STAR WARS E L’INDOTTO DI UN FENOMENO: IL MERCHANDISING DELLA SAGA
di Ludovica Ottaviani
A chi non si stringerebbe il cuore, vedendo Darth Vader alle prese con i suoi pargoli Luke e Leila, mentre è impegnato nella loro (dis)educazione? Oppure chi non ha mai sognato di far ruotare una spada laser nell’aria, simulando il tipico rumore delle armi bianche jedi che si incrociano tra loro, negli immancabili colori blu e rosso? È dal 1977 (anno dell’uscita del primo film omonimo della saga) che il fenomeno Star Wars (Guerre Stellari) ha creato un vero e proprio indotto intorno a sé, riscrivendo le regole della diffusione del merchandise legato ad un prodotto di una saga. Fino a quella fatidica data, lo sfruttamento commerciale di un prodotto non veniva considerato una parte integrante della filiera produttiva e distributiva di una pellicola; fu George Lucas a decidere, in modo rivoluzionario, di rinunciare ad un aumento sulla sua paga da regista per chiedere alla produzione i diritti delle licenze per il merchandising e i profitti delle vendite degli oggetti legati alla pellicola, fiutando uno degli affari più prodigiosi della storia del cinema. Oggigiorno, a ridosso dell’uscita del nuovo capitolo della saga “sequel” dell’originale (#StarWarsForceAwakens) è impossibile contare quanti prodotti differenti siano sul mercato, ricercati dai collezionisti: i personaggi di culto dell’universo Star Wars (Yoda col suo bislacco e serafico modo di parlare, il “babbo bastardo” Darth Vader, Obi- Wan Kenobi versione giovane e “retrò”, i gemelli Luke e Leila, il contrabbandiere Han Solo e il suo fido co-pilota Chewbacca) sono ormai fenomeni di costume, icone pop; sì, perché ormai non si contano più i gadgets “non convenzionali” che si possono trovare in vendita, che fanno ammontare l’indotto della saga a circa 100 milioni di dollari l’anno (solo negli States) e circa 9 miliardi di dollari in tutto il mondo; qualche esempio? A modiche cifre si possono acquistare online ciabatte con le stampe degli stormtroopers, Darth Vader o C-3PO; accappatoi a forma di mantello jedi; vertiginose scarpe stringate con delle spade laser al posto dei tacchi; maglioni natalizi a tema Star Wars; fedine di fidanzamento ispirate a Luke e Leila; frigobar a forma di blocco di carbonite con tanto di Han Solo imprigionato e (s)contento; stampi per dolci con lo stesso tema, filtri per il tè a forma di Morte Nera; piatti, carica batteria, collane, cravatte uso ufficio, tenda da doccia “Han Solo post carbonite style”, tappetini da Yoga (col maestro Yoda) e, dulcis in fundo, perfino un tostapane a forma di testa di Darth Vader.
L’INFLUENZA DI STAR WARS NEL CINEMA E NELLA TV
di Francesca Cantore
A partire dal ’77 molta della cultura contemporanea subisce l’inevitabile influenza della saga nata dal genio di George Lucas. L’infografica di Shutterstock riportata in basso, mostra l’impatto dell’esalogia su diversi livelli dell’industria audiovisiva. Partendo da un piano più strettamente narrativo, sino ad arrivare a conseguenze di carattere produttivo.
È evidente ad esempio, come alcuni personaggi di Star Wars abbiano contribuito a codificare dei ruoli, entrati poi nell’immaginario collettivo. Il Prescelto (nel grafico è Luke Skywalker ma noi ci metteremmo Anakin, entrambi in ogni caso antenati del Neo di Matrix); l’Eroina (Furiosa in Mad Max, Ellen Ripley in Alien, eredi dirette della Principessa Leila); il Cowboy dei fantawestern (Ian Solo fa da apripista ai vari Jena Plissken – 1997: Fuga da New York – e Peter Quill – Guardiani della galassia); e ancora il Droide dotato di personalità (pensiamo al Bender di Futurama o al Data di Star Trek), anche se C-3PO ha dei ben più illustri predecessori che vanno da Maria di Metropolis (Lang, 1927) all’Uomo di latta de Il mago di Oz (Fleming, 1939). Lo stesso “formato trilogia” subisce con Star Wars un impulso decisivo – già avviato da Coppola con Il padrino nel 1972 – che porterà alla fioritura di saghe legate soprattutto ai generi fantasy/sci-fi/adventure (Indiana Jones, Il Signore degli Anelli, Ritorno al futuro). Per arrivare infine al contributo di Lucas nel campo degli effetti speciali con la Industrial Light & Magic che consentirà la realizzazione di film dalla forte connotazione spettacolare come Jurassic Park, Harry Potter, Avatar oltre a tutti gli Star Wars successivi.
