Doppia pelle, amare il cinema crea di conseguenza film di qualità?

Doppia pelle, amare il cinema crea di conseguenza film di qualità?

Quentin Dupieux conosciuto anche con lo pseudonimo Mr. Oizo (in quanto musicista e produttore discografico) ritornò lo scorso anno al festival Cannes con il suo ultimo film Doppia pelle (trailer). Se si ha avuto modo di confrontarsi già in passato con questo regista, certamente un aspetto che subito salta agli occhi degli spettatori è la sua dirompente follia espressiva, che ha da sempre caratterizzato il suo cinema. Doppia pelle certamente mantiene il filo con i suoi precedenti lavori, ricalcando quelle tematiche che mettono in luce (in modo eccessivamente esplicito a volte) gli aspetti artistici e sociali che più lo appassionano. Difatti un elemento sempre presente nelle opere di Dupieux è l’esplicitazione del suo amore per il cinema, ricorrendo spesso al metacinema e facendolo anche dichiarare apertamente dai suoi personaggi.

Ma essere follementi cinefili, basta a realizzare dei film che siano realmente di qualità?

Analizzando Doppia pelle e confrontandolo anche con uno dei precedenti lavori più conosciuti di Dupieux, ossia Rubber (2010), salta immediatamente all’occhio una coerenza narrativa tra i due: dare ad oggetti inanimati una centralità. Gli oggetti inanimati (in Doppia pelle una giacca in pelle di daino, in Rubber uno pneumatico) diventano veri e propri protagonisti dei film, parlano direttamente al pubblico e ai personaggi nello schermo, dando vita alle azioni che muovono il racconto. Diventano l’incidente scatenante che portano i personaggi alla follia.

Doppia pelle vede un sempre elegantissimo Jean Dujardin (nel film George) viaggiare in non-luoghi di montagna, con alle spalle un matrimonio ormai finito e l’obiettivo di spendere i suoi ultimi risparmi per comprare una giacca di pura pelle di daino (“pelle di daino al 100%” citazione che verrà riputata più volte nel corso del film). La giacca di daino è come se conferisse potere a George, sentendosi irresistibile e invincibile, un potere che pian piano lo induce a una discesa nella follia. Questa psicosi sdoppia la personalità di George cedendo una vera e propria voce alla sua giacca, la quale gli dirà che la sua magnificenza non può essere oscurata da altre giacche nel mondo. Da qui il protagonista agisce perché la sua amata (la giacca) sia elevata all’importanza di cui costantemente discutono, uccidendo e filmando l’atto.

doppia pelle

Se in Rubber lo pneumatico uccide spietatamente senza un motivo specifico (“no reason” come ci giustifica il poliziotto in un monologo all’inizio del film), Doppia pelle sembra raggiungere in minima parte una coerenza narrativa, che però non basta a dare un vero e proprio senso alle azioni che si svolgono sullo schermo. Il problema più grande delle opere di Dupiex rimangono le sue sceneggiature. La sperimentazione di tematiche folli e irrealistiche è da sempre un elemento che ha caratterizzato il mondo del cinema, ma in questo caso specifico le azioni e i personaggi rimangono sempre totalmente sconnessi e insensati, che non lasciano nulla allo spettatore che sta guardando il film. Si assiste alla messainscena con totale passività, non riuscendo a elaborare un pensiero di senso compiuto che conduca a delle riflessioni o un qualche genere di sensazione che muova emozioni.

Da quello che si percepisce Dupiex è certamente un grande appassionato di cinema che cita costantemente, sia nelle immagini che nei dialoghi, ma questa grande passione è evidente che non riesca a riprodurla se non dichiarandola in modo esplicito e fanatico.

In conclusione, Doppia pelle di certo si può definire un’operazione esasperata e sopra le righe, che non riesce a raggiungere una compiutezza o uno spunto emozionale da parte del pubblico. Dupiex sin dai suoi esordi divide in modo drastico i suoi spettatori: o lo ami o lo odi. Il film sarà disponibile su Sky Primafila e MioCinema a partire dal 29 maggio, a voi la scelta di amarlo o odiarlo.

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