Brian di Nazareth: l’anarchia che ha fatto la storia

Brian di Nazareth

È certamente dopo aver visto Brian di Nazareth (1979) che Dostoevskij affermò: «la bellezza salverà il mondo». Oggi, 25 agosto 2024, sono esattamente 45 anni da quando uscì il più grande capolavoro dei Monty Python. Per chi non li conoscesse, si tratta del gruppo comico anglosassone più influente degli anni ’70 e, senza esagerare, della storia contemporanea. Questi Beatles della comicità si conobbero all’epoca dei loro studi universitari, tra Cambridge e Oxford, e divennero famosi per i loro sketch anarchici e anti-convenzionali. I componenti sono: Graham Chapman, John Cleese, Terry Gilliam, Eric Idle, Terry Jones e Michael Palin.

Tra droghe leggere e allucinogene, i Monty Python esordiscono prima in radio e in tv, arrivando poi anche al cinema. Dopo i primi due film, E ora qualcosa di completamente diverso (1971) e Monty Python e il Sacro Graal (1975), il gruppo comico si concentra sulla stesura di una sceneggiatura che prende di mira i dogmi religiosi, ambientando la storia nell’epoca di Gesù Cristo.

Il film racconta le vicende di Brian, che nasce proprio nella stalla accanto a quella di Cristo, nella stessa notte. Trentatré anni dopo, Brian si unisce a un gruppo rivoluzionario per liberare la Giudea, ma viene scambiato per il messia senza volerlo. Quando si parla di un film dei Monty Python si intende che tutti e sei hanno collaborato insieme alla sua fuoriuscita in ogni ambito: Brian di Nazareth è scritto da tutti e sei; interpretato da tutti e sei (ognuno di loro impersona più ruoli nella storia); e diretto da Terry Jones, ma praticamente con i consigli di tutti e sei, tanto che colui che si occupava del look visivo del film era Terry Gilliam. Il genio di Gilliam fu, inoltre, messo all’opera sia per le animazioni, sia per i matte-painting, sia per la sequenza in cui Brian viene rapito dagli alieni: che nella scenografia premoniva già lo stile di Brazil, il suo film del 1985.

Girando in Tunisia, sui set del precedente Gesù di Nazareth (1977) di Franco Zeffirelli, i Monty Python riuscirono a portare a casa il film con soli 4 milioni di dollari di budget (tra l’altro per la maggior parte finanziati da un vero ex-Beatle, George Harrison). La distribuzione fu un panico: l’accusa di blasfemia apportò enormi difficoltà all’uscita nelle sale, specialmente in quelle europee. Diverse autorità religiose si opposero con successo. In Italia il film riuscì ad arrivare solo 12 anni dopo.

Brian di Nazareth

Per comprendere appieno la grandezza del film bisogna proiettarsi indietro al 1979. Nel mezzo della guerra fredda i pitoni prendono di mira ogni schieramento. I diversi “fronti di liberazione” della Giudea (che parodiano i micro-partiti di sinistra che si dividono e si insultano sulla base delle più infime questioni) pianificano di rapire la moglie di Pilato in stile Brigate Rosse, le quali erano attive proprio negli anni della scrittura del film e la cui eco era arrivata con forza in Inghilterra, dove risiedeva il gruppo comico.

Ma le parodie non lasciano scampo a nessuno: la religione subisce un’escalation di ferocità. All’inizio il film non sembra troppo concentrarsi su questa (anche perché i Monty Python avevano concluso in un brain-storming che «Gesù in fin dei conti predicava roba abbastanza decente»), ma nella seconda metà (il film) schernisce senza ritegno l’inclinazione umana a credere al divino per trovare un senso nella vita. Inoltre, tra le scene tagliate disponibili nei contenuti extra dei DVD è possibile apprezzare uno dei personaggi più politicamente scorretti della storia del cinema: Otto il sionista. Nel vivo del conflitto israelo-palestinese, Gilliam inventa la figura di un fondamentalista ebraico, che per auto-censura non ha trovato spazio all’interno del film (ma vale almeno la pena di cercare la scena su You-Tube).

Il filo conduttore dell’intera comicità dei Monty Python è l’attitudine a minare i dogmi e le certezze che circondano l’essere umano. L’avversione naturale alle convenzioni caratterizza il gruppo comico in ogni opera e spinge i pitoni a variegare le loro gag ai limiti dell’inverosimile, lasciando il pubblico ogni volta stupito e rinfrescato dall’esito degli sketch. Le loro opere sono stipate di battute e situazioni esilaranti in ogni spazio disponibile: sul piano orizzontale della durata, le gag sono come una raffica di colpi che non lasciano respiro allo spettatore; sul piano verticale, ogni situazione è comica su molteplici livelli.

Brian di Nazareth è, in poche parole, un capolavoro assoluto del cinema comico, uno dei film britannici più visti al mondo, assolutamente da recuperare insieme al resto della filmografia dei Monty Python. Oltre ai film precedenti già citati, ricordiamo anche il successivo Monty Python – Il senso della vita (1983), che chiude in bellezza e cinismo la tetralogia del gruppo comico.

BIBLIOGRAFIA

The Guardian, How we made Monty Python’s Life of Brian, 2019 (link)

ABC News, Life of Brian is 40 years old, but is it still controversial?, 2019 (link)

The Telegraph, What did ‘Life of Brian’ ever do for us?, 2009 (link)

Wikipedia, Monty Python’s Life of Brian (link)

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