Le immagini in basso sono il frutto di una maratona di più di 12 ore di Star Wars, che ha portato alla scoperta di corrispondenze inaspettate eppure tanto evidenti. Riguardano sia il cinema che la tv – nella forma dei cartoni animati. Alcune hanno carattere prettamente visivo e sono di immediata comprensione (Sarlacc/Kraken, Bib Fortuna/Majin Bu, Jabba The Hutt/Slurm Queen), ma per altre, come nel caso di Dragon Ball, è possibile intravedere una continuità che arriva a coinvolgere anche la struttura del racconto. A titolo d’esempio basti dire che i Saiyan come i Jedi sono dei combattenti che per sfruttare le loro capacità innate (Energia in un caso, Forza nell’altro), necessitano di un allenamento fisico sotto la guida di un maestro (Genio delle Tartarughe e Yoda) dall’aspetto poco vigoroso ma infinitamente potente e saggio. Ciò detto, il nostro vuol essere un apporto che si pone a latere di un coro di voci già potente, con la consapevolezza che si tratti di un terreno suscettibile di continue integrazioni e per questo potenzialmente illimitato.
PERCHÉ I GENITORI DOVREBBERO GUARDARE STAR WARS CON I PROPRI FIGLI?
di Dora Ciccone
Oggi è inevitabile non venire a conoscenza del fenomeno Star Wars. I riferimenti culturali di quel mondo ideato dal giovane cineasta George Lucas nella Hollywood degli anni Settanta, sono cosparsi su internet, riviste, serie tv di tutto il mondo. Gli eterni personaggi di quella galassia lontana, lontana sono parte della nostra vita ormai già da un po’ di anni ma come per altri film, ognuno conserva un ricordo proprio e originale della saga che ha rappresentato una vera rivoluzione del modo di fare e pensare cinema. Con Star Wars è diventato sempre più sottile il confine tra film e mondo costruito attorno al film. Questo perché ci approcciamo alla visione del film dopo essere già stati bombardati dal flusso mediatico che gli gira intorno. Spesso inconsapevolmente, vediamo un film che ci è già stato raccontato e del quale conosciamo già le regole (o non lo vediamo proprio per questo). Questo si percepisce ancora di più con un film di quasi quaranta anni fa, con l’estetica e la tecnica di quaranta anni fa che, nonostante sia seguito da altri cinque episodi, rimane il primo e l’icona dell’intera saga. Ci vorrebbe un po’ di ingenuità. Ecco, forse solo un bambino, ispirato e allo stesso tempo ignaro della passione dei genitori, può ancora incantarsi davanti al Millennium Falcon che entra nel buio della galassia (della sala). Un fascino che non può suscitare al pubblico del 2015 ormai “abituato” a grandiosi effetti speciali, ma non smette di rivoluzionare l’immaginario cinematografico di generazione in generazione.
(da How To Be A Dad)
STAR WARS E LA VISIONE CRISTOLOGICA
di Gianluca Badii
«Non c’è stato un padre. Io l’ho portato in grembo, l’ho fatto nascere, l’ho cresciuto. Non so spiegare cos’è successo»
Le parole dette da Shmi Skywalker per descrivere la nascita del figlio Anakin, hanno gettato le basi per un’interpretazione cristologica dell’intera saga. I parallelismi con il racconto cristiano sono numerosi: la Forza intesa come Spirito Santo, cioè come essenza onnipotente che permea la vita; Anakin è figlio della Forza, mentre Cristo è figlio di Dio con la mediazione dello Spirito Santo; il viaggio di Gesù dall’umile luogo di origine (Nazareth) a Gerusalemme per essere presentato al Tempio come il viaggio di Anakin, da Tatooine a Coruscant, per essere presentato al Consiglio Jedi; la reticenza dei Jedi, così come quella dei Dottori della Legge ebraica, nel riconoscere il ruolo del Prescelto. Nel complesso sistema di analogie bibliche di cui è ricca Star Wars, centrale è il ruolo messianico a cui i due personaggi sono chiamati. La profezia Jedi vuole che Anakin sia colui che riporti l’equilibrio nella Forza. È nella messa in pratica del proprio dovere che si assiste, apparentemente, ad una profonda divergenza: laddove nel racconto biblico Cristo si sacrificherà sulla Croce per la redenzione del mondo, Anakin cederà invece alla tentazione del Lato Oscuro compiendo la sua metamorfosi in Darth Vader, assumendo dunque il ruolo antitetico di Anticristo. E se l’Anticristo è chiamato a distruggere l’istituzione voluta da Gesù, ovvero la Chiesa, Anakin distruggerà analogamente il Tempio Jedi, iniziando così il suo drammatico cammino di Signore Oscuro.
