Deadpool & Wolverine (trailer), diretto da Shawn Levy, è il nuovo e il 34º film del Marvel Cinematic Universe (MCU) che vede come protagonisti i due famosi personaggi della Marvel Comics interpretati da Ryan Reynolds e Hugh Jackman, suoi storici volti. Il film è il sequel di Deadpool 2 (2018), a sua volta parte alla serie di film sugli X-Men e che si inserisce oggi nella nuova generazione dei film Marvel prodotti dalla Disney.
L’idea di produrre un terzo film sulle avventure di Deadpool risale a prima dell’acquisto della 20th Century Fox da parte della Disney, che ha messo in attesa il progetto dal 2019 al 2022, anno di inizio delle riprese del film. Kevin Faige, presidente dei Marvel Studios, una volta sistemate le scartoffie con la Disney, ha da subito dichiarato che il film sarebbe stato innalzato di livello rispetto ai primi due in modo simile ad altri terzi capitoli dei film MCU, come Captain America: Civil War (2016), Thor: Ragnarok (2017) e Avengers: Infinity War (2018). Il salto di qualità avviene potenziando ciò che si era iniziato con il secondo film, ossia: l’integrazione totale della storia del supereroe all’interno del Marvel Cinematic Universe.
Un salto di qualità che risultava necessario a seguito dell’aspra accoglienza degli ultimi film (Ant-Man and the Wasp: Quantumania, The Marvels e Madame Web). Finalmente la Marvel torna a fare quello che sa fare meglio: accontentare gli spettatori (nostalgici). Non è la prima volta che il fanservice salva la MCU dalle aspre critiche e la delusione dei fan. Spider-man: No Way Home ne è l’esempio più riuscito, almeno sino a questo terzo Deadpool che decide di resuscitare uno dei personaggi più famosi ed amati di tutto l’immaginario Marvel: il caro Wolverine, caduto nel 2017 in Logan- The Wolverine. Da ciò deriva, ed è chiaro, che a portare i fan in sala è il desiderio di poter rivedere supereroi che hanno abitato il grande schermo prima che Avengers: Endgame portasse via tutto con sé.
Tuttavia, Logan è morto, almeno il nostro. Bisogna trovarne un altro! Per farlo il nostro caro Wade, uno dei pochi supereroi della vecchia scuola ancora vergine dall’attraversamento delle linee temporali, dovrà servirsi ora del nuovo e più stabile “multiverso Lokiano”. La seconda stagione della serie, con protagonista il dio dell’inganno, ha spianato di fatto la strada ad una nuova stagione cinematografica basata sul nuovo ed instabile multiverso con cui la Marvel e gli spettatori fanno i conti da qualche anno. Ma solo con Deadpool & Wolverine si raccolgono i primi effettivi frutti.
La trama ci porta sei anni dopo dalle ultime avventure di Wade Wilson in Deadpool 2. Wade (Ryan Raynolds) ha appeso il costume rosso (letteralmente nell’armadietto del suo amico e collega Peter) diventando un depresso ed incapace venditore di auto, tutto a seguito della rottura con l’amore della sua vita Vanessa (Morena Baccarin). Per tornare in azione ha bisogno di diventare una persona migliore: un supereroe da manuale. Solo così potrà riconquistare Vanessa. Questo lo spinge direttamente a bussare alla porta di casa degli Avengers, dove tenta di avere un colloquio ma viene respinto per le sua vocazione egoistica, questo perché gli Avengers non fanno quello che fanno perché “serve a loro ma perché vogliono salvare le persone”. A riportare la maschera all’eroe sarà la Tva (Time Variance Authority). L’eroe viene chiamato all’avventura attraverso l’escamotage più semplice che ci sia: la sua terra (la terra 1005) sta per essere distrutta, quello che lui deve fare per rimanere in vita è collaborare con la Tva e dire addio ai suoi cari, per il bene comune del multiverso.
Deadpool, come ci si aspetta da lui, decide di agire egoisticamente e salvare i propri amici. Prima ancora di prendere questa decisione gli viene mostrata dall’Agente Paradox la morte di Logan, quella che tutti conosciamo, rivelando che l’X-man è divenuto un’ancora universale a seguito un “sacrificio temporale”. Tuttavia, Wade ha bisogno del vecchio compagno di squadra per portare a termine la sua missione, ma dato che il suo non c’è più, inizia così a cercare il Wolverine che più fa per lui nella varie linee temporali. Sino a che non lo trova seduto al bancone di un bar in cui non è ben accetto, alcolizzato ed evidentemente turbato; un Logan che non ha mai compiuto la sua catarsi supereroica e che si porta dietro, senza risoluzione, tutti i fantasmi del suo passato. Deadpool lo trascina, letteralmente, con sé dando inizio all’avventura dell’improbabile accoppiata.
Tutto il film si basa su un forte dualismo di fondo, che ha origine nella sua stessa essenza produttiva, in quanto “ancora universale” che oscilla tra due maniere diverse di fare e concepire la Marvel, ma i due stessi personaggi rappresentano due modi di essere completante diversi. Tuttavia, i due sono uniti e spinti da un sentimento comune: quello di trovare il proprio riscatto come supereroi. Il cuore del film è spaccato in due: la sofferenza abbracciata, palesata ma resa comica di Deadpool e quella tormentata, logorante ed oppressa di Logan.
