Dreams, la recensione: la voce dell’amore

Dreams recensione del film di Dag Johan Haugerud Dasscinemag

Vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino 2025 e del Premio FIPRESCI, Dreams (trailer) di Dag Johan Haugerud è parte di una trilogia che ha come tema i rapporti umani, iniziata con Sex e conclusasi con Love, in Italia i film verranno però distribuiti in ordine differente, come ha dichiarato lo stesso regista:

«Ho pensato che fosse interessante visitare prima una coppia che sta insieme da molti anni, poi tornare al primo amore e infine parlare di cosa può essere l’amore se è tanto premuroso e responsabile quanto romantico. Inoltre, sia Sex che Dreams terminano con le persone che si dirigono verso il municipio di Oslo, mentre Love parla del municipio. Tuttavia, saranno distribuiti in ordini diversi in Paesi diversi. In Italia ad esempio è prima Dreams, poi Love e infine Sex

La trama verte attorno a un libro scritto dalla diciassettenne Johanne (Ella Øverbyev) che inizia a provare sentimenti di attrazione per la sua professoressa di francese e norvegese, Johanna (Selome Emnetu). Le due inizieranno a incontrarsi anche al di fuori dell’orario scolastico e ad avvicinarsi l’una all’altra. La prima parte dell’opera è incentrata sul processo d’innamoramento di Johanne verso Johanna, la seconda sulla percezione del rapporto da parte delle persone esterne alla vicenda, come la madre e la nonna che leggono le confessioni scritte della ragazza. Queste ultime non sono capaci di comprendere la veridicità delle vicende scritte da Johanne, in bilico tra realtà e desiderio.

L’opera tramite l’espediente del libro espone i pensieri e gli stati d’animo dell’innamoramento adolescenziale, descrivendo sensibilmente i timori e i desideri che possono attraversare la psiche umana di una diciassettenne, durante il risveglio delle sue pulsioni sessuali e affettive. La voce e le parole di Johanne accompagnano quasi totalmente la visione, in forme e modalità differenti.

Dreams recensione del film di Dag Johan Haugerud Dasscinemag

Inizialmente Johanne, parlando allo spettatore, narra le motivazioni che l’hanno portata alla scrittura del libro, durante l’esposizione della narrazione però, ci saranno delle discordanze tra le parole realmente scritte all’interno del libro e quelle enunciate dalla protagonista, utilizzate per esprimere il suo stato d’animo postumo la scrittura. In questa maniera viene creata una disuguaglianza tra le informazioni che la madre e la nonna possono assumere dal libro (tramite quindi il mezzo letterario) e le informazioni date invece allo spettatore (tramite il mezzo orale) utili al processo d’empatizzazione con il personaggio.

La sua voce commenta battute di altri caratteri, anche là dove il suo personaggio non è diegeticamente presente, ovvero sembra poter udire i discorsi di altri personaggi anche quando essi dialogano unicamente tra di loro, in assenza di Johanne. In questa maniera nell’esposizione dell’opera viene accentuata la presenza della soggettività di Johanne, la quale giunge anche in spazi e pensieri che non possono appartenerle. La visione spettatoriale delle vicende, anche esterne al personaggio, è quindi ripetutamente compromessa dal punto di vista della protagonista.

Il film è caratterizzato da ambientazioni notturne nelle quali numerose fonti di luce calda circondano i personaggi, e ambientazioni diurne nelle quali le tonalità chiare e marroni mirano a creare un’estetica elegante e sobria degli ambienti, completamente opposta all’emotività dei personaggi che li occupano. Le scale sono un elemento ricorrente, simbolo del desiderio e del raggiungimento di un rapporto umano, stesse scale sulle quali Johanne percorrerà i suoi passi in più direzioni, stanti a significare il suo cambiamento emotivo nella relazione.

I personaggi della madre e della nonna sono mutevoli, sia nelle opinioni riguardanti il libro sia nel modo di relazionarsi all’adolescente. Questi cambiamenti sono però repentini e apparentemente ingiustificati nelle loro evoluzioni. Il tema della solitudine che le lega è spiacevolmente poco approfondito, così come le potenzialità delle differenze nel cambio generazionale tra le tre donne. Escludendo ciò, l’opera riesce a comunicare i pensieri e gli stati d’animo della protagonista con un approccio sensibile e degno di nota che ne fa meritare, insieme al caratteristico utilizzo della voce, la visione.

In sala dal 13 Marzo.

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