Ben prima di Space Jam e del suo sequel arrivato 25 anni dopo, c’è stato un film che ha fatto della tecnica mista il suo tratto distintivo. Unendo sullo schermo Looney Tunes, personaggi di altri cartoni animati e attori in carne ed ossa, 35 anni fa, durante la première a New York, veniva proiettato per la prima volta Chi ha incastrato Roger Rabbit (trailer), firmato alla regia da Robert Zemeckis.
Entrato nell’immaginario anche grazie all’indimenticabile figura di Jessica Rabbit (voce di Kathleen Turner), la sensuale moglie dalle fattezze umane del protagonista animato – seppure anche lei disegnata, il film è una spassosa e rocambolesca avventura che fa avanti e indietro tra il mondo degli umani e Cartoonia, per il cui controllo si danno battaglia magnati spietati e avidi.
Il protagonista umano è Eddie Valiant (Bob Hoskins), che a causa del trauma a seguito della morte del fratello – per mano di un “Toon”, come vengono chiamati i personaggi animati – non vuole più esercitare la professione di detective al loro servizio, affogando il rancore e le ristrettezze economiche nell’alcol. Cartoonia è invece quasi una dittatura mascherata, in cui i cartoni vengono sfruttati e maltrattati, e sui quali incombe la pesante ombra del Giudice Morton (Christopher Lloyd, che con il regista aveva appena collaborato nell’indimenticabile ruolo di Doc nel primo film della trilogia Ritorno al futuro), spettrale figura che si è comprata il ruolo e ha trovato il modo di distruggere i cartoni tramite un intruglio mortale.
A causa di un incarico che ha avuto dei risvolti inaspettati, il destino di Eddie si intreccia con quello di Roger Rabbit (voce di Charles Fleischer), famoso attore-coniglio accusato di avere ucciso il proprietario dei terreni di Cartoonia Marvin Acme (Stubby Kaye) in un raptus di gelosia. Suo malgrado, il detective si trova costretto ad indagare sulla faccenda, trovandosi a sostenere la causa di Roger, docile e ingenuo, che giura di non essere colpevole. Tra personaggi doppiogiochisti, misteri, incastri e verità che vengono a galla, la matassa verrà dipanata e l’emozionante finale ridarà la libertà ai simpatici Toons, che si erano trovati invischiati in giochi di potere tra gli umani per il controllo di Cartoonia.
Chi ha incastrato Roger Rabbit è un film a metà tra il cartone animato e il noir, non a caso ambientato durante l’epoca d’oro del genere, gli anni ’40. Detective privati, atmosfere urbane (Hollywood), una femme fatale (stavolta però sotto forma di cartone), una storia d’amore apparentemente ostacolata (tra Eddie e Dolores, interpretata da Joanna Cassidy) e degli assassinii sui quali far luce: questi gli ingredienti che inseriscono il film nel genere tipicamente americano, condito però con elementi che evitano una categorizzazione troppo rigida.
È la prima volta, inoltre, in cui personaggi di diverse case d’animazione (tra cui le più importanti sono la Warner Bros. e la Disney) si trovano a condividere lo stesso schermo, in un crossover dal quale si può dedurre un’importante collaborazione tra questi colossi cinematografici. Da Biancaneve a Trilli a Daffy Duck, passando per Picchiarello, Betty Boop, Bugs Bunny, Dumbo e Topolino, il giallo è destinato ad essere risolto solo tramite l’unione delle forze di tutti i personaggi animati e non, facendo infine riappacificare Eddie con il mondo dei cartoni.
La produzione del film è stata notoriamente lunga e impegnativa. Le scene in live action sono state unite alle numerose sequenze in cui sono presenti i personaggi animati con mezzi che nel 1988 non erano sofisticati come quelli di cui disponiamo oggi, soprattutto perché il film si colloca nel periodo in cui il digitale non era ancora diventato il modus operandi dell’industria cinematografica.
E proprio come tutti i film la cui storia produttiva è stata travagliata e faticosa, pur considerando l’immediata celebrità ottenuta, anche Chi ha incastrato Roger Rabbit porta con sé interessanti aneddoti. Solo per citare alcuni esempi, si può notare la mancanza del punto di domanda nel titolo, non presente nonostante si tratti evidentemente di un quesito: era infatti considerato cattivo auspicio nell’industria, e quindi fu omesso. Da osservare anche che il personaggio interpretato da Christopher Lloyd non sbatte mai le palpebre, una scelta dell’attore che va letta come un indizio per scoprire la sua vera identità. Infine il ruolo di Eddie, originariamente pensato per Harrison Ford, fu invece assegnato a Hoskins, che con il suo detective offre una performance profonda, pungente e tra le migliori della sua carriera.
Forte del sostegno della Amblin Entertainment (la casa di produzione di Steven Spielberg), il film si è ritagliato uno spazio nella storia del cinema, grazie alle sue peculiarità stilistiche e alla sua autoironia, aiutata dalla presenza dei cartoni animati. Nonostante sia un noir in cui il pericolo della morte è sempre dietro l’angolo, dunque, la leggerezza e la spontaneità portate dai personaggi animati danno una nota di spensieratezza a un film ancora unico nel suo genere. Perché, come d’altronde dice il protagonista Roger Rabbit al troppo serio Eddie, “Una risata può essere una cosa molto potente. Vedi, a volte nella vita è l’unica arma che ti rimane”, frase che riassume perfettamente lo spirito del film di Zemeckis.