Cosa ci fanno in giro per il Kentucky quattro universitari travestiti da anziani? Ce lo racconta Bart Layton, regista e sceneggiatore di American Animals (qui il trailer ufficiale) in uscita il 6 giugno nelle sale italiane grazie a Teodora Film. Layton, noto documentarista inglese, dopo essere finito con Imposter nella shortlist degli Oscar e aver guadagnato un premio BAFTA per il miglior debutto, ci racconta la storia vera di un grande furto in una piccola cittadina americana.
Spencer e Warren sono due amici nati e cresciuti a Lexington, nel Kentucky, e studiano all’università locale, non aspettando altro che poter dare una vera svolta alle loro vite. Cambiare, crescere, avere successo: per farlo sono pronti a tutto. Così si prefiggono un obiettivo: rubare un rarissimo libro antico, custodito all’interno della biblioteca universitaria. Ed ecco che nella squadra sono reclutati altri due compagni, Eric e Chas che, dopo aver programmato il colpo nei minimi dettagli, si troveranno a doversi confrontare con degli impedimenti difficili da superare.
«Hai presente quando senti che sta per succedere qualcosa, ma non sai cosa?» Questa è la sensazione che si prova quando si vede American Animal: si rimane inchiodati alla poltrona per tutta la durata della pellicola. Layton confonde lo spettatore tra il mondo finzionale della narrazione e quello documentaristico, il cui limite è sottile e spesso impercettibile. Infatti, American Animals è inframmezzato da interviste ai quattro studenti e alla bibliotecaria che nel 2004 misero in atto il furto.
L’autore non si perde in chiacchiere: con splendore e la giusta suspense indaga sulla dinamica (divertente) della truffa e sui conflitti interiori di chi la compie. Un’accostamento molto coraggioso e non meno importante è l’approccio sociologico attraverso il quale questi ragazzi interagiscono tra di loro: provenendo da situazioni familiari differenti, lo stoner e il popular si coalizzano per uno scopo comune, ossia cambiare le proprie vite e raggiungere l’agognato successo.
Nonostante il film abbia un ritmo veloce e vanti una chiara innovazione sperimentale, American Animals ha in sé qualcosa di illogico; se nei film di Soderbergh vedevamo rapinatori professionisti contro i migliori sistemi di sicurezza, nella biblioteca della Transylvania University è sufficiente un comune teaser ad eludere la protezione.
Non mancano inoltre le citazioni e gli omaggi ai grandi del cinema: oltre Rapina a Mano Armata di Kubrick, durante l’organizzazione del colpo i soprannomi che Warren assegna ai colleghi sono gli stessi de Le Iene. Uno di loro, poco dopo, nomina letteralmente Tarantino. Un’altra citazione più subliminale rimanda al capolavoro di Steven Spielberg, Lo Squalo: il momento il cui si prende coscienza che per raggiungere un obiettivo comune occorrano più persone: «Ci serve una barca più grande».
Oltre a una rappresentazione eccellente dal punto di vista della regia e del cast, la pellicola vuole richiamare un’attenzione politica: le istituzioni americane si preoccupano davvero così poco del loro patrimonio culturale?