A quarant’anni dalla sua scomparsa, Mario Bava rimane una delle figure più importanti del panorama cinematografico italiano (e non solo). Conosciuto ai più come maestro dell’horror all’italiana, ci si dimentica spesso che egli è anche il portabandiera di nuovi filoni cinematografici sorti tra gli anni ’60 e ’70: esempio ne sono La ragazza che sapeva troppo (1963) capostipite del giallo all’italiana, oppure Reazione a catena (1971) che ispirò il filone degli slasher. Tra questi spicca quello che è considerato da molti il vero capolavoro del regista: Cani arrabbiati (1974), una pellicola tanto straordinaria quanto travagliata fu la sua lavorazione, conclusasi con l’interruzione del progetto a riprese quasi terminate, a causa del fallimento della loro casa di produzione.
Il film nasce in un periodo del cinema italiano in cui il poliziesco (insieme al thriller) andava per la maggiore. Mario Bava si inserisce nel genere uscendo dai binari classici per dare vita a un prodotto assolutamente unico. Il soggetto, poi sceneggiato da Alessandro Parenzo, è tratto dal racconto L’uomo e il bambino di Michael J. Carrol, pubblicato in coda a un volume n° 1162 della collana Gialli Mondadori che Bava amava leggere. Il film è a tutti gli effetti un noir, nonché precursore del cinema pulp, genere che mescola violenza e humor nero, oggi riportato in voga da Quentin Tarantino, il quale deve molto a Cani arrabbiati come fonte di ispirazione, soprattutto per il suo film d’esordio, Le iene.
La trama del film di Bava è la seguente: a Roma, tre rapinatori – Dottore (Maurice Poli), Bisturi (Don Backy) e Trentadue (George Eastman) – compiono una rapina al portavalori di una ditta farmaceutica. Inseguiti dalla polizia, si impadroniscono di un’auto portando con loro tre ostaggi: Riccardo (Riccardo Cucciolla), il proprietario della vettura; Agostino, il figlio piccolo di Riccardo gravemente malato; e Maria (Lea Lander), una sfortunata vittima degli eventi. Inizia così una drammatica fuga tra autostrade e tangenziali: in balia dei tre psicopatici, gli ostaggi sono costretti a sottostare ai loro ordini, fra minacce e violenze, fino all’inaspettato epilogo. Fulcro del film sono però i personaggi, i criminali in primis, i veri cani arrabbiati della situazione, caricaturali e allo stesso tempo veri, non più umani ma bestie dai primitivi desideri che sfogano tutta la loro violenza mossa dal denaro per una futura scalata sociale. Da ciò è facilmente intuibile l’animo socialista della pellicola intenta a ritrarre con severità l’Italia di allora.
La vicenda, salvo all’inizio, non prevede inseguimenti e stunt per le vie di Roma, ma chiude tutta la vicenda nell’abitacolo di un’auto, moltiplicando così la tensione e la claustrofobia accentuata dal caldo torrido e dalla fisicità con cui gli attori interagiscono l’uno con l’altro/a. Inoltre la regia raramente riprende l’esterno della vettura, in modo da far sentire lo spettatore come un settimo passeggero nell’auto, costretto a condividere il poco spazio rimasto libero.
Le riprese vennero effettuate a Roma, principalmente sul tratto autostradale Civitavecchia – L’Aquila. Per fortuna degli addetti ai lavori, all’epoca un tratto di autostrada era in costruzione, garantendo che rimanesse chiusa abbastanza a lungo per lasciare il tempo di girare il necessario. La troupe iniziò il 20 agosto 1973 e in sole tre settimane il film era ormai vicino al completamento. Tuttavia le difficoltà finanziarie del produttore Roberto Loyola lo portarono alla bancarotta, interrompendo la produzione il 12 settembre dello stesso anno. Tutto ciò che restava da filmare erano alcune istantanee di elicotteri e macchine della polizia, più una sequenza introduttiva.
Da ciò Cani arrabbiati viene ricordato come “il film maledetto di Mario Bava”, poiché non è mai uscito al cinema per più di vent’anni. La famiglia Bava cercò di recuperare i diritti del film senza successo. Fortunatamente nel 1995, grazie all’attrice Lea Lander (Maria nel film) e alla sua Spera Cinematografica, riuscì ad acquistare i diritti del film (prima della versione tedesca, poi di quella originale) e a garantirne l’uscita in DVD a Colonia ( Germania), col titolo Semaforo rosso e con alcuni cambiamenti (il lieto fine, per esempio). Successivamente il produttore Peter Blumenstock ha ripristinato la versione col finale originario.
Il film, dopo 21 anni, riuscì ad arrivare in sala con la prima proiezione pubblica del 1995, al BIFF di Bruxelles (Belgio); tuttavia la fortuna la fece con il mercato dell’home video che vide più edizioni con numerosi rimaneggiamenti fino alla versione ufficiale del 2002, nota come Kidnapped del 2002, nella quale Lamberto e Roy Bava, rispettivamente figlio e nipote di Mario, realizzarono scene aggiuntive girate ex novo sulla base delle indicazioni lasciate da Mario nella sceneggiatura originale. Inoltre vennero adoperate diverse modifiche al montaggio, tagliando scene indesiderate, aggiungendone altre (per l’inseguimento iniziale vennero prese sequenze direttamente da altri film polizieschi degli anni settanta) e introducendo un nuovo doppiaggio e nuove musiche di Stelvio Cipriani.
Critica e pubblico non apprezzarono il lavoro svolto da Lamberto e figlio. Roberto Curti ha affermato che tra le versioni precedenti, quella della Astro era la migliore in quanto la versione Kidnapped era “a dir poco un casino, anche se con buone intenzioni”.
La colonna sonora diventa inspiegabilmente una blanda melodia che fa rimpiangere il precedente lavoro di Cipriani, dai toni groove altamente e prevalentemente drammatici, frenetico e martellante, ossessivo e reiterato, che rimane subito impresso nello spettatore. Poco da dire sul nuovo doppiaggio piatto e dimenticabile, al contrario dell’originale che vedeva anche nomi importanti come Renato Cecchetto e Riccardo Rovatti. Il nuovo doppiaggio, in sostanza, è troppo “pulito” e le voci troppo fresche per dei personaggi così “sporchi”. Bocciate pressocchè unanimemente le nuove scene introdotte che andavano non solo a spezzare il ritmo, ma anche a rovinare il colpo di scena originale.
Fortunatamente nell’edizione Raro Video di Cani arrabbiati (disponibile in DVD, Blue-Ray, e su Amazon Prime e CHILI), è presente anche, come extra, il primo montaggio, con doppiaggio e musiche originali; vi è, inoltre, anche un interessante speciale sul film, che farà la felicità degli appassionati.