Oltre alla mostra fotografica allestita all’ingresso della Sala Sinopoli, la Festa del Cinema di Roma ha voluto omaggiare con la proiezione di un docufilm una delle famiglie che hanno lasciato un’indelebile impronta nella società italiana dal secondo dopoguerra fino ad oggi: Cecchi Gori – Una Famiglia Italiana (trailer).
Con questo titolo si è presentata l’opera di Simone Isola che, come Maria Tilli nel docufilm dedicato a Laura Biagiotti, ha fatto sì che Vittorio Cecchi Gori raccontasse la sua vita prima come figlio d’arte e poi come protagonista intervallando la storia raccontata in prima persona ai particolari aneddoti raccontati da Carlo Verdone, Roberto Benigni, Maria Grazia Buccella, Valeria Marini, Leonardo Pieraccioni, Claudio Ranieri, Roberto Mancini, alcune delle persone che sono sempre state vicine alla famiglia. Non sono mancati poi, soprattutto nella prima parte, alcuni spezzoni di interviste fatte a Mario Cecchi Gori che Vittorio ha ricordato sia con il sorriso sulle labbra ma anche con un velo di malinconia sugli occhi. “Mio padre ed io siamo stati i primi ad intendere il cinema oltre la sala, a comprendere il suo inestricabile rapporto con un mezzo più potente che stava crescendo proprio in quel periodo, la televisione. Sapevamo anche che le tecnologie non si sarebbero fermate lì”. È già da queste parole che si intuisce il genio di due uomini che non sembravano padre e figlio ma due fratelli che avevano trovato la chiave giusta per provare ad aprire anche in Italia tutti i cassetti dello studio system: produzione, distribuzione ed esercizio.
Un sistema che soltanto le major americane del cinema americano sono riuscite a portare avanti da quasi un secolo e che oggi in Italia, in un contesto così strutturato, non sarebbe più possibile ottenere. Grazie alla “Cecchi Gori Group” e alla “Penta Film”, la figura del produttore in Italia ha preso il sopravvento staccandosi da quell’idea di mecenatismo ma allo stesso tempo rivestendo un ruolo chiave per la vita artistica di molti attori e registi italiani. Mario puntò sulla genialità di Dino Risi ed Ettore Scola, sulla comicità di Totò, Sordi e Gassman prima e su quella di Celentano, Villaggio, Troisi, Benigni e Verdone poi. Vittorio, appena prese le redini del gruppo, riuscì definitivamente a sbarcare ad Hollywood, ad intrecciare legami sempre più forti sia con la RAI che con la Mediaset e a proseguire anche l’avventura che il padre aveva iniziato in ambito calcistico allenando una squadra come la Fiorentina. È visibile però il cambiamento della sua espressione quando il regista è costretto ad affrontare gli scandali che hanno radicalmente cambiato la sua carriera ma soprattutto la sua vita privata, episodi che lo hanno drasticamente segnato e cambiato ma che non hanno permesso a quel guizzo geniale visibile ancora adesso nei suoi occhi di spegnersi.
Con la proiezione di questo docufilm si può certamente affermare che la Festa non avrebbe potuto omaggiare una grande famiglia come quella Cecchi Gori in modo diverso: riconoscendo semplicemente il genio indiscusso delle sue colonne portanti.