
La settima stagione di Black Mirror (trailer), l’acclamata serie antologica dalle derive distopiche creata da Charlie Brooker, segna un ritorno alle origini, cercando di recuperare quella potenza narrativa che, sin dalle prime stagioni, ha fatto la fortuna della serie. Infatti, sebbene le ultime stagioni avessero perso d’incisività, lasciando molti spettatori delusi, questa volta le cose sembrano andare in una direzione più promettente. Pur non raggiungendo la perfezione stilistica dei suoi esordi, la nuova stagione riesce comunque a riscoprire il cuore pulsante di racconti che riflettono le inquietudini del nostro presente, mettendoci di fronte a un futuro che, sebbene non sia così lontano come nelle precedenti stagioni, appare inquietantemente plausibile.
Distribuiti su Netflix il 10 aprile, i sei episodi che compongono la stagione, oltre a vantare un cast eccezionale con nomi del calibro di Paul Giamatti, Peter Capaldi, Emma Corrin, Cristin Milioti e Rashida Jones, presentano un andamento altalenante: alcuni si distinguono per la loro profondità e originalità, mentre altri risultano più trascurabili, smarrendosi in trame prevedibili e, per certi aspetti, ripetitive.
Il punto di forza di questa stagione è senza dubbio l’episodio di apertura, Common People, che si distingue per la sua forte critica ai moderni servizi di abbonamento online, mettendo in luce le storture di un sistema capitalistico che sfrutta le fragilità umane con la falsa promessa di una vita migliore attraverso la tecnologia. La trama ruota attorno a Mike e Amanda, una coppia di innamorati che si trova ad affrontare una scelta disperata quando la vita di lei viene messa in pericolo da un tumore al cervello. La tecnologia dell’azienda Rivermind offre una soluzione: un intervento chirurgico per impiantarle un cervello sintetico collegato a una rete comune, mantenuto attivo tramite un abbonamento. Mike, non potendosi più permettere i costi in continuo aumento dell’azienda, è costretto a confrontarsi con la sua impotenza di uomo, il quale non può far altro che assistere alla degradazione della propria compagna e del loro sogno di costruirsi una famiglia. La loro lotta per la sopravvivenza in un mondo dove i servizi essenziali diventano sempre più costosi, portando a disuguaglianze sociali tra chi può permetterseli e chi no, è tanto toccante quanto realistica.
Con il secondo episodio, Bête Noire, si ha il primo calo della stagione. Questo episodio presenta una reunion tra due ex compagne di scuola, mettendo in luce il potere e la paranoia che permeano le dinamiche sociali moderne. Tuttavia, il tema del bullismo è affrontato con un approccio confuso e poco efficace che mescola universi alternativi e rivalità passate. Così facendo, l’episodio non riesce a imprimere un’impronta duratura e si perde in un finale che lascia lo spettatore con più domande che risposte, rendendo difficile un pieno coinvolgimento emotivo.

Stesso discorso vale per il terzo e il quarto episodio. In Hotel Reverie, l’idea di rivivere film del passato, rendendo omaggio a classici intramontabili come Casablanca, grazie all’intelligenza artificiale è intrigante. Tuttavia, la mancanza di un conflitto centrale significativo e di un messaggio chiaro rende l’esperienza poco incisiva. Nonostante le buone intenzioni, l’episodio fatica a raggiungere quella profondità emotiva di cui avrebbe bisogno per risuonare pienamente con il pubblico. Mentre con Plaything, che risulta piuttosto dimenticabile, si raggiunge il livello più basso della stagione. Pur beneficiando del ritorno di Will Poulter in un ruolo simile a quello interpretato in Bandersnatch, la storia non riesce a decollare, presentando una trama faticosa da seguire e che sembra più un esercizio di stile che un racconto avvincente.
La serie ritorna sulla giusta rotta con Eulogy, invitandoci a riflettere sulla soggettività della memoria e su come essa possa influenzare la nostra percezione della realtà. La narrazione si sviluppa in un viaggio tra i ricordi, facendo emergere la fragilità umana e l’inevitabilità del dolore. Qui, un uomo si confronta con il passato grazie a una tecnologia innovativa che gli permette di rivivere i suoi ricordi attraverso vecchie fotografie. In questo episodio, Black Mirror riesce a toccare le corde emotive del pubblico, riportando alla mente episodi come San Junipero, che hanno fatto la storia della serie.
Ma la vera sorpresa della stagione è Uss Callister: Into Infinity, sequel dell’amatissimo episodio che si rifaceva direttamente a Star Trek, ovvero USS Callister. Qui, il cast originale torna in una nuova avventura che espande l’universo virtuale in cui vivono le copie digitali dei protagonisti. Sebbene non raggiunga l’impatto del suo predecessore, rappresenta un audace tentativo da parte di Brooker di serializzazione degli episodi, allontanandosi dal tipico formato antologico della serie. Per apprezzarlo al meglio, vi invitiamo caldamente a rivedere USS Callister.
In conclusione, la settima stagione di Black Mirror segna un passo nella giusta direzione, ritrovando una parte di quella scintilla che l’aveva resa un punto di riferimento nel panorama televisivo contemporaneo. Sebbene non tutti gli episodi riescano a colpire nel segno, è chiaro che la serie ha ancora molto da offrire, continuando a essere uno specchio delle nostre paure e aspirazioni e costringendoci a guardare oltre il nostro riflesso.