«Ho provato ad essere come Grace Kelly, ma tutti i suoi sguardi erano troppo tristi». Così recita il ritornello di una hit degli anni duemila. Un quindicennio più tardi questa frase sembra trovare eco nell’intervista di Oprah Winfrey a Meghan Markle e al Principe William. Sebbene egli riferisca alla madre Diana, un filo rosso sembra collegare queste figure femminili: un rapporto difficile con la Corona e lo sfondo di una fine funesta. Grace Kelly e Meghan Markle sono senza dubbio due figure molto diverse ma incredibilmente analoghe.
Entrambe attrici, entrate nella Famiglia Reale per matrimonio e riconducibili ad un certo attivismo sociale. Dall’altro lato però sembrano essere antitetiche su molti aspetti. La principessa di Monaco si presenta come una bionda silfide, contraddistinta sempre da una posata eleganza.
Musa di Alfred Hitchcock e vincitrice di un premio Oscar, ha utilizzato la propria fama di attrice per attirare l’attenzione su eventi benefici e crisi diplomatiche. La duchessa di Sussex invece ha toni scuri, un fisico da Hollywood ma grossolano nei movimenti, che tradisce una provenienza fatta più di feste mondane che di salotti dell’alta borghesia. Nota per una serie tv di non grande spessore, è una delle figure più controverse dei nostri giorni pur facendosi portabandiera di tematiche sociali forti, come il razzismo e l’importanza della salute mentale, forse perché a cuore, forse per opportunismo.
A interessare non è la biografia di queste due figure, ma come esse siano figlie dei loro tempi. “È ovvio”, si potrebbe obiettare giustamente, d’altronde è passato mezzo secolo. Eppure non è possibile liquidare così velocemente la questione. Non è solo uno scontro generazionale, è un’affermazione di un modello di essere su un altro. La prova di questa affermazione? Grace Kelly è stata recentemente fatta rivivere sul grande schermo in Grace di Monaco, interpretata da Nicole Kidman. Stroncato dalla critica, la Kidman è stata spesso ritenuta inadatta ad un personaggio del genere.
A pensarci però, chi altra potrebbe interpretarlo? Non la Johansson perché troppo prorompente, né potrebbero farlo la Theron, la Lawrence, la Robbie o Elle Fanning, decisamente troppo moderne nello stile. È qui il fulcro del discorso: Grace Kelly sembra essere irrapresentabile. Chi conosce lo star system contemporaneo può tuttavia individuare un corrispondente. Doutzen Kroes, modella olandese con un passato da angelo di Victoria’s Secret, che vanta una costruzione d’immagine che ricalca spesso quella della principessa di Monaco, non solo dal lato visuale ma anche da quello valoriale, come evidenzia la campagna per la salvaguardia degli elefanti in collaborazione con Tiffany.
Il fatto che sia una ipermodella a percorrere le orme dell’immaginario della principessa, è sintomatico come quel modello abbia cambiato baricentro nel tempo. Il perché è banale. Un certo tipo di caratteristiche sono aliene nell’universo pop dello star system hollywoodiano contemporaneo. Con il postmodernismo, la proliferazione dei canali comunicativi e il cambio di linguaggi, non c’è spazio per la classicità alla Grace Kelly. Essa trova invece il giusto habitat nel mondo della moda, dove l’aura del mito e di una dimensione perduta è ancora funzionale ad una narrazione quasi onirica. È una questione identitaria e comunicativa. La raffinatezza della Principessa di Monaco non può, purtroppo, esistere in un’arena competitiva orientata all’ostentazione, al dominio e alle nuove forme di socialità contemporaneo che impongono un rapporto diretto ed immediato con la massa. Un’attrice oggi deve essere un po’ come noi, la modella no. O meglio, in certi ambiti non ancora.
Meghan Markle invece non sarebbe potuta esistere negli anni Cinquanta. La figura più vicina sarebbe potuta essere Marilyn Monroe sebbene questo paragone vada preso con una certa cautela. La Monroe all’epoca incorporava istanze che la Markle non può introiettare nel contemporaneo per svariati motivi. Tuttavia un parallelismo di fondo può esistere. Se la Monroe ha scatenato infinite polemiche per una presunta relazione con la famiglia Kennedy, non seconda per importanza alle Famiglie Reali, si deve anche ai toni e alle espressioni fuori luogo se paragonati ad un’altra figura di casa Kennedy, Jacqueline Kennedy Onassis. Marilyn era una figura pop e disallineata dall’etichetta tradizionale. Proprio per questo prestò il volto per le serigrafie di Andy Wharol.
Sul concetto di quel famoso quarto d’ora di celebrità si basa la fama della Monroe e di molte attrici contemporanee, tra cui la Markle, nel bene e nel male. La canadese è pop, una figura ambigua che si scontra con una istituzione secolare incapace di risultare credibile alle masse proprio per il proprio distinto stile di altri tempi. La sfida lanciata dalla Markle alla Corona sfrutta appieno lo storytelling dello star system odierno. La tenerezza dell’intervista di Oprah potrebbe rivelare le fragilità o nascondere il cinismo, ma resta sull’onda di una prassi radicata nella costruzione d’immagine. La duchessa di Sussex non avrà vinto l’Oscar, ma ha portato la recitazione ad un altro livello, nel modo reale. Se come attrice non passerà agli annali di Hollywood, ha comunque svelato il paradosso dei nostri giorni. Non esiste più il confine tra pubblico e privato, tra attori e personaggi.
È saltato ogni codice e ogni formalità, ogni etichetta e forse anche quel senso di rispetto intrappolato nei rottami di un tunnel parigino al fianco di Diana Spencer. Questo è evidente leggendo la cronaca, tra attori che si eleggono paladini dei diritti umani senza forse averne alcuna facoltà e la spettacolarizzazione social di una massa informe non ben identificata. In Italia lo sappiamo benissimo. Mentre attori, come Asia Argento, fanno il buono e il cattivo gioco, sul grande schermo finiscono la De Lellis e la Ferragni, che in un documentario ha evidentemente recitato un copione funzionale alla sua brandizzata agiografia.
Grace Kelly e Meghan Markle non sono solo due attrici che hanno scalato le gerarchie sociali. Sono icone di modelli identitari e di femminilità che trovano spazi sempre diversi per esistere e resistere. La principessa di Monaco è il passato, un ombra lunga che si arrocca nelle ultime nicchie di una dimensione perduta. La duchessa di Sussex invece è come gran parte dello star system della nostra generazione, mediocre recitazione sullo schermo ma una eccezionale attrice nella vita. La rivincita della Monroe è compiuta. A tutti il proprio quarto d’ora di celebrità.