Lo stato di emergenza sanitaria connaturato alla diffusione del Coronavirus sta avendo un impatto disastroso sul settore cinematografico italiano e su tutta l’economia nazionale. Da un lato c’è la sospensione di attività lavorative di varia natura, dall’altro il senso di ansia e paura che spinge la popolazione all’isolamento sociale. Tali fenomeni gravano sul settore del cinema sia causando l’interruzione dei progetti messi in cantiere dalle case di produzione sul territorio nazionale, sia facendo vertiginosamente calare gli incassi al box office.
Già la chiusura degli esercizi cinematografici in alcune regioni italiane, prevista dal 24 febbraio all’1 marzo, (Friuli-Venezia-Giulia, Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e in particolare quella lombarda), in aggiunta all’allarmismo generale che ha causato l’allontanamento degli italiani dai luoghi pubblici affollati, aveva provocato un grave danno sull’economia cinematografica nazionale. Il presidente dell’ANICA Francesco Rutelli espone i dati relativi alle presenze in sala, allarmanti per i lavoratori del settore: 323.000 persone si sono recate al cinema nel week-end dal 28 febbraio all’1 marzo, ben il 75% in meno delle presenze registrate un anno fa nello stesso periodo.
Al 26 febbraio 2020 i dati del box office offerti da Cinetel, vedono al primo posto Gli anni più belli (Gabriele Muccino) con un incasso di 39.339 euro (e quello totale di 4.939.034 euro) con 7.516 presenze in sala. Il 4 marzo, ad una settimana esatta di distanza, raccoglie l’incasso maggiore Bad Boys For Life (Michael Bay) con 26.177 euro (il totale ammonta a 1.362.122 euro) e 4.824 presenze. Nell’arco di sette giorni l’incasso massimo registrato nelle sale nazionali è calato del 33,45%. Tuttavia, già i dati registrati al 26 febbraio non erano favorevoli per gli standard del cinema italiano, che tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 aveva ottenuto risultati promettenti (l’incasso maggiore del 18 febbraio era di 397.007 euro per Fabrizio De Andrè e PFM-Il concerto ritrovato e il 13 febbraio Gli anni più belli aveva fatto il suo esordio superando il milione).
L’emergenza sanitaria, inoltre, ha causato l’interruzione di nuove uscite dal 20 febbraio al 4 marzo. In quest’arco di tempo l’affluenza in sala è risultata senza dubbio scarsa, tuttavia lo stallo dell’offerta ha contribuito al guadagno dei film usciti prima dell’impasse. Per esempio, Gli anni più belli (in sala dal 13 febbraio), l’1 marzo registra ancora la considerevole somma di 25.023 presenze in tutta la nazione e giunge al 4 marzo con un incasso totale di 5.389.188 euro (sfiorando di poco l’incasso italiano di Parasite, nelle sale da novembre, di 5.518.982 euro). Dunque, tutto il settore distributivo ha dovuto rivedere i suoi piani di programmazione. È stata rinviata a data da destinarsi l’uscita di una serie di film inizialmente prevista per gli ultimi giorni di febbraio. Per esempio, Si vive una volta sola di Carlo Verdone, che avrebbe dovuto raggiungere il pubblico dal 26 febbraio, Dopo il matrimonio di Bart Freundlich e le due animazioni Lupin III-The First e Artic-Un’avventura glaciale, rimandato al 12 marzo.
Tra i film vittime delle ripercussioni socio-economiche del Covid-19, spicca il caso di Volevo nascondermi di Giorgio Diritti, distribuito da 01 Distribution ed inizialmente programmato al 27 febbraio. Il film, prodotto dalla Palomar in collaborazione con Rai Cinema, vincitore al Festival di Berlino dell’Orso d’argento per il miglior attore a Elio Germano, sfida la crisi di mercato del cinema italiano. Esce in sala mercoledì 4 marzo, contribuendo alla fine della staticità dell’offerta. Intervistati da Fabio Fazio a Che tempo che fa, Giorgio Dritti ed Elio Germano definiscono la scelta di uscire in sala come un segno di fiducia e di positività per l’Italia. Ma Carlo degli Esposti e Nicola Serra (di Palomar) si vedono costretti ad incassare il mancato successo della coraggiosa impresa.
