L’agente federale Aaron Falk (Eric Bana), dopo aver vissuto altrove per vent’anni, torna nella sua terra natale del Kiewarra per il funerale di un suo amico e della sua famiglia, moglie e figlio, morti tutti per colpi di arma da fuoco. Per gli abitanti del posto il tragico evento è stato guidato proprio dal padre, e Aaron, per scoprire la verità, farà riemergere in lui e negli altri il ricordo di un altro traumatico evento, la morte di Ellie (BeBe Bettencourt), un’amica dei due uomini quando erano adolescenti.
Tratto dall’omonimo romanzo di Jane Harper, il regista Robert Connolly costruisce un thriller in cui si intrecciano eventi del passato e del presente, riuscendo a tenere una tensione costante e riservando diverse sorprese verso la conclusione del caso. Chi è senza peccato – The dry (trailer) offre un amaro ritratto delle molteplici nature che può assumere la menzogna, e di quanto una bugia possa pesare nella vita dell’individuo se protratta a lungo.
I pezzi del puzzle per la risoluzione del caso sembrano incastrarsi con un altro puzzle, quello della morte di Ellie, evento che ha traumatizzato il protagonista e che è esplicato dai continui flashback disseminati per tutto il film. Affascinante è la verità che viene occultata fino alla fine da tutti, nessuno escluso, costruendo dei personaggi mai del tutto onesti.
Chi è senza peccato – The Dry è contraddistinto da uno stile registico solido e sobrio, ma non per questo meno adatto. Al contrario, attraverso i numerosi flashback e le presentazioni di nuovi personaggi, si rischia di confondere la visione. La sceneggiatura, scritta a quattro mani dallo stesso regista assieme a Harry Cripps, offre una narrazione che procede inesorabile con l’accumulo costante di indizi.
Le sorprese arrivano solo dopo la metà del film, riaccendendo l’interesse dello spettatore che inizialmente potrebbe assopirsi per la mole di informazioni e i ritmi serrati per la presentazione del mondo narrativo. D’altro canto, c’è abilità nella ricostruzione degli scenari e l’atmosfera è ritratta piacevolmente se si fa un confronto diretto con il romanzo.
La “siccità” del titolo originale ha un duplice significato, da una parte il riferimento è alla terra arida del Kiewarra che non vede pioggia da diversi mesi, dall’altra è un chiaro rimando alla personalità degli abitanti del posto, privati di speranze e spinti a vivere nell’oblio di pregiudizi e acrimonia. La messa in scena è eloquente e alcuni elementi tratti dal romanzo vengono esercitati appieno e sapientemente, ma la colonna sonora rischia a tratti di risultare ridondante. In ogni caso, Chi è senza peccato – The Dry rimane un film sorprendente, grazie anche alla performance di Eric Bana, e che non risparmia colpi di scena.