Sarà proprio nelle vesti di Darth Vader/Anticristo che tuttavia Anakin porterà a compimento la profezia che «male interpretata può essere stata». Ucciderà infatti l’Imperatore liberando la Galassia dalla schiavitù del Lato Oscuro e dei Sith, concludendo così il suo percorso con il ritorno al Lato Chiaro della Forza, quel “Ritorno dello Jedi” sancito dal titolo del sesto capitolo. In tale gesto si trova una doppia significanza: uccide l’Imperatore non per salvare se stesso ma suo figlio Luke, e con lui l’ordine Jedi, e si dona consapevolmente alla morte sacrificando la propria vita. Al culmine della propria vita, Darth Vader lascia dunque il posto ad Anakin Skywalker: il Prescelto ritorna per adempiere alla profezia sacrificando se stesso per la salvezza degli altri, in un definitivo richiamo alla figura cristiana di Gesù.
LUKE COME ENEA: TRA EPICA CLASSICA E CONTEMPORANEA
di Livia Galtieri
1999: nella mia lettera a Babbo Natale chiedevo un libro illustrato dell’Iliade e uno della Minaccia Fantasma che avevo da poco tempo visto al cinema.
2003: avevo nove anni e passavo le giornate delle vacanze estive nelle Marche sprofondando sul divano tra un VHS di Star Wars e un episodio dello sceneggiato sull’Odissea che la RAI trasmetteva subito dopo pranzo.
E ancora oggi sia la saga che l’epica classica esercitano su di me un grande fascino. Ma non sono la sola: in rete si trovano articoli che cercano di rintracciare analogie tra Guerre Stellari e i grandi poemi del passato (The timeless epic: Star Wars vs. The Odyssey, Comparing the Odyssey and Star Wars).
Così si può vedere in Luke una sorta di contemporaneo Telemaco, figlio alla ricerca del padre. Come Enea portava sulle spalle Anchise, Luke tiene sulla schiena il suo padre spirituale, il saggio Yoda che, a sua volta, potrebbe ricordare, con il suo bastone, l’indovino Tiresia: entrambi riescono ad avvertire quello che sta per avvenire, a leggere segnali in quello che li circonda. Tuttavia, mentre il secondo interpreta le volontà definitive dei capricciosi dei dell’Olimpo, il primo percepisce la Forza che, a differenza delle divinità greche, lascia spazio alle decisioni dei personaggi, liberi di abbracciarne il lato oscuro. Forse oggi infatti non avrebbe più senso parlare di destino ineluttabile.
Allo stesso modo “l’ira funesta” di Achille che muove l’Iliade è la stessa sete di vendetta che fa diventare Anakin Darth Fener. In entrambi i casi questo sentimento di odio e rabbia nasce da un legame più o meno profondo con delle donne (Briseide, Shmi Skywalker e Padme). A mio avviso quello che più accomuna l’opera di Omero e quella di Virgilio a quella di Lucas è il potere che le gesta eroiche esercitano sugli ascoltatori e sul pubblico: ancora rimaniamo incantati dallo scontro tra Bene e Male, dalle avventure dei protagonisti, ancora ci affascinano i diversi personaggi che incontrano, gli strani luoghi in cui si ritrovano, ancora ci interessano gli stessi grandi temi. Se tuttavia nell’epica del passato, oltre all’intrattenimento, l’auditorio cercava le grandi origini di una civiltà, il pubblico dell’epica contemporanea di Star Wars forse vuole rintracciare dei modelli comportamentali e delle certezze che possono sfuggire nell’odierna e frenetica vita quotidiana. Il cinema dunque potrebbe aver preso il posto degli antichi cantori, raccontando con le immagini, piuttosto che con le parole, un mondo fantastico ma vicino.