Gagarine è parte della selezione ufficiale del Festival di Cannes 2020, accessibile agli operatori del settore presso il prestigioso marchè du film della riviera francese che quest’anno si sta tenendo esclusivamente online.
Il complesso edilizio della Cité Gagarine venne inaugurato a Parigi nel 1963 in presenza dell’astronauta russo Jurij Alekseevič Gagarin, progetto architettonico funzionalista che rendeva omaggio alla sinta ideologica dei paesi socialisti, edificato nel borgo di Ivry-sur-Seine ed ospitò quasi 400 famiglie.
Fanny Liatard e Jérémy Trouilh partono dallo spunto della demolizione del complesso per sviluppare un racconto cinematografico poetico ed intenso, un film politico che riesce a volare sopra ogni idealismo per costruire una storia fantastica e fantascientifica dalla fortissima carica emotiva e romantica. Liatard e Trouilh riprendono il soggetto del loro cortometraggio del 2015 rielaborandolo ed adattandolo alla complessa situazione attuale, costruendo un racconto nuovo di multiculturalità ed integrazione, una storia di amicizia e di amore che trascende la drammaticità della trama e si rivela un tributo nostalgico ma lucido alla perdita dei valori della cultura e della memoria.
Viaggiamo per i menadri di un complesso decadente ed al limite della pericolosità in compagnia di un ragazzo geniale e creativo che tutti chiamano Gagarine per la sua ossessione per la figura dell’astronauta russo e per il sogno di diventare austronauta lui stesso. In questo viaggio sensoriale entriamo in contatto con la complessità della cultura della perfieria francese, i suoi sogni, l’incanto delle sue diversità e la complessità delle sue regole non scritte. In un percorso che ci è impossibile distinguere da un sogno ci troviamo a metà fra la terra e lo spazio alla ricerca di un futuro che non si è mai realizzato e di un passato che pochi lottano perchè non venga cancellato. Il film fa di noi i testimoni di una fiaba urbana dai toni epici che rispetta tanto le grandi regole della nuouvelle vague quanto quelle di una fantascienza contemporanea costringendoci ad abbandonare luoghi comuni e rigidità per accogliere l’incredibile e l’imprevedibile.
La disgregazione del complesso edilizio fa da metafora alla disgregazione della memoria, della cultura e perfino della famiglia di Gagarine in una condizione dove il protagonista sceglie di lottare per il suo sogno, le sue radici ed i valori a cui non è disposto a rinunciare a prescindere dall’ineluttabilità del progresso, qui lo spazio è una conquista interiore ed un viaggio verso la costruzione dell’identità.
Uno dei film più belli del Festival di Cannes che non c’è ma che ricorderemo per sempre.