
«Credi che ci stiano guardando? Pensi che i nostri compagni caduti sarebbero fieri di noi?»
Dal 3 al 5 marzo i fan della serie evento Shingeki no Kyojin, L’Attacco dei Giganti avranno la possibilità imperdibile di vedere proiettato in sala il film Attack on Titan: The Last Attack (trailer), e vivere le emozioni di un epilogo leggendario il cui boato riverbererà ancora per anni sul genere shōnen dell’animazione giapponese. La pellicola racchiude gli ultimi due episodi della stagione finale dell’anime, già rilasciati nel 2023, ora riuniti in un formato integrale che offrirà sul grande schermo tutta l’intensità narrativa della storia scaturita dall’immaginazione di Hajime Isayama, creatore dell’omonimo manga. Il film è stato arricchito con un contenuto speciale per i fan inserito a fine proiezione, una sorta di lettera di ringraziamento che custodisce un addio dolceamaro a Eren, Mikasa, Armin, e alle loro incredibili vite che ci hanno accompagnati sugli schermi per oltre dieci anni.
La trama ruota attorno a Eren Jaeger, ormai trasformato in Gigante Fondatore, la cui sete di vendetta e speranza di redenzione per il futuro lo portano a scatenare il Boato della Terra: il suo obiettivo finale sarà lo sterminio della popolazione mondiale esterna all’isola di Paradis, madre patria del protagonista, dove il popolo eldiano è stato ghettizzato per centinaia di anni a causa della capacità dei suoi membri di trasformarsi in giganti. L’ultimo baluardo contro l’avanzata di Eren sono i suoi vecchi amici del Corpo di Ricerca, tra cui Armin, Mikasa, Levi e Hange, alleatisi ai superstiti dell’esercito marleyano in un disperato tentativo di impedire l’annientamento del genere umano.
Moralità, colpa, vendetta, espiazione, compassione, libertà, morte sono solo alcuni dei temi che questo film e la sua serie affrontano, e che permeano di orrore la danza macabra in cui i Giganti Colossali si fronteggiano con i fantasmi storici della Seconda Guerra Mondiale. Non esistono più le mura immobili che nelle prime stagioni tenevano lontano il pericolo e imprigionavano i protagonisti: ora queste mura camminano sulla terra sotto forma di Giganti Colossali, allegorie della bomba atomica, esseri che calpestano, massacrano e bruciano qualsiasi forma di vita si trovi sulla loro strada. Siamo l’occhio del ciclone, assistiamo al culmine dell’ultima battaglia non più combattuta solo tra uomini e giganti, ma tra persone che per la sopravvivenza si comportano come mostri, sterminandosi a vicenda e sfruttando tutte le armi che hanno in pugno. La creazione dei giganti è una maledizione, una malattia, una profezia che in se stessa trova la propria fine e il proprio inizio, come un uroboro in cui i concatenamenti tra futuro, presente e passato sono così ben congegnati da essere percepiti come predestinati e far inneggiare alla genialità di Isayama.
A spezzare la tensione delle scene di guerra intervengono saltuariamente momenti di attesa, di riflessione lucida, in cui i protagonisti si interrogano sulle proprie azioni, e cercano (talvolta invano) di ricordare i motivi per cui continuano a lottare. Questi soldati, giovani adulti, si danno conforto a vicenda per metabolizzare i traumi subiti, ed è come se così facendo porgessero una mano allo spettatore che li guarda attraverso lo schermo, supplicandolo di concedere loro un po’ di comprensione. C’è delicatezza in questi attimi in cui, nel cuore del terrore e della strage che echeggia intorno a loro, i personaggi esplorano per la prima e ultima volta i sentimenti reciproci che non hanno mai potuto esprimere, frenati dalla paura di tutto ciò che sarebbero stati costretti ad affrontare e del dolore immane che ogni perdita avrebbe comportato. L’amore muove tutte le scelte compiute all’interno dell’anime, sin dal principio della storia che ha luogo duemila anni prima degli eventi dell’episodio pilota. Dallo stesso sentimento d’amore scaturisce il suo sacrificio in nome della speranza di creare un futuro migliore del presente che si è ricevuto in eredità.

Eren incarna perfettamente la complessità tematica di tutto l’anime, la dicotomia irriducibile di amore e guerra, la contraddittorietà tra il desiderio di fuggire e la consapevolezza della propria missione: lui è la figura archetipica dell’eroe tragico oppresso dal peso immane della sopravvivenza del mondo e dal sacrificio con cui si rende colpevole della sua distruzione, quasi una Medea moderna costretta dalla sua conoscenza del bene a creare il male (o un Paul Atreides, Anakin Skywalker, Daenerys Targaryen…). Il suo arco evolutivo ha affrontato un rovesciamento da capogiro: nelle prime stagioni Eren covava il sogno di sterminare tutti i giganti, dopo la scoperta del mondo oltre le mura la volontà di far avverare questo sogno lo ha spinto allo sfruttamento degli stessi giganti per distruggere altri uomini. Eren ha smesso di combattere per la propria libertà: ora il suo unico obiettivo è garantire un futuro alle persone che ama.
Il film e la stagione che conclude sono stati realizzati dallo studio MAPPA, il cui stile di animazione si caratterizza per un realismo e un’atmosfera cupa che ben si sposa con il cambiamento tonale dell’episodio conclusivo, in contrapposizione ai colori vividi delle stagioni iniziali adattate dallo studio WIT. La presenza del CGI potrebbe far storcere il naso ai fan più puristi del fandom, ciononostante non si può negare la bellezza e la compiutezza del finale, le cui sequenze di combattimento portano a nuove vette le coreografie di volo e azione che hanno contraddistinto questa serie sin dagli esordi, il cui impatto emotivo è enfatizzato dalle colonne sonore originali, ormai iconiche.
Attack on Titan: The Last Attack è un’opera travolgente in cui i colpi di scena, il pathos delle morti eroiche e i personaggi dai destini amari vi terranno in bilico sull’orlo della poltrona per quasi tre ore, obbligandovi a soffermarvi sulla realizzazione che il nemico mortale non è mai stato un mostro, né un gigante, ma solo un altro uomo.
In sala dal 3 al 5 marzo.