidume. È un serpente che cerca di scalare le gerarchie e che viene presentato in pompa magna in una scena in bianco e nero che riecheggia Il gladiatore di Ridley Scott.
L’eccezionale cast comprende anche Florence Pugh, Léa Seydoux, Christopher Walken. A loro non è concesso un minutaggio corposo, ma nonostante ciò riescono a farsi notare. Tra questi c’è anche Anya Taylor Joy che compare per pochi secondi, non considerando il tempo in cui viene mostrata sotto forma di feto kubrickiano. Lei è la sorella, ancora nel grembo della madre, di Paul e la sua comparsa a intermittenza richiama perfettamente lo stesso modo con cui, nel primo film, ci veniva presentata Zendaya. Questo, insieme a un finale che non mette un punto vero e proprio, fa presagire che la saga possa continuare. Il progetto, quindi, si attiene coerentemente al carattere seriale dei nuovi blockbuster contemporanei.
Al tempo stesso, Villeneuve, in una recente conversazione con Christopher Nolan, ragiona sull’IMAX, e non è un caso che ne parli con l’autore di Oppenheimer. Dune – Parte due è interamente girato in IMAX. Diversamente dal precedente, dove il grande formato era riservato esclusivamente alla natura, in questo film si assiste all’alternanza tra il formato espanso IMAX (1:90:1) e quello tradizionale (1:43:1). Questo cambio di formati, secondo il regista, accresce «l’impatto di alcune emozioni, o di alcune rivelazione, o la scoperta di nuove ambientazioni». Natura e personaggi sono diventati un tutt’uno, come noi spettatori siamo completamente immersi in questo nuovo ambiente simulato. I conflitti di potere, gli scontri tra religione e popolo, le problematiche interpersonali e la riflessione sulla tecnica, fanno di Dune – Parte due, film dal valore che supera i cento milioni di dollari, un vero e proprio blockbuster d’autore.
Dal 28 febbraio al cinema.