Glam rock e haute couture (firmato Gucci) spopolano sul palcoscenico dell’Ariston, grazie a un personaggio che, apprezzato o meno, ha saputo certamente lasciare il segno facendo parlare di sé: Achille Lauro. Achille Lauro, domina la scena sanremese performando quattro differenti personaggi che hanno fatto la storia, riconoscendoli come veri e propri rivoluzionari.
Come ha dichiarato il cantante in diverse interviste, l’idea di base era quella di poter raccontare in circa quattro minuti una storia. Mettere in scena dei differenti momenti drammatici nell’arco del brano che suggerissero teatralità, come un’opera d’arte. Lo stupore è stato generale.
Il vero stato di shock, eppure deriva da un elemento più importante, ossia il contesto in cui queste performance hanno preso forma: Achille Lauro, esibendosi a Sanremo 2020, ha compiuto una vera e propria profanazione del palco Ariston. Un palco che ha acquistato la sua “sacralità” con i più grandi artisti e canzoni italiane, facendo così la storia del bel paese e anche la sua cultura.
Achille Lauro irrompe la prima sera nel modo più radicale possibile, ovvero vestendosi come un Santo (qui l’esibizione). Intrepretando San Francesco e spogliandosi in diretta durante uno degli eventi più attesi in Italia, fa una forte dichiarazione (forse che va un po’ al di là dagli intenti del cantante), che si contrappone rispetto al pensiero conservatore e tradizionale che domina il nostro paese. Sessualizza il religioso e desessualizza sé stesso. Pone il suo genere in una posizione critica e assolutamente ibrida, che non può essere categorizzato nel semplice uomo-donna, ma assume fluidità, fonde entrambe le parti e da vita a un essere unicamente etichettabile come performer. È come se nelle quattro serate tutti i personaggi interpretati siano stati sottoposti a un processo evolutivo, come una larva in un baco da seta Gucci che subisce la metamorfosi e alla fine diviene farfalla. Passa dal maschile, attraversa l’androgino e infine raggiunge lo stato di donna. Lo fa mantenendo sempre il file rouge dell’eleganza e dello stile, senza cadere nella macchietta o nell’imitazione. Mantiene vivo il suo essere e il suo carattere pur indossando panni diversi, che hanno simboleggiato rivoluzione e semplice omaggio.
Essenziale sottolineare il fatto che questo animo fluido ha sempre fatto parte del profilo di Achille Lauro e della sua carriera. Sin dagli esordi infatti, si confronta con un mondo musicale fortemente macista, e anche in quel caso è sempre apparso un borderline, conforme rispetto al desiderio di opporsi a delle regole non scritte di forma e costume, ribaltando gli schermi e dando nuova vita ai contesti. Questo concetto raggiunge anche la sua musica, che subisce influenze differenti e non ha un genere specifico.
Nel disappunto di molti si è sottolineato il fatto che tanti prima di lui hanno fatto esibizione di loro stessi in abiti eccentrici e, quindi la sua esperienza sanremese, non ha portato nulla di innovativo rispetto a quello che è il mondo della musica. In questo caso è necessario ribadire il concetto di luogo: trasportando il suo animo ribelle anche nel contesto del Festival di Sanremo (che come detto a monte, ha assunto sacralità con i grandi artisti saliti sul quel palco), ha scardinato nuovamente delle regole non scritte, che hanno abituato lo spettatore italiano a un certo tipo di immaginario. Compie una vera e propria anarchia, permettendogli così di acquistare totalmente la scena e gli occhi su di sé.
Lauro, subentra prepotentemente in un mondo che è legato alla tradizione in modo molto forte, lo ribalta come le vere rock star e riesce a farsi apprezzare. Il vero atto rivoluzionario del cantante infatti, è stato evolvere in pensiero di molti (non di tutti) in quattro serate e quattro minuti di canzone, venendo accolto tra i fischi nella prima serata e salutato con una standing ovation nell’ultima. È stato in grado di smuovere le masse e a far parlare di sé, lasciando un segno forte che certamente verrà ricordato per molto tempo, come per l’appunto solo i veri rivoluzionari sanno fare.