A Sun (qui il trailer) è il quinto lungometraggio di Chung Mong-Hong, regista taiwanese che ne ha anche curato la fotografia con lo pseudonimo di Nagao Nakashima. Un film che parla di vita e di morte, di bene e male, di scelte individuali che però hanno ricadute anche sulla vita degli altri e con le quali prima o poi dobbiamo necessariamente fare i conti.
Chen Jian Ho (A-ho), dopo essersi vendicato grazie al determinante aiuto di Radish e di un ragazzo di nome Oden, viene mandato in un centro di detenzione minorile. La famiglia viene gettata nel caos, aggravato dalla scoperta che la fidanzata di A-ho è incinta e da un’inaspettata scelta compiuta dal figlio maggiore A-hao.
Non è un film immediato, A Sun, che procede per improvvisi scarti di tono, passando da un folgorante inizio granguignolesco, al dramma fino ad atmosfere da gangster movie. Ma con il passare dei minuti sarà impossibile staccare gli occhi dallo schermo. Bastano pochi tratti al regista per definire le personalità dei personaggi: A-ho è il figlio problematico, che ha un rapporto conflittuale con il fratello e non si sente accettato dalla famiglia; A-hao è il figlio determinato, la speranza della famiglia, incapace di fare del male a qualcuno e sempre pronto ad aiutare gli altri; A-wen è il padre, egoista e incapace di ascoltare e comprendere i figli, che ripete continuamente il mantra: “Cogli l’attimo, scegli la tua strada”.
Tre personaggi che subiscono la vita, più che viverla. Sarà soprattutto il secondo a prendere una scelta radicale che costringerà tutti a fare i conti con se stessi e con le proprie scelte. A-hao è infatti il solo ad essere alla costante ricerca del sole, che considera come “l’unica cosa ad essere giusta nel mondo”, laddove tutti sembrano scegliere l’ombra o il buio.
Perché quello di cui ci parla A Sun è di scelte, che possono distruggere intere vite (inclusa la propria), o possono raddrizzarle e consentire di ricominciare o quantomeno di provare a costruirsi un futuro. Scelte che sono sempre, indissolubilmente legate e condizionate da un passato che incombe costantemente e che occorre affrontare, se si vuole avere la possibilità di andare avanti. E cosi A-ho, una volta uscito dal carcere, dovrà prendersi cura della moglie e del figlio. Si metterà alla ricerca di un lavoro, ma dovrà scontrarsi con chi non lo accetta perché appena uscito dal centro di detenzione, e poi con il ritorno di Radish, diventato un gangster, che cerca vendetta per i 3 anni di carcere in più, e per la decisione di A-wen di non aiutare la sua famiglia a pagare il risarcimento.
Quello delineato dal regista è, quindi, anche un percorso di crescita e acquisizione di consapevolezza, non solo ed esclusivamente appannaggio dei giovani, ma anche di quegli adulti che dovrebbero essere una guida, un esempio per i propri figli, ma sono invece chiusi nel loro egocentrismo. La seconda, importante, linea narrativa è infatti incentrata sulla figura del padre, che si rifiuta di riconoscere A-ho come suo figlio, al punto da affermare di averne uno solo (A-hao). Incapace di esternare il proprio affetto, si rintana dietro atteggiamenti cinici e menefreghisti, senza mai aprirsi all’altro e rischiando di distruggere i rapporti con tutti coloro che lo circondano. La vita offrirà ad entrambi la possibilità di redimersi e cambiare, non senza la perdita di qualcosa di importante o il dover optare per gesti estremi.
Con A Sun, Chung Mong-hong, realizza uno straordinario ritratto di famiglia, doloroso e struggente, perfettamente bilanciato in tutte le sue componenti, in grado di cogliere la complessità di cosa vuol dire vivere realmente, e che nonostante una durata sostenuta (2h36m) non annoia mai. Le situazioni, persino i numeri, si ripetono con dinamiche simili e allo stesso tempo diverse. Sta a noi scegliere tra l’ombra e la luce del sole.
A Sun è stato presentato al Toronto Film Festival e candidato ai Taipei Golden Horse Film Festival and Awards dove ha fatto incetta di premi. Dal 24 gennaio è disponibile sulla piattaforma Netflix in lingua originale con sottotitoli.