La consegna dei premi David di Donatello 2024, trasmessa la scorsa sera su Rai1, ha coronato una stagione cinematografica di grande importanza per il nostro Paese. Il 2023, infatti, è entrato a gamba tesa nelle sale italiane, portando con sé successi notevoli, esordi promettenti e qualche sorpresa (soprattutto in termini di box office). Dunque, la cerimonia, presentata da Carlo Conti e Alessia Marcuzzi, avendo riunito in un solo luogo i film, gli autori e le importanti maestranze che hanno segnato gli ultimi mesi del nostro cinema, si pone come un’occasione per interpretare a grandi linee lo stato attuale dell’industria e provare ad immaginare cosa riserva il futuro.
Da questo punto di vista, è significativo che la prima statuetta ad essere assegnata sia stato il David dello spettatore, ritirato da Paola Cortellesi per il film C’è ancora domani. Va detto, infatti, che il più grande merito dei film in gara quest’anno è di essersi guadagnati una quantità di spettatori considerevole, di aver fatto parlare di sé. Scontato il trionfo della Cortellesi, che ringrazia direttamente i «5 milioni di persone che sono uscite di casa, hanno cercato parcheggio e pagato il biglietto», ma non sono da sottovalutare i successi degli altri grandi nomi di questa 69esima edizione. Basti pensare che Rapito, il film di Marco Bellocchio, pur essendo uno dei minori incassi al botteghino tra le opere in gara (quasi due milioni di euro), ha avuto un ricavo al box office più di due volte superiore rispetto al suo predecessore Esterno Notte.
Proprio Rapito si è rivelato uno dei film protagonisti della serata, aggiudicandosi cinque premi su undici candidature. Marco Bellocchio è un autore che di certo non ha bisogno di presentazioni. In questo film ha voluto raccontare il dramma storico del rapimento del piccolo Edgardo Mortara, sottratto alla sua famiglia ebrea dalle autorità ecclesiastiche. Non è passata inosservata la potenza di questo racconto, tanto emozionante quanto critico nei confronti del mondo religioso; Bellocchio ha ricevuto, infatti, il premio per la miglior sceneggiatura non originale, augurando a sé stesso e agli spettatori che, nonostante la sua età, «la mente resti lucida ancora a lungo per fare altri film». Inoltre, Rapito è stato premiato per i migliori costumi (Sergio Ballo e Daria Calvelli), per il miglior trucco (Enrico Iacoponi), per la migliore acconciatura (Alberta Giuliani) e per la miglior scenografia (Andrea Castorina e Valeria Vecellio).
A fare incetta di statuette è stato anche, come previsto, il già citato C’è ancora domani di Paola Cortellesi. L’attrice e regista romana si è rivelata, dopo un enorme e inaspettato successo in sala, una delle personalità più influenti degli ultimi mesi e di certo una delle più rilevanti tra quelle presenti nello studio 5 di Cinecittà la scorsa sera. La giuria dei David ha riconosciuto in lei – forse più che nel suo stesso film – uno spessore artistico di tutto rispetto, premiando le sue tante capacità con cinque trofei. Oltre al premio del pubblico, di cui si è già parlato, l’interprete di Delia ha vinto proprio il David per la migliore attrice protagonista e ha visto trionfare anche le sue capacità di scrittrice accettando il premio per la miglior sceneggiatura originale. Ma il riconoscimento più importante è forse quello al miglior esordio alla regia, vittoria che la Cortellesi ha accolto lanciando un messaggio di speranza verso chi, più giovane di lei, muove i primi passi nel mondo del cinema: «Ho fatto questo film alle soglie della menopausa, ma auspico che gli esordienti giovani abbiano la possibilità di avere sempre un sostegno per raccontare nuove storie». In fondo C’è ancora domani, oltre che una storia di emancipazione femminile, racconta proprio di un confronto generazionale, riflettendo su quali siano i punti di rottura e quali i punti di continuità tra una madre, Delia, e una figlia, Marcella (Romana Maggiora Vergano), che si appresta ad attraversare le porte della modernità. È ironico pensare, a questo punto, che un altro premio vinto da quest’opera sia il David dei giovani, un riconoscimento speciale assegnato ad un film selezionato da una giuria di studenti liceali e universitari. Non finiscono qui i premi per la tragicommedia di Paola Cortellesi; infatti, anche Emanuela Fanelli, che interpreta il personaggio di Marisa, si è aggiudicata il David per la migliore attrice non protagonista.
Parlando di attori, Palazzina LAF di Michele Riondino ha ricevuto due premi per la recitazione. Il primo è stato assegnato ad Elio Germano come miglior attore non protagonista, il quale nel suo discorso ha detto la sua su uno dei grandi punti di forza della settima arte: “I film aiutano a guardare le cose, se non possono cambiarle”. In secondo luogo, lo stesso Michele Riondino, candidato inoltre nella categoria degli esordi insieme alla Cortellesi, è stato premiato come migliore attore protagonista. Il film di Riondino si è meritato anche un riconoscimento musicale, in particolare per la miglior canzone, ossia Terra mia di Diodato. Il trofeo per la miglior composizione musicale è andato, invece, ai Subsonica per la colonna sonora del film Adagio.
Venendo adesso al vincitore assoluto di questa edizione dei David di Donatello, Io Capitano di Matteo Garrone ha trionfato in ben sette categorie, tra cui quella di miglior film. Qualcuno se lo aspettava, per qualcuno è stata una sorpresa, ma una cosa è certa: Matteo Garrone si conferma ancora una volta un grande artista, un uomo di cinema che, pur restando nel suo limbo tra realtà e fantasia, riesce a raccontare più di quanto possiamo vedere ad occhio nudo su di noi e sulla nostra società. Non è arrivato inatteso, infatti, il premio per la miglior regia, preceduto da una sfilza di riconoscimenti per l’incantevole comparto tecnico del film: miglior fotografia (Paolo Carnera), miglior montaggio (Marco Spoletini), miglior suono (Maricetta Lombardo, Daniela Bassani, Mirko Perri e Gianni Pallotto), migliori effetti speciali visivi (Laurent Creusot e Massimo Cipollina). Tra i vari premi vinti, figura anche quello per la miglior produzione, assegnato ad Archimede, Rai Cinema, Pathé e Tarantula. Più di una volta il regista, per ritirare le statuette, è stato accompagnato sul palco dagli attori protagonisti della sua storia, Seydou Sarr e Moustapha Fall, che hanno sottolineato come al centro dell’opera ci sia un desiderio, un sogno di una vita migliore, di un’Europa migliore, di un mondo migliore. Dunque, ripensandoci, chi meglio di Matteo Garrone avrebbe potuto dirigere questo film?
Vale la pena, infine, menzionare La Chimera di Alice Rohrwacher e il sogno politico di Nanni Moretti, Il sol dell’avvenire, anche questi concorrenti per il David al miglior film (e non solo), ma che non hanno ricevuto alcun premio. Inoltre, è importante citare i premi speciali di quest’anno: il David alla carriera a Giorgio Moroder e a Milena Vukotic, e il David onorario a Vincenzo Mollica.