Gli spettatori che ancora ricordano – non senza un brivido lungo la schiena – lo sconsiderato remake del Re Leone uscito un paio di anni fa potrebbero avere qualche comprensibile dubbio nell’affrontare Beast (trailer), memori della sensazione perturbante che accompagnava gli sguardi vuoti e vitrei dei felini foto-realistici di quel film. È perciò un sollievo vedere come quest’ultimo esemplare nella longeva categoria hollywoodiana degli “animal attacks” riesca nell’impresa di trasformare l’eponima bestia che perseguita la famigliola protagonista in una minaccia tangibile e fisica, anche se composta solamente da un insieme di zero e di uno.
In un villaggio remoto del Sudafrica, un dottore (Idris Elba) porta le sue due figlie alla riscoperta del luogo di origine di sua moglie, da poco scomparsa a causa di un cancro terminale. La compagnia viene però braccata da un leone inusualmente aggressivo e tenace, in cerca di vendetta dopo che alcuni bracconieri hanno sterminato il suo branco, e la loro avventura si tramuta ben presto in un incubo ad occhi aperti.
L’elementarità da B-movie della trama di Beast è uno dei pregi principali del film, insieme alla sua compattezza: non passano che 30 minuti dall’inizio del film prima che il pater famillias si ritrovi insieme alle sue due bambine intrappolato in una jeep alla mercé del felino impazzito, e dopo la risoluzione della vicenda non rimane che una velocissima appendice conclusiva e l’intero film arresta la sua corsa dopo circa 90 minuti.
Tutto ciò che riguarda il lento gioco del (grande) gatto col topo viene esaltato dalla regia cauta e calibrata di Baltasar Kormákur: il regista islandese esplora sapientemente gli spazi attraverso lunghi piani sequenza che riescono a rilanciare periodicamente la tensione anche quando – verso metà del secondo atto – la sceneggiatura inizia a girare un po’ in tondo. Immergendoci nel punto di vista degli sfortunati personaggi, la macchina da presa sfrutta con furbizia le ostruzioni visive e il fuori campo, lasciando lo spettatore in allerta rispetto a ciò che potrebbe improvvisamente entrare nell’inquadratura.
Davanti a queste virtù, basilari ma spesso dimenticate nei prodotti medi hollywoodiani, verrebbe voglia di elogiare con più convinzione questo Beast; purtroppo, la sottotrama che vede per l’ennesima volta un padre in cerca di redenzione in una situazione di pericolo rischia a più riprese di far affondare il film, anche per colpa di una sceneggiatura (Ryan Engle) che si sente in dovere di tornare su questo conflitto superficiale ed abbozzato in ogni pausa dall’azione, senza però che questo informi in nessun modo i comportamenti dei protagonisti nei momenti decisivi.
Fortunatamente questo materiale occupa solamente un 15% del totale del film, rendendo Beast un piatto gustoso, anche se non particolarmente nutriente, a cui qualcuno ha deciso di aggiungere qualche foglia d’insalata per presentazione. Scansatela a vostro piacimento; chi si accontenta di qualche brivido a buon mercato troverà carne a sufficienza da addentare.
Al cinema dal 22 settembre.