Se mai visitatste Hong Kong trovereste una statua di bronzo di Bruce Lee molto famosa, ma forse, da italiani, restereste molto colpiti dalla statua di bronzo di una donna con un look degno di un’eroina di un fantasy o di un videogame. Si tratta della statua della diva assoluta della new wave di Hong Kong Anita Mui, prematuramente scomparsa circa vent’anni fa.
Anita Mui è una vera icona del cinema dell’estremo oriente, divenuta famosa prima come cantante e poi come attrice cinematografica ha ammaliato il mondo orientale come quello occidentale dei festival con la sua indimenticabile interpretazione di Fleur, sedotta e abbandonata, nel film culto di Stanley Kwan Rouge. Il film di Kwan fu anche il ponte di lancio per il bravissimo Leslie Cheung, anche lui prematuramente scomparso ed anche lui divenuto icona immortale del cinema di Hong Kong. Il lancio della carriera di Cheung si deve propriuo all’amica Mui che non ha mai mancato di sostenerlo ed il cui aiuto è stato più volte ricambiato attraverso una sinergia costante che li ha resi i volti più emblematici della new wave hongkonghese.
La carriera di Anita Mui spazia dal cinema melò alla commedia, dai wuxipiani (storie di cavalieri erranti) al gongfupian (storie di arti marziali), dal fantasy fino al cinema d’azione che ha ispirato le trasformazioni stilistiche di Hollywood. Va inoltre considerato che la Mui è stata una delle prime supereroine asiatiche, primato che condivide con le sue iconiche colleghe Maggie Cheung e Michelle Yeoh nel fortunato ciclo di film della serie Heroic Trio. L’attrice ha lavorato in pratica con quasi tutti i più importanti nomi asiatici del suo tempo, ma è sfortunatamente quasi sconosciuta in Italia dove a malapena è stata vista con Jackie Chan in Terremoto nel Bronx e con Chow Yun Fat in A Better Tomorrow III dove però è una figura centrale per lo snodo narrativo. Per comprendere il peso che ha la figura di Anita Mui nel mercato asiatico basterà sottolineare che Disney + ha comprato i diritti di questo film biografico, Anita (trailer), e ne rilascerà una versione integrale molto più lunga.
Mui ha vissuto un percorso molto particolatre che ha preceduto la sua dipartita: consapevole del rischio genetico a causa della morte prematura di sua sorella per lo stesso tipo di tumore, ha dovuto anche vivere il lutto, già da malata grave, della perdita del suo amico fraterno Leslie Cheung. Verosimilmente la morte di Cheung e l’effetto mediatico che questa ebbe fu certamente di aiuto per la star per elaborare la sua uscita di scena. Premesso che la Mui non si è mai arresa al suo male, scelse comunque di dare l’addio allo spettacolo con un gigantesco concerto dal vivo in cui riempì l’immenso stadio di Hong Kong generando un evento di massa mai avvenuto nella città ed in buona parte dell’estremo oriente. Nella fase finale dello spettacolo la Mui si presentò al suo pubblico in abito da sposa, l’abito che non potè mai indossare nella vita, sugellando un matrimonio simbolico con la sua arte ed il suo pubblico. Il suo “Thank you and goodbye” straziò il cuore dei suoi fans e fece di lei una diva immortale del mondo dello spettacolo.
Lok Man Leung prima di diventare regista si è fatto le ossa come assistente alla direzione artistica lavorando anche in film di successo come Vendicami di Johnnie To. Il suo esordio come regista e sceneggiatore è avvenuto invece con il blockbuster Cold War del 2012, film a cui sono seguiti altri due grossi successi commerciali come Chek dou e Cold War II. La resa al botteghino delle sue regie ha convinto i finanziatori ad assegnargli il progetto che però è il suo primo lavoro nell’ambito del melò e del biografico.
Il film esplora la vita della star in modo spettacolare puntando tutto sulle citazioni ai film della sua carriera e sulle curiosità da dietro le quinte. Molto evidente è inoltre lo spazio dedicato alla costruzione della figura mitologica della diva che mostra le strategie e le tecniche cha l’attrice ha dovuto apprendere per la sua casa discografica. Naturalmente la parte sentimentale fa da padrona concentrando sull’amicizia con Cheung e sulle sue storie d’amore buona parte della struttura del racconto. Un film godibile ed interessante molto indicato per amanti del cinema di Hong Kong curiosi di conoscere di più su una delle eroine della loro mitologia.