Criminali come noi (trailer), il titolo italiano del nuovo film di Sebastián Borensztein, contiene una parola, «criminali», che stona con l’intento dei protagonisti. Loro, persone comuni, provincialotti un po’ tonti, abitano in un paesino sbiadito, abbandonato dal progresso. Sono tutti «ex»: un capostazione di una stazione dove ormai i treni non si fermano, un calciatore in pensione, e così via. Ognuno di loro vive un’esistenza normale, finché non decidono di aprire una cooperativa per risollevare le sorti economiche del paesino. Nel momento in cui chiederanno il prestito alla banca, però, verranno raggirati, quindi si sentiranno costretti ad andare contro i loro ideali pur di riprendersi i loro soldi.
Il titolo originale è La odisea de los Giles, dove «giles» è un termine che indica «brave persone», quindi la traduzione letterale sarebbe il titolo cacofonico “L’odissea delle brave persone”. Effettivamente loro si muovono con intenti diversi da quelli criminali: si sentono giustizieri, o addirittura rivoluzionari, perché non vogliono rubare ma riprendersi soltanto ciò che è loro. Il film si fonda sul duello tra le «brave persone» e i «figli di puttana», così come vengono chiamati ripetutamente, ovvero quegli individui malvagi che sono pronti a fregare il prossimo. Lo scontro è retorico in più punti, poiché da una parte troviamo «Gente che vuole stare tranquilla con i soldi che ha messo da parte» mentre si ritrova fregata da quei “dottori” in giacca e cravatta che sono pronti a scavalcare (e schiacciare) tutti pur di raggiungere i propri obiettivi.
È un duello, quindi, tra il sistema e i cittadini, tra i cattivi e i buoni – e questi ultimi si sentiranno legittimati di fare qualsiasi cosa pur di avere giustizia (a tal proposito, c’è una simpatica scenetta finale dopo i titoli di coda). Proprio i personaggi sono il centro del film – anzi, le persone comuni, quei «giles» del titolo originale. La descrizione della loro vita semplice e del paesino rurale è coinvolgente e verosimile. La scrittura utilizza la loro tontaggine per strappare più di un sorriso, e persino il trailer del film ci suggerisce una trama con persone tonte che fanno cose stupide. In realtà, Criminali come noi ha toni più che drammatici per gran parte della durata: seppur la situazione venga popolata da scemotti, il film parla di cittadini imbrogliati, di crisi economica, insomma, una serie di situazioni negative che trasmettono l’amarezza del contesto, la stessa dalla quale i protagonisti vorrebbero ripartire.
Quindi, a Criminali come noi non mancano i buoni propositi, che, seppur degenerino nella retorica, costituiscono una base solida del contenuto. Il problema più dannoso del film è da ritrovare in un plot che rallenta decisamente il ritmo a partire dal secondo atto. Nel primo atto, invece, il film si rivela stimolante, tra la voce fuori campo del protagonista (colui che ha l’idea della cooperativa, interpretato da Ricardo Darín) che approfondisce tutti i personaggi, e un montaggio efficiente e veloce. Dopo, il film rallenta e la sceneggiatura (tratta dal romanzo La noche de la usina di Eduardo Sacheri, il quale ha collaborato alla sceneggiatura) viene diluita in situazioni ripetitive, le quali, forse, suggeriscono di accostare Criminali come noi non a un heist movie dal ritmo frenetico, ma ad una tipologia diversa di film, come per esempio il capolavoro I soliti ignoti (Mario Monicelli, 1958). Però, anche con questa chiave di lettura, c’è qualcosa che manca alla pellicola, che sia colpa di uno squilibrio tra i toni drammatici e quelli più leggeri, oppure di una scrittura troppo concentrata sulla retorica dell’impegno politico per approfondire l’aspetto intrattenitivo.
Il film è nelle sale a partire dal 20 febbraio.