È venuto a mancare nella sua abitazione di Roma un uomo d’immancabili qualità artistiche: Franco Zeffirelli. L’ultimo sogno del regista era quello di vedere in scena la Traviata che aprirà la stagione del Festival lirico all’Arena di Verona a partire dal prossimo 21 giugno.
Uomo di spettacolo per oltre sessant’anni, Zeffirelli ebbe un’infanzia tortuosa; non riconosciuto dal padre appena nato, dopo la morte della madre venne affidato ad una coppia, i cugini del padre. Il giovane Franco decise di frequentare l’istituto d’Arte a Firenze e, durante un provino, Luchino Visconti lo scartò a causa del suo forte accento fiorentino – erano gli anni in cui andava in scena La via del tabacco. Il primo grande lavoro arrivò però a breve: il giovane Zeffirelli curò interamente le scenografie di Un tram che si chiama desiderio di Tennesee Williams.
Ed ecco che Zeffirelli cominciò a bazzicare i set de La terra trema, Bellissima e Senso; insieme a Francesco Rosi, rivestì il ruolo di aiuto regia. L’amore per il teatro non lo avrebbe abbandonato facilmente; riuscì, infatti, a conquistare la regia di molte opere teatrali, tra cui Shakespeare. Il debutto al cinema arrivò, invece, a distanza di poco tempo con Camping nel 1957, i cui protagonista erano Nino Manfredi, Marisa Allasio e Paolo Ferrari. Il Messaggero lo definì: «un altro film realizzato con pochi mezzi, assai sciocco nelle intenzioni, neanche privo di volgarità, che tuttavia si lascia vedere con facile piacevolezza e riesce in parecchi punti a divertire spensieratamente il pubblico.» Negli anni successivi continuò a dedicarsi allo spettacolo teatrale mettendo in scena opere come la Cenerentola di Rossini e L’elisir d’amore di Donizetti per La Scala.
Si impose definitivamente nel panorama cinematografico con due trasposizioni per il grande schermo di opere shakespeariane: La bisbetica domata con Elizabeth Taylor e Richard Burton e Romeo e Giulietta con gli abiti di Danilo Donati e la fotografia di Peppino De Santis, premiati agli Oscar. Il secondo film fu un successo al botteghino ed ottenne consensi soprattutto negli Stati Uniti. Per via della censura che in quegli anni imperversava severamente, Romeo e Giulietta fu vittima di tagli importanti. Fece scandalo una sequenza in cui veniva svelato il seno nudo della giovane Giulietta (non ancora maggiorenne) e l’intera sequenza fu condannata dalla censura.
Ormai consacrato il successo nell’ambito cinematografico e teatrale, Zeffirelli non si accontentò. Fu un periodo, quello degli anni Settanta, in cui l’artista si occupò in particolar modo di spiritualità; firmò Fratello sole, Sorella Luna in onore di San Francesco e Santa Chiara. Nel 1974 gli fu affidata la regia televisiva d’apertura per l’Anno Santo e nel 1977 lavorò per la tv dirigendo Gesù di Nazareth. Soltanto pochi anni dopo Zeffirelli decise di portare al cinema l’opera de l’Amleto, prima che lo facesse Kenneth Branagh (visto che nel frattempo era occupato a girare Enrico V). Successivamente ritrovò Verga in Storia di una capinera e Jane Eyre con la ventiquattrenne Charlotte Gainsbourg.
All’alba degli anni Duemila, Franco Zefferelli decise di girare il suo ultimo film per il grande schermo. Dedica l’opera a Maria Callas, il cui film, a causa della sceneggiatura che descriveva solo momenti di solitudine e della fine del successo della donna, fu un grande flop.
Avrebbe diretto il Festival lirico all’Arena di Verona il prossimo 21 giugno, ma Zeffirelli se ne è andato in una calda mattinata d’inizio estate.