Se è vero che nel primo giorno di programmazione Volevo nascondermi incassa 25.303 euro (superato solo da Bad Boys For Life con 26.177 euro), è anche vero che il film trova un ostacolo immediato nelle direttive ministeriali. Il decreto firmato da Giuseppe Conte il 4 marzo investe anche il settore dello Spettacolo sospendendo “le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro” [Dpcm 4 marzo 2020].
Nonostante il decreto esorti alla chiusura delle sale, le attività cinematografiche non sono state sospese su tutto il territorio nazionale. È il caso delle sale di Roma e del Lazio, che l’ANEC (Associazione Nazionale Esercenti Cinema) ha deciso di mantenere aperte per non gravare ulteriormente sulle tasche degli esercenti. A tal proposito, negli ultimi giorni l’ANICA ha mandato al ministro del Mibact Dario Franceschini due pagine di proposte auspicando un intervento in soccorso delle aziende, degli esercizi e delle case di produzione cinematografiche.
L’intero settore cinematografico italiano (e probabilmente non solo) è attualmente in crisi. L’incertezza nei confronti dell’evoluzione del fenomeno Coronavirus non permette di ipotizzare una strategia di ripresa del mercato. L’emergenza grava in misura minore su alcuni titoli legati alle piattaforme streaming, come Ultras di Francesco Lettieri prodotto dall’Indigo. Il film dovrebbe uscire in sala dal 9 all’11 marzo, ma l’incasso non sarà certo un successo. Tuttavia sarà disponibile anche su Netflix, già da qualche anno in contatto con l’Indigo Film. Costretto a rinunciare agli incassi al botteghino, Ultras riuscirà lo stesso a raggiungere il suo pubblico.
Al 5 marzo l’incasso maggiore è quello di Volevo nascondermi con 19.165 euro e 3.402 spettatori in tutta Italia. Paradossalmente il 6 marzo il film con Germano vede gli incassi in leggero aumento: 25.161 euro con 4.313 presenze. Con un guadagno totale di 69.707 euro il prodotto può essere, comprensibilmente, giudicato un disastro al botteghino. Il naufragio del box office è indice della paura sociale che allontana il pubblico da luoghi di aggregamento come i cinema, anche nelle zone in cui rimangono aperte le sale (all’interno delle quali vige l’obbligo di sedersi ad un metro di distanza gli uni dagli altri). Gli altri titoli sfortunati che raggiungono gli schermi il 5 marzo sono The Grudge, Maria Curie e Queen & Slim, per i quali, sommando le presenze, si raggiunge la misera somma di 3.918 spettatori nelle sale (2.458 solo per The Grudge).
Non è possibile prevedere l’evoluzione della condizione sociale ed economica del cinema in Italia. I film ancora senza un pubblico e le sale cinematografiche, oggi ritrovano il loro destino intrecciato a quello dello sviluppo della situazione epidemiologica. L’unica realtà percettibile è la repentina trasformazione dei fenomeni legati al Covid-19 e delle sue conseguenze.
Terrore ed allarmismo stanno tenendo le persone in auto isolamento domestico o lontane dai consueti luoghi sociali, spopolando strade e spazi pubblici. L’economia italiana si trova in grave difficoltà in ogni sua stratificazione. Il settore turistico ha già perso miliardi di euro; quasi tutte le aziende, d’ogni ramo, si ritrovano senza clientela. I cinema si svuotano e la sala perde il suo pubblico.
Il pensiero di una società costretta all’isolamento forzato, durante un periodo storico che vede già la centralizzazione delle forze produttive del settore audiovisivo nello sviluppo delle VR, genera nella mente un’immagine distopica di un futuro preoccupante per le pratiche sociali e di socializzazione.
Se è vero che le precauzioni messe in atto dal Ministero della Salute gravano sull’economia delle sale cinematografiche (ma ancor di più su quella degli spettacoli dal vivo), è anche vero che il cinema del 2020 sa prescindere dall’esperienza filmica tradizionale. Durante i periodi di segregazione domestica e diminuzione degli impegni lavorativi, il consumo di film e serie TV sulle piattaforme di streaming arriva alle stelle. Per concludere, nel quadro sociologico tracciato, l’unico settore che registra un aumento quantitativo dei suoi consumatori è quello della produzione di contenuti digitali. Perché oggi, tanto più ci si allontana dal mondo esterno, tanto più ci si avvicina a quello virtuale.