Il lato oscuro è imprevedibile, proprio come la Disney e i suoi prodotti targati Star Wars degli ultimi anni: da grandi successi in stile The Mandalorian, a rovinose cadute come la nuova trilogia. Proprio per questo, dopo l’annuncio di questa ennesima serie, il pubblico non sapeva cosa aspettarsi. Al pari della ribellione, silenziosa, forte, pura, Andor (trailer) è arrivata riaccendendo la fiamma della speranza, regalando una storia epica e del tutto inaspettata.
Proprio così, nonostante i dubbi, nonostante i primi episodi lenti, statici e quasi noiosi, alla fine la nuova serie Disney+ si è svelata per quello che realmente è: un gioiellino della galassia lontana lontana. La storia, come suggerisce il titolo, è incentrata su Cassian Andor (Diego Luna). I fan di lunga data si ricorderanno di lui come il ribelle di Rogue One: A Star Wars Story che ha aiutato a rubare i piani della morte nera. Prima di diventare uno degli eroi della ribellione, però, Cassian era un ragazzo orfano ed esagitato, che viveva sull’orlo della legalità. Questi episodi prequel raccontano proprio la sua crescita, il suo passaggio da ladruncolo a sostenitore delle prime flebili fiamme di una ribellione imminente.
La serie Andor, però, non trova la sua forza solo nel protagonista, anzi, è forse l’ultimo elemento della narrazione che colpisce. Ciò che davvero rende la sceneggiatura grande e disorientante è il fatto che l’universo Star Wars a cui siamo abituati, fatto di spade laser e individui in grado di manovrare la forza, è completamente assente. Nonostante questo, il retaggio di George Lucas è più potente che mai.
Com’è possibile tutto questo? Semplice: grazie a una scrittura eccezionale che punta i riflettori sul vero Impero, sulla crudeltà del senato per le strade dei cittadini comuni, sulla povertà causata dalle pesanti imposte, sulla paura legata ai TIE Figther nel cielo. Se i precedenti prodotti audiovisivi puntavano a un pubblico trasversale, dal bambino fino all’adulto, qui ci si concentra su una storia cruda e matura. Si fa addirittura accenno alla sfera sessuale, con un’azzardata scena sotto le lenzuola, qualcosa di completamente estraneo alla dolce e ironica storia d’amore tra Leila e Han Solo.
Una buona sceneggiatura, però, non è niente se non è sorretta da personaggi in grado di catturare i cuori del pubblico e qui, di certo, non mancano. Dal simpatico robot casalingo fino al membro più giovane dei ribelli, tutti sono delineati magistralmente. I dialoghi trasmettono grandi concetti senza risultare pesanti o didascalici e, soprattutto, emozionano.
Quindi: abbiamo una storia di crescita, personaggi divertenti e profondi, grandi temi come la libertà e i diritti civili. Mancano solo più le scene d’azione, la suspence e spettacolari inseguimenti nei cieli. Detto fatto: la serie Andor ha anche questo. Attenzione però: se da un lato l’azione fa pulsare l’adrenalina nel corpo, dall’altra lascia un’amarezza finale in bocca, poiché, a differenza dello Star Wars classico, qui la violenza e la lotta, si tingono di grande verosimiglianza e freddo realismo.
Come dice un proverbio, “per far sì che nulla cambi bisogna rivoluzionare tutto”, ed è questa la chiave utilizzata con questa serie. Ogni cosa è diversa, eppure, tutto sembra così famigliare. Guardare Andor è come tornare a casa dopo anni di viaggio: le strade sono cambiate, i vicini sono diversi, ma l’aria che si respira è sempre la stessa. Solo un particolare è rimasto immutato: anche qui gli stormtrooper hanno una mira pessima.