Hugh Jackman aveva fieramente detto al suo ruolo nel 2017, film che riteneva e ritiene conclusivo per quanto riguarda la storia del vecchio Logan, non aveva fatto i conti con l’improvviso avvento del multiverso. Tuttavia, la versione di questo nuovo Wolverine ci mette in chiaro il perché l’uomo abbia deciso di tornare nei panni dell’X-man: i rimorsi ed i “non detti” del suo personaggio. Quello che vediamo è un Logan umano e sofferente, a cui sono affidati i pochi momenti drammatici del film; è lui che deve evolvere ed abbracciare il cambiamento.
«Me ne vado sempre […] ho messo tutto il mondo contro gli X-men. Per una volta vorrei essere l’uomo che Charles voleva che fossi». Attraverso le parole di questa versione di Logan il film dà la voce a tutti gli altri Wolverine. Non importa di che versione si tratti, le caratteristiche le possiede tutte, anche se amplificate in intensità: il rigetto verso l’umanità, il calarsi nell’alcolismo, nell’isolamento, il mutismo, nello scappare senza però mai esplorare il perché. La paura di non essere abbastanza, di non essere un eroe ha demolito Logan. Ma sarà proprio la versione del “Wolverine peggiore di tutti” che permetterà a Jackman di affrontare quei rimorsi che tormentano il suo personaggio da sempre, scavando dentro e decidendo di non scappare più. Non è la prima volta che Wolverine si rivela un eroe dal cuore nobile, ma una delle poche in cui prima di farlo ci porta allo scoperto la sua fragilità interiori.
Tuttavia, è pur sempre un nuovo Logan agli occhi del pubblico, e la Marvel decide di amplificare l’onda d’urto del fanservice calando l’eroe nei suoi specifici panni: quelli del fumetto, l’iconica tutina spandex gialla e blu, mai indossata prima d’ora sul grande schermo. Lo storico costume si impregna in una storia decisamente più personale, sentita, emozionante del personaggio che abbandona le impersonali tutine di pelle nera che lo omologavano agli altri X-men. Questa costume ci dice anche altro, Wolverine indossa sempre, sotto i vestiti, nonostante la sua risaputa ritrosia nel portare “quei costumini”; un modus operandi più simile a quello di Spiderman che del vecchio Logan. Anche Deadpool glielo fa notare e questo ci parla chiaro: Wolverine sta attendendo, anche se inconsapevolmente, la prima occasione per diventare un eroe ed ottenere il suo riscatto. Il costume di Wolverine permette di accennare ad un’altra chicca del film, che prende alla gola i fan di tutto il globo: la fedeltà che il film tenta di avere con i personaggi rappresentati nei fumetti.
Infine, una menzione speciale va fatta a Ryan Reynolds, il nuovo “Gesù della Marvel”, così si definisce ora il suo personaggio che guida la parte comica del film, ormai un marchio dei nuovi film della MCU, e che trova in Deadpool la sua effige. Anche la sua parte, come tutto il film, viene investita da margine di miglioramento molto ampio. La sceneggiatura del film ha di fatto ripreso tutto quello che era caratteristico del personaggio e del suo marchio e lo ha complessificato. Ossia, i vari camei, la rottura della quarta parete, la spinta comicità, il citazionismo. Stavolta parliamo di un super-citazionismo, che come un superpotere, non si esaurisce riferendosi introspettivamente all’universo Marvel che, tuttavia, stavolta scava veramente in profondità, non solo nelle parole di Wade ma dai brevi ma intensi camei di alcuni personaggi che non avremmo mai immaginato di rivedere al cinema. Oltre ciò torna ad abbracciare un vastissimo panorama pop che si muove tra una nuovissima ed iconica ed imprevedibile colonna sonora (da Like a Prayer di Madonna e Iris dei Goo goo Dolls), al gossip dello star system (citando la sua relazione con Blake Lively) ad uno più cinefilo e di nicchia (come quado si riferisce ad un macchinario della Tva come un Macguffin) e, ancora, Deadpool schernisce apertamente la quasi rivale di sala Furiosa: A Mad Max Saga. In particolare, va sottolineato come la Disney si metta a nudo, facendo auto-ironia sui propri luoghi comuni, come quando Wade sussurra a Wolverine che adesso che la Disney lo ha resuscitato lo “faranno lavorare fino a 90 anni”, oppure quando nel Vuoto della Tva possiamo ammirare le rovine della 20th Century Fox.
Nel tentativo di salvare le casse della Marvel recuperando al botteghino, mentre a Wolverine viene permesso di affrontare i fantasmi del proprio passato, Deadpool fa quello che sa fare meglio: fare Deadpool. Ciò che risulta comico e paradossale è che a tentare di trascinare i fan all’interno di questo mare di incertezze che ci riserva il nuovo MCU sia proprio la guida più improbabile di sempre.
Dal 24 luglio in sala.