Arriva dalla Polonia Sweat (qui il trailer), intelligente ed inquietante racconto morale sul fondo delle fashion blogger ed influencer, selezione ufficiale del Festival di Cannes del 2020, per capirci quello che non esiste ma che pur sempre è in gioco attraverso la presentazione dei suoi film nel prestigioso Marchè du film della riviera francese.
Magnus von Horn è il regista e sceneggiatore svedese che firma questa piccola opera di fortissimo impatto. Si è laureato alla National Film School di Łódź nel 2013. Pochi mesi dopo il suo arrivo in Polonia, è stato brutalmente derubato, come reazione a questa esperienza ha deciso di dedicare il suo lavoro ai casi di violenza ed alle persone che li generano.
Sweat è la storia di Sylwia Zając fitness motivator e personaggio pubblico emergente del mondo dei social contemporanei. Sylwia è perfetta nella cura del suo aspetto nell’esecuzione dei suoi esercizi in pubblico così come dal suo cellulare. La sua vita sembra quella di una diva di Hollywood, la sua casa è perfetta così come la sua cura di ogni dettaglio delle sue giornate dai luoghi da frequentare al cibo da mangiare ai trattamenti da fare al proprio cane. Sylwia è una donna sola che serba dentro di se una disperazione ed un totale vuoto interiore che aspetta di esplodere come una bomba da un secondo all’altro.
La vita della ragazza è scandita dal suo cellulare che controlla giorno e notte, calcola i suoi like, controlla i suoi 600.000 follower e fa le dovute pressioni per guadagnare nuove apparizioni televisive. Sylwia è una perfetta macchina dello spettacolo, irresistibile per gli uomini e modello di emulazione per le donne è una figura irridescente della sociatà telematica. Questo però non le impediscedi essere oggetto del desiderio di uomini che non vuole, non le impedisce di essere lo strumento di un sistema di sfruttamento e umiliazione della donna di cui lei stessa è convivente. Sylwia cerca l’amore dei social perchè completamente incapace di amare ed essere amata nel mondo reale.
La persecuzione di uno stalker insinuerà dentro l’influencer qualcosa di represso e mostruoso che la porterà fino ad un epilogo violento e spaventoso che saprà letteralmente “rigurgitare” per mantenere intatta la sua immagine e l’apparenza della sua perfetta identità pubblica.
Sweat mette in scena un racconto pulito, esteticamente perfetto e terribilmente crudele nella sua esecuzione e costruzione scenica, un film intenso ed inquietante, costruito al millimetro, mai noioso e costantemente perturbante, l’esecuzione perfetta aumenta la resa emotiva dell’inquietudine. Un film pulito ed intenso, senza fronzoli o sbavature che va dritto al punto e nella sua chiarezza getta una luce critica ma oggettiva sui nuovi fenomeni della rete.