Lei promette a lui che rispetterà il suo desiderio di non farsi curare; lui promette a lei che non porrà fine alla sua sofferente esistenza prima di aver ricevuto il permesso dell’amata.
Bound in Heaven è il debutto alla regia della sceneggiatrice Xin Huo – con alle spalle già una carriera ventennale –, presentato nella categoria Progressive Cinema della Diciannovesima Festa del Cinema di Roma. Ni Ni e Zhou You sono tra i giovani attori di maggiore spicco nel panorama del cinema cinese contemporaneo. Nel film di Xin Huo, la prima interpreta una giovane donna, dall’aria affascinante e il portamento elegante, sposata con un ricco uomo più grande di lei che, nell’isolamento della loro intimità domestica, la tiene legata a sé con minacce e frequenti abusi fisici. Una sera la giovane si aggira sola e affannata per i dintorni di uno stadio, nella speranza di riuscire in qualche modo ad assistere al concerto appena iniziato della sua cantante preferita. Un venditore dall’aspetto trasandato, interpretato da Zhou You, con fare spocchioso le ripete che i biglietti sono andati tutti esauriti. Lei non gli crede, ma, proprio quando fa per andarsene, lui la invita a tornare indietro: sarà disposto a tenerla sulle spalle per la prossima ora e mezza per farle godere lo spettacolo attraverso uno sporco e piccolo vetro che, posto sulla parete di un vano pieno di cavi elettrici, dà sul concerto.
L’impatto emotivo che riesce con facilità ad avere sul pubblico è ottenuto da Bound in Heaven per mezzo di una buona caratterizzazione dei personaggi. La protagonista è delineata nel suo spirito libero e nella sua naturale propensione all’avventura: potremmo definirla una high sensation seeker, la sua è un’insaziabile fame di nuove esperienze e, conseguentemente, di nuove sensazioni, più forti sono e meglio è, anche se tossiche. Il protagonista, al contrario, che verso la metà del film rivela di avere un tumore allo stomaco, si ritiene fortunato a non avere legami – poco consistente e deteriorato è anche il rapporto con i genitori –, cosicché quando, tra non molto, la malattia lo porterà sul punto di morte, non dovrà patire il dispiacere di dire addio a nessuno. Questo, ovviamente, rimane valido sino a prima del fatale incontro con la protagonista, che una parte di lui vorrebbe non fosse mai avvenuto.
La storia raccontata da Xin Huo punta, senza provare più di tanto a nasconderlo, a generare commozione nello spettatore che, mentre ed essa finisce pure per abbandonarsi, si chiede se la stucchevolezza del piatto non dipenda dall’accostamento di troppi ingredienti pesanti. Le situazioni di entrambi i personaggi sono plausibili, ma è il loro incontro a risultare forzato.
La forza avvolgente di Bound in Heaven, comunque, risiede anche nella fotografia limpida e brillante diretta da Piao Songri, di fronte a cui è difficile non rimanere a bocca aperta, e nella colonna sonora composta da Zhi Shiliu e Yang Bowen, dalla bellezza ammaliante. Lo stesso potere di fascinazione lo rintracciamo nell’interpretazione di Ni Ni, dagli sguardi intensissimi, che penetrano nell’anima del protagonista.
Se Xin Huo avesse dosato con maggiore cautela il carico emozionale del suo racconto, Bound in Heaven sarebbe stato senza dubbio promosso a film esemplare. Per quella che è, invece, la sua resa effettiva rimane, nostro malgrado, la superficie eccessiva di un prezioso potenziale.
Poco lusinghiera questa recensione, io il film l’ho visto e secondo il mio punto di vista è il film della 19 edizione che ha meritato di vincere, perché più bello e capace di centrarsi sui sentimenti reali. La regista cinese è riuscita a condensare i temi dell’amore e della morte con una leggerezza che si comprende solo conoscendo quella cultura, se paragoniamo la narrazione dell’amore nel cinema occidentale, allora sì che si passa attraverso storie nevrotiche oppure melense. E’ un film che sa dosare la poesia della sceneggiatura fatta di battute essenziali e lapidarie, la musica che accompagna, anticipa e sottolinea ogni immagine, le inquadrature di campo largo e le riprese dall’alto come pennellate che fissano e calmano l’emotività e i colori che sono lucidi, vivi e rendono così reale questo affresco.