Dal 1989 al 1999 la Walt Disney Animation Studios inaugura un periodo destinato a portare i suoi film d’animazione sulla vetta del successo. È un decennio importante per la Disney, perché questi film non solo fanno il loro ingresso nella storia del cinema, ma ricevono anche apprezzamenti dalla critica. Questa fase, nota anche come “Rinascimento Disney”, ingloba tredici pellicole, tra cui La bella e la bestia, terza in classifica. Diretto nel 1991 da Gary Trousdale e Kirk Wise, il film è basato sulla fiaba di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont, di cui porta il medesimo titolo. Conosciuto anche come primo film d’animazione basatosi su uno script invece che su uno storyboard, fu un lavoro su cui Walt Disney sbatté la testa più volte dopo il primo tentativo fallito fra gli anni trenta e gli anni cinquanta nella realizzazione di un concept.
C’era una volta un principe dall’animo malvagio che viveva in un sontuoso castello. A causa della sua crudeltà gli viene scagliata una maledizione che lo tramuta in un’orrenda bestia. La fata che lancia l’incantesimo, gli lascia anche l’occasione per spezzarlo: amare e farsi amare. Tutto questo sarà possibile fino a quando da una rosa rossa non cadrà l’ultimo petalo. Passano dieci anni. Una giovane ragazza di nome Belle, singolare e stravagante, sogna una vita di avventure ed è vista con l’occhio del giudizio da tutti i cittadini del paese. Bella è la “preda” di Gaston, uomo scorbutico e superficiale, che vuole sposarla. Maurice, il padre di Belle, è un inventore ed un giorno parte per una fiera. Nel tragitto si imbatte in alcuni lupi e trova rifugio in un castello tenebroso, dove viene fatto prigioniero dal mostro che lo abita.
Belle riesce a trovare il padre e baratta con la bestia la propria libertà per la sua, costretta a rimanere al castello per sempre. Fra Belle e la bestia il rapporto è aspro fino a quando, in un momento di sconforto e paura, Belle fugge dal castello trovandosi in preda al pericolo della foresta notturna. Il salvataggio di Belle da parte del mostro permette loro di creare una connessione più profonda, che sfocia ben presto in amore. Nel frattempo Maurice tornato al paese racconta l’accaduto sotto le risa sgradevoli dei suoi abitanti e di Gaston. Solo più tardi Belle scoprirà attraverso lo specchio incantato della bestia, che il padre sta andando a salvarla ma è malato.
La bestia la lascia libera poiché innamorato e cambiato nell’animo. Quando Belle soccorre il padre e tornano al villaggio, Gaston ha escogitato un piano per far sì che la ragazza diventi sua moglie. Con la scusa del racconto della bestia, Gaston vuole portarlo in manicomio. Belle è costretta a testimoniare a favore del padre e mostra l’esistenza della bestia. Così Gaston insieme ai cittadini decidono di assediare il castello, dove lì l’uomo avrà uno scontro con il mostro.Belle arriva al castello e mentre i due si sfiorano la mano, Gaston pugnala la bestia. A quel punto, credendo sia morto, Belle gli dichiara il suo amore infrangendo così l’incantesimo e ripristinando la normalità fra gli abitanti del castello.
La bella e la bestia ricostruisce perfettamente l’ambientazione della Francia del XIX secolo. L’inizio del film ha una peculiarità: gli animatori creano l’illusione di una macchina da presa con uno zoom sul castello, che prefigura l’ambientazione della storia. Successivamente una voce narrante racconta la storia del principe e della sua maledizione attraverso una serie di immagini che si rifanno alle vetrate a piombo dipinte, in un gioco di colori accesi. Quando compare Belle, l’evidente differenza fra lei ed il resto del villaggio è chiara: la canzone che intona delinea sin da subito il suo sentirsi inadeguata in quell’ambiente ed il coro degli abitanti in sottofondo al suo canto, la sradica totalmente da quel contesto a lei estraneo. Anche i colori giocano una parte importante: i colori di Belle sono azzurro e bianco, molto più tenui e morbidi rispetto alle varie tonalità di gialli e marroni che la circondano. Lei è unica fra una massa di uguali.
In tutto il lungometraggio la composizione dei colori è la chiave principale. È legata alla sfera emotiva e sentimentale, oltre a condizionare lo stato d’animo di chi guarda. I momenti salienti dove il colore avvolge a livello emozionale sono molteplici. Innanzitutto l’aspetto tetro del castello buio e dalle tonalità fredde, oscillanti fra il blu ed il viola, dipinge la condizione spettrale e incantata del mostro e dei suoi abitanti. Lancia il messaggio del pericolo e della malvagità a cui si sta andando incontro. A metà film le tonalità gradualmente cambiano andando di pari passo con la progressione del rapporto fra Belle e la bestia. C’è un mix di colori più accesi e leggeri, come se la nascita del loro amore avesse portato la luce nell’oscurità. Questo cambiamento lo si può leggere anche a livello comportamentale della bestia, prima aggressiva e poi buona.
Emblema del film è la scena del ballo. Belle e la bestia ballano sotto le note di Beauty and The Beast, in un’enorme sala da ballo che sembra catapultarti in un grande teatro. Il testo cantato da Céline Dion e Peabo Bryson mostra le differenze fra due persone completamente diverse, ma strettamente vicine nell’animo. A riprendere la scena è come se ci fosse una macchina virtuale, che crea una sorta di illusione di zoom e panoramiche in modo tale da dare allo spettatore la possibilità di avvicinarsi ai personaggi. Questa caratteristica ben voluta fa sì che si entri in empatia con i due amanti che sono arrivati al culmine del loro amore.
Si arriva così al tema principale de La bella e la bestia: quello della diversità. Il messaggio che viene lanciato è che la diversità non è un difetto. Inizialmente viene messo in risalto un aspetto: la paura del brutto e dell’imprevedibile, che costringe all’odio e al ribrezzo. Ma al di là delle connotazioni fisiche ed estetiche, c’è l’animo umano pregno delle più belle ricchezze del cuore. La diversità, l’essere unici nel proprio genere, è sempre stato motivo di repulsione e giudizio. Chi è diverso deve essere emarginato, una legge degli uomini da sempre esistita. Ma è un qualcosa che non conta e che non definisce chi sei.
Si potrebbe dire che la bestia in questo caso, subisce un po’ il processo del mostro di Frankestein di Mary Shelley al contrario. Lui non è nato puro e buono e a causa delle esperienze negative e delle condizioni spregevoli diventato cattivo, ma l’opposto. La bestia era un uomo cattivo e malvagio, diventato buono grazie all’esperienza con Belle che lo ha portato alla conoscenza dell’amore e della vera felicità. Questa trasformazione ha fatto sì che la giovane si innamorasse della sua vera essenza e del suo buon cuore, abbattendo tutti i muri dell’estetica perfetta e della superficialità su cui spesso ci si basa. Perciò, La bella e la bestia solleva il vero significato della vita: la bellezza risiede nell’animo.