Ve lo ricordate Chi non salta bianco è? Quel film dal gusto tanto, troppo anni ’90, giustificabile solo dal fatto che è uscito proprio negli anni ’90? Per chi non lo ha visto, o chi non se lo ricorda, basta sapere che la trama ruotava attorno al fatto che i bianchi non sanno giocare a basket e un talento, interpretato da Woody Harrelson, sfrutta lo stereotipo per vincere scommesse nei campetti californiani di Venice Beach. Il tutto è invecchiato malissimo.
Sarà perché era senza senso basare una storia su un pregiudizio razziale dato che in quegli anni era già stato debellato dalla realtà della NBA (Larry Bird, leggendario giocatore dei Boston Celtics, aveva già vinto tre titoli di miglior giocatore della lega per tre anni di fila, l’unico ad esserci riuscito). Sarà perché i bianchi non hanno bisogno alcuno di una difesa nella narrativa mainstream, non sono certo una minoranza da tutelare. Ecco, partendo dai motivi per il quale questo risulta un fallimento se osservato con la lente del pensiero del 2023, viene più semplice capire perché invece Campioni (trailer) è una commedia che funziona. Remake di un film spagnolo del 2018, Campioni si presenta come una sorta di sequel spirituale di quel Chi non salta bianco è, e non è semplicemente perché vediamo di nuovo Woody Harrelson protagonista in un film sulla pallacanestro.
L’eroe della nostra storia è Marcus Marakovich, una vera testa calda, coach professionista, che per via di un incidente causato dalla sua guida in stato di ebrezza sarà costretto a 90 giorni di servizi sociali nel quale dovrà allenare una squadra con disabilità mentali. Da qui in avanti tutto quanto, e intendo davvero tutto, va come lo spettatore si aspetta. La classica fiaba del burbero che messo di fronte alle gioie della vita si trasforma e inizia a voler bene alle persone ed apprezzare le piccole cose nella vita. Ma ci si può lamentare se, addentando una barretta di cioccolato, questa sa effettivamente di cioccolato? O, per fare una metafora più inerente, possiamo rimanere delusi se andando a vedere una partita di Lebron James lo vediamo segnare 30 punti e vincere agilmente? Certo non è un miracolo generazionale (quindi non è né del cioccolato nero modicano, né una partita di finale da record di punti) ma non può deludere se si parte con le aspettative giuste.
I personaggi sono simpaticissimi, tutti ben distinti dalle loro qualità e debolezze dentro e fuori dal campo. Chi si vanta di improbabili prestazioni sessuali, chi invece tira soltanto tenendo le spalle al canestro. Chi non si lava perché ha paura dell’acqua ma poi esegue un perfetto pick and roll. Insomma, tutta la squadra funziona, e tutti i suoi membri hanno una propria crescita da affrontare. E a noi che lo guardiamo non ci interessa se lo sviluppo di tutto ciò potrebbe averlo scritto uno studentello 18enne che ha appena finito di leggere Story di McKee (senza nemmeno averlo capito troppo bene) per tre motivi.
Il primo: le fiabe ci piacciono, vedere personaggi simpatici che crescono con noi e superano le loro difficoltà ci fa bene per affrontare con catarsi i nostri veri problemi. Se ce la fanno loro, ce la posso fare anch’io, non importa quanto difficile sia. Il secondo: la storia ha senso di essere raccontata. Le disabilità mentali sono un tema che, nelle poche volte in cui viene trattato con decenza, ci viene raccontato come un dramma. Una commedia come questa tocca quello che il politically correct sembra aver paura di toccare e lo fa nella maniera giusta. Il terzo: le continue citazioni alla storia della NBA. Si, perché se un appassionato va a vedere un film sul basket è esattamente questo che vuole. Il ditone di Dikembe Mutombo che ti fa no dopo una stoppata, l’iconica scena di Michael Jordan che si ascolta sorridente la sua musica nel bus per le trasferte, l’esultanza di Stephen Curry e molto, molto altro (tra cui una breve comparsata del buon Jalen Rose).
Un film che capisce gli errori del passato e li sfrutta. Una nuova narrativa sportiva che difende una minoranza che questa volta ha davvero senso di essere raccontata. Un ennesimo “non si giudica il libro dalla copertina” che può scalfire anche le armature più pesanti. La dolcezza che pervade il tutto, la panna sulla fragola del buonismo. L’hip-hop che concede ritmo ad ogni partita sostituito dal pop più familiare dei Vampire Weekend o degli Outkast. Se volete scappare per due ore dalla pesantezza della quotidianità, Campioni vi dona la culla per riposarvi un po’ e il sorriso per distendere le guance.
Campioni è al cinema dal 31 